Otto duplici omicidi. Diciassette anni di terrore. Una sola arma, sempre la stessa: una Beretta calibro 22. Il caso giudiziario del Mostro di Firenze, uno dei più inquietanti e attualmente irrisolti della cronaca nera italiana, in una miniserie TV Netflix che verrà rilasciata a ottobre 2025. Un racconto cupo, immersivo e senza sconti del primo e più brutale serial killer del nostro paese diretto, coprodotto e co-scritto da Stefano Sollima, uno dei registi nostrani maggiormente attivi e acclamati nel genere crime (Romanzo Criminale, Suburra, ACAB, Soldado) su un’idea dello scrittore e sceneggiatore Leonardo Fasoli e produzione firmata anche da Lorenzo Mieli e Gina Gardini che in quattro episodi hanno ripercorso il caso attraverso testimonianze dirette, fatti realmente accaduti, atti processuali e inchieste giornalistiche.
La serie racconta le vicende dal punto di vista dei ‘possibili mostri’: non si limita a esporre solamente i fatti del killer che ha terrorizzato la provincia fiorentina tra il 1968 e il 1985 ma la sua forza narrativa risiede nell’approccio originale e disturbante che emerge dalla ricostruzione dei documenti processuali e delle indagini ancora aperte. ‘Il Mostro’ esplora con uno stile asciutto, teso e viscerale i profili dei sospettati, ponendo lo spettatore di fronte a un quesito ancora irrisolto: chi è il Mostro di Firenze?
Una lunga storia dell’orrore che ha portato gli inquirenti a brancolare nel buio sin dal principio, nonostante l’11 settembre 1985 comparve un nome quale possibile responsabile, Pietro Pacciani, condannato per violenza familiare e in seguito imputato – per via di prove schiaccianti rilevate nella sua abitazione come oggetti riconducibili ai delitti e un proiettile calibro 22 nel giardino di casa – di numerosi omicidi.
Venne istituita anche una squadra anti-Mostro con il compito di coordinare in tutto il territorio le indagini di Polizia e Carabinieri e una delle piste seguite fu la cosiddetta ‘pista sarda’, ricomparsa come notizia recentemente sulle pagine di cronaca nera, la stessa che riconduce ai fratelli Vinci, Francesco e Salvatore di Villacidro, a cui si sommano diversi elementi e anomalie, come il furto di una calibro 22 e un centinaio di proiettili con la lettera H nel fondello, avvenuti sempre a Villacidro, e armi e munizionamento che si riveleranno una costante in tutti gli omicidi del Mostro.
La ‘pista sarda’ fu legata non solo a degli ipotetici sospettati ma anche al primo omicidio accertato di ‘una coppietta’ nel 1968, Barbara Locci e l’amante Antonio Lo Bianco – un caso secondo alcune teorie non propriamente attribuibile al Mostro di Firenze e ancora oggetto di dibattito – tanto che le recenti notizie relative al test del DNA svolto su Natalino Mele, il figlio di Barbara Locci, sembrerebbero collegarlo alla famiglia Vinci (la vittima era l’amante anche di Francesco Vinci ed è stata correlata anche al fratello Salvatore). Indubbiamente queste connessioni storiche hanno influenzato la scelta di Sollima, che ha scritturato nel cast diversi attori sardi, probabilmente per rendere più verosimile l’ambientazione. Tra i protagonisti assoluti figurano Giacomo Fadda, Valentino Mannias, Marco Bullitta, Antonio Tintis e Francesca Olia. A questi si aggiungono Giuseppe Boy, Alessandro Cucca, Luca Pusceddu, Adele Piras, Barbara Pitzianti, Monica Demuru, Sabina Zicconi e Marta Proietti Orzella.
I dintorni di Firenze sono stati i luoghi esplorati all’interno della narrazione dove l’immagine del Mostro prende vita. Le riprese in Toscana sono state realizzate a novembre 2023, per circa dieci giorni. Tra le location interessate dal set oltre a Firenze (piazza San Firenze, ex Corte d’Appello in via San Gallo, Cimitero di Trespiano) vi sono anche Signa, Mercatale Val Di Pesa, San Casciano in Val di Pesa, Campi Bisenzio.
‘Il Mostro’ è prodotta da The Apartment, società del gruppo Fremantle, e AlterEgo. Debutterà il 22 ottobre 2025 e questa scelta non è casuale: coincide infatti con il decimo anniversario di Netflix in Italia, a sottolineare l’importanza che la piattaforma attribuisce alle produzioni originali locali di alto profilo, capaci di coniugare qualità cinematografica e impatto narrativo.
Con questa nuova serie, Netflix continua a investire nel genere true-crime, sempre più amato dal pubblico internazionale, portando sul piccolo schermo una delle storie più oscure della cronaca italiana, e affidandola a una delle firme più autorevoli e visionarie del nostro cinema.
