È sempre interessante assistere ad una sfilata, per tanti motivi. L’adrenalina è palpabile e quei pochi minuti in cui modelle e modelli solcano la passerella è sempre una magia. Lo sforzo e le aspettative riposte dai designer nella loro collezione si respirano e contagiano chi osserva e partecipa. IED Destination è l’esito del percorso degli studenti di Fashion Design dell’Istituto Europeo di Design di Cagliari, un iter composto da teoria, pratica e sogno, perché chi crea ha sempre in testa una dimensione onirica a cui appellarsi.
Villa Satta a Cagliari ha ospitato giovedì 11 luglio l’atteso appuntamento annuale che ha visto studenti e studentesse proporre oggi la loro visione del domani, perché la moda è così: attinge dal passato in cerca di risorse ma punta a un futuro che verrà. E una delle colonne portanti di questa sfilata, e dell’intero percorso di studi, è proprio l’acquisizione di una consapevolezza in ambito risorse, in questo caso ambientali. Upcycling, riuso, preloved sono termini ormai fondamentali per chi fa moda. È una necessità, non una posa, o almeno non solo, abbiamo un pianeta su cui possiamo vivere e le nuove generazioni lo hanno capito molto bene.
Alexia Sedda, Anastasia Pandelli, Teresa Mereu, Maria Julieth Biggio, Gioia Angioni, Riccardo Collu e Francesca Seu, seguiti dai coordinatori del corso di Fashion Design Nicola Frau e Massimo Noli, hanno portato in passerella realtà molto differenti per scelte cromatiche e stilistiche ma con diversi punti in comune, primo fra tutti la sostenibilità. A questo si affianca anche un amore per le forme, a volte morbide, a volte scultoree e architettoniche che amplificano i volumi ed esaltano le potenzialità dei capi, quasi tutti gender fluid e privi di quella rigida connotazione binaria che ha visto gli armadi del mondo divisi tra le parti come trincee di guerra.
Capi leggeri, quasi fluttuanti, si sposano con elementi sottratti al guardaroba sportivo, i dettagli armonizzano quelli che potrebbero apparire inconciliabili. Le influenze spaziano nel tempo e nell’emisfero, riunendo in modo armonico suggestioni retrò e futuristiche, Oriente e Occidente. Ci sono richiami alle simbologie del colore, alla pittura astratta, alla calligrafia e molto color block, tanto