Torna a parlare di peste, e di amore, Stefano Obino, nell’atteso secondo volume della graphic novel intitolata “Bartolomeo Salazar – Il silenzio della peste” per Camena edizioni. La presentazione dello scorso 28 marzo a Cagliari, al Centro d’Arte e Cultura il Ghetto, ha regalato molte curiosità e aneddoti sulla storia e sulla sua stesura, con un risultato finale che in parte si discosta dall’idea originaria dell’artista, ma che lo rende orgoglioso dell’esito.
Bartolomeo, che nel primo volume era protagonista del suo ultimo giorno da ultimo medico della peste, con ambientazione al Lazzaretto di Cagliari, racconta a sua nipote la storia di Joaquin Salazar, suo antenato, anch’egli medico della peste. In questo caso la storia è ambientata nella Venezia del 1575, funestata dall’epidemia. Ritorna così l’ambientazione in un Lazzaretto, tutt’ora esistente.
Obino, che è anche docente di fumetto all’Accademia d’arte di Cagliari, parla di Bartolomeo Salazar come di un familiare. Il suo nome gli è arrivato in sogno, e questo ha consentito di inserire il tassello mancante della storia già definita in buona parte. La nitidezza, con un risvolto quasi esoterico, con cui arriva l’intuizione lo porta ad approfondire l’esistenza di un Salazar, scoprendo un’erede della casata ancora in vita, Gloria Salazar, che collaborerà alla stesura del secondo libro con storie che ispireranno personaggi del racconto.
Per questo lavoro Obino ha investito circa due anni di tempo in studi e ricerche, trovando in Venezia, oltre che la città più bella del mondo (splendidamente rappresentata nelle sue pagine), l’ambientazione più consona, in quanto prima città al mondo ad istituire il Lazzaretto nel 1423, cioè un ospedale pubblico destinato all’isolamento dei malati di peste.
Racconta Obino che l’ispirazione per questo lavoro è passata per due elementi: il primo è la lettura di ‘Anonimo Veneziano’, e il secondo è la pittura di Canaletto, soprattutto per la copertina, mentre per quella del primo volume si era ispirato a Rembrandt.
Durante la presentazione, in conversazione con Laura Fortuna, gli viene fatto notare come sebbene la delicatezza dell’acquerello sia filo conduttore tra i due lavori, il forte impatto emotivo dei colori, più intensi nell’ultimo volume, colpisca sin dalle prime pagine. Lo stile della seconda graphic novel rappresenta il suo cambio di vita: la prima è stata scritta durante un periodo molto cupo, la seconda in una fase completamente rinnovata.
Recita la sinossi del libro: “Una città devastata dal morbo vede la sua millenaria bellezza e potenza cedere di fronte al violento passo della peste, che tutto prende e devasta, lasciando sofferenza e morte sul suo cammino. Joaquin, medico della Serenissima Repubblica di Venezia, si troverà suo malgrado a dover scegliere tra le leggi scritte dagli uomini e quelle non scritte dell’istinto. Una storia che si interroga sull’uomo e sul suo rapporto con debolezza e paura, coraggio e speranza, vita e morte”.
Obino attraverso la pittura ad acquerello restituisce l’atmosfera che si poteva respirare in città durante l’epidemia di peste in un racconto dove l’amore, la vita e la speranza alternano sentimenti e codici sempre attuali. Nel descrivere il lavoro di fumettista con uno stile molto ardito quale l’acquerello, ci tiene a specificare che tutto il lavoro si affida all’acqua. L’acquerello deve essere uno, inteso come un’opera un’unica da percepire nella sua totalità, per il suo stile e la narrazione che veicola. L’errore non viene percepito come tale, ma sempre come opportunità; non potendosi cancellare determina semplicemente un risultato diverso.
Ci sarà un terzo capitolo? In effetti c’è un terzo Lazzaretto che potrebbe essere il giusto punto di partenza e arrivo per una trilogia, ma è tutto da decidere.
Il volume è disponibile in tutte le librerie, fumetterie e piattaforme online.