‘Tutto terribilmente vero. Perché crediamo che il racconto della verità, e solo quello, sia l’unico modo per rendere giustizia alle vittime. In una storia dove i mostri possibili, nel corso del tempo e delle indagini, sono stati molti, il nostro racconto esplora proprio loro, i possibili mostri, dal loro punto di vista. Perché il Mostro, alla fine, potrebbe essere chiunque’.
SHORT STORY
Il caso del Mostro di Firenze è uno dei fatti di cronaca nera più noti e inquietanti della storia italiana: tra il 1968 e il 1985 avvennero otto duplici omicidi nei dintorni del capoluogo toscano. Il modus operandi era sempre la stesso: il mostro colpiva giovani coppiette sorprese in intimità in luoghi isolati nelle campagne attorno a Firenze. Le coppie venivano uccise a colpi di pistola, una beretta calibro 22 (mai ritrovata) e in alcuni casi i corpi delle donne venivano poi mutilati.

Le indagini, avviate negli anni settanta e tuttora in corso, hanno visto un lungo iter di svolte, contraddizioni ed errori giudiziari, con svariate teorie sul numero di persone coinvolte, il movente e l’esistenza di mandanti.
I delitti sono stati collegati a riti satanici, omicidi su commissione a sfondo esoterico; si è parlato di serial killer ispirato dalla religione di un gruppo di maniaci. Tra i processati: Pietro Pacciani e i suoi ‘compagni di merende’ Mario Vanni e Giancarlo Lotti.
Il primo delitto risale al 21 agosto del 1968 (ancora incerta l’attribuzione al Mostro): Barbara Locci e il suo amante Antonio Lo Bianco, appartati in una Giulietta nella zona del cimitero di Signa, furono uccisi con otto colpi di pistola, la stessa dei delitti del Mostro, ma in seguito il marito della donna, Stefano Mele, confessò questo delitto e scontò la pena. Nella parte posteriore dell’abitacolo anche il figlio di sei anni di Barbara Locci, Natalino Mele, risparmiato dal killer.
Il secondo omicidio risale al 14 settembre 1974, vicino a Borgo San Lorenzo, ed è il primo certamente attribuibile al Mostro per via delle sue caratteristiche. L’assassino sorprende una coppia seminuda sui sedili anteriori di una Fiat 127. Lei viene pugnalata e seviziata. Le vittime sono Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini.
Passano quasi sette anni per la terza coppia, il 6 giugno 1981 vicino a Mosciano di Scandicci. Le vittime sono Giovanni Foggi e Carmela De Nuccio sorpresi dal Mostro dopo una serata in discoteca. Lui è riverso nell’auto, lei più lontano, colpita e mutilata. C’è un sospettato che verrà però scagionato: Vincenzo Spalletti, conosciuto in zona come un guardone che raccontò al bar alcuni dettagli della scena del delitto.
Dopo appena quattro mesi vengono ritrovati Stefano Baldi e Susanna Cambi. La notte è quella del 22 ottobre 1981 a Travalle di Calenzano vicino a Prato. Il corpo di Susanna è ad una decina di metri dalla macchina, martoriato come quello delle altre donne.
Il delitto successivo risale al 19 giugno 1982. Le vittime sono Paolo Mainardi e Antonella Migliorini sorpresi a bordo di una Seat a Baccaiano di Montespertoli. L’uomo viene colpito, ma riesce a spostare la macchina ed essendo la strada trafficata non c’è tempo per le mutilazioni. A partire da questo delitto vengono comparati i bossoli e tutti gli omicidi vengono correlati.
A seguire il delitto del 9 settembre del 1983 a Giogoli. Il killer si accorge solo dopo aver sparato che dentro un furgoncino Volkswagen vi sono due uomini. Non infierisce sui corpi.
Il 29 luglio 1984 nei pressi di Vicchio avviene il delitto di Pia Gilda Rontini e Claudio Stefanacci, annunciato da una telefonata anonima. La ragazza è mutilata come le precedenti vittime.
L’anno dopo l’ultimo delitto, 8 settembre 1985, nella frazione Scopeti, nella campagna di San Casciano Val di Pesa. Le vittime sono due francesi: Jean-Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot. Lei è nella tenda dei due, lui poco lontano perché, ferito, tentò la fuga. Il killer in seguito mandò una lettera al PM Silvia Della Monica con un brandello del seno della ragazza.
A luglio 2024 l’ipotesi di riapertura del caso dopo l’individuazione di un DNA sconosciuto su uno dei proiettili usati nell’omicidio dell’ultima coppia francese che si troverebbe anche sui proiettili di altri due delitti.










