Premessa
Ci siamo. Avete già gettato via i vecchi calendari, agende e riviste e tutte le altre prove materiali appartenenti a questo pessimo anno appena trascorso? La vista del doppio venti ci farà rabbrividire per molto tempo e anche se il nuovo anno inizierà con i suoi strascichi, sono convinto che possiamo iniziare a godere del calore della luce che stava in fondo al tunnel. Voglio suggervi un titolo che ho rivisto con piacere e ho deciso di parlarvene proprio perché sotto diversi aspetti ha molte similitudini con il periodo in cui stiamo vivendo.
’10 Cloverfield Lane’ è un thriller psicologico diretto da Dan Trachtenberg al suo primo debutto cinematografico (in seguito ha diretto con successo il primo episodio della serie ‘The Boys’ nel 2019). Uscito nel 2016, conta un cast di soli tre attori: John Goodman (‘Il grande Lebowski’) che interpreta Howard Stambler, Mary Elizabeth Winstead (è la ‘Lucy Gennero’ negli ultimi due film della serie ‘Die Hard’) che interpreta Michelle e John Gallagher Jr. (l’assassino mascherato in ‘Hush’) che interpreta Emmett DeWitt.
Il film, nato da una sceneggiatura intitolata inizialmente ‘The Cellar’, viene successivamente acquistato, dalla casa di produzione Bad Robot, appartenente al famoso produttore J.J. Abrams (‘Armaggeddon’, gli ultimi ‘Mission Impossible’, la serie’Lost’ e ‘Westworld’), modificato e adattato come secondo sequel della trilogia ‘Cloverfiled’. Se avete visto il primo e non vi è piaciuto, concedetemi il beneficio del dubbio. Vi assicuro che parliamo di un lavoro completamente diverso; i frammenti che lo legano al capostipite del 2008 inseriti con maestria non ne pregiudica affatto la visione indipendente.
Dopo un apparente litigio con il fidanzato, Michelle affronta in auto, di notte, un viaggio lasciando il proprio appartamento a New Orleans. Nel bel mezzo del nulla riamane vittima di un incidente che le fa perdere i sensi mandandola fuori strada. Al suo risveglio si ritrova con una gamba fasciata incatenata ad un letto, all’interno di una stanza che si rivelerà poi un bunker sotterraneo.
È incredibile quanto può essere elastica la mente umana, riesce ad adeguarsi a qualsiasi cosa in poco tempo e così ciò che consideri ora sconvolgente al suo ripetersi diventa sempre più scontato. Dopo vagonate di film a tema rapimento, l’inizio del film sembra scontato, ma alla comparsa di Howard, il misterioso soccorritore, inizia la magia. Così alla richiesta di Michelle “Ti prego, lasciami andare”, John Goodman, perfetto illusionista, risponde “Non c’è un posto dove andare, Michelle” e con l’affermazione “tutti fuori di qui sono morti” apre le danze a quello che si dimostrerà un’esperienza intensa, ricca di tensione e intelligentemente morbosa.
Nonostante l’ambientazione ristretta, la trama risulta avvincente e mai noiosa. Ogni tanto ci vengono concesse piccole briciole di informazioni che ravvivano la curiosità (talvolta capovolgendo le nostre certezze) ma tenendo sempre un alto livello ansiolitico. L’interpretazione, molto convincente, fa di questa pellicola un piccolo capolavoro da guardare e riguardare. Accolto in gran parte dalla critica, l’opera arriva quasi a decuplicare il budget iniziale.
Alla fine una riflessione è d’obbligo. Un gruppo di persone sono costrette a stare chiuse, per un periodo indefinito, all’interno di un bunker a causa di un pericolo invisibile. Ogni tanto appare lo spettro del dubbio che ti fa pensare che è tutta una montatura e rimani ad osservare il tempo che passa da dietro un vetro, al chiuso.
Le curiosità
Le differenze con il lungometraggio riguardano sia il passato dei protagonisti sia il finale della storia.
Il produttore, amante del mistero, ha tenuto nascosto l’intero progetto persino al cast. Per sfruttare l’effetto sorpresa il primo trailer è uscito appena due mesi prima della programmazione nelle sale cinematografiche.
Come per la serie ‘Lost’ sono state create diverse campagne di marketing virale attraverso siti internet appartenenti a società fittizie. Come in una caccia al tesoro, milioni di fan hanno potuto ordinare prodotti presenti nel film, collezionare indizi che svelavano parti del lungometraggio e seguire storie legate al passato dei protagonisti.
Sempre online era disponibile un simulatore di bunker virtuale. Il gioco, basato su un’interfaccia con la sola riga di comando, sfidava gli utenti a rimanere in vita il più a lungo possibile. Il vincitore che durò ben 1060 giorni, ottenne le coordinate di un armadietto situato a New Orleans che conteneva un cellulare in cui Howard ha lasciato dei messaggi destinati alla figlia scomparsa.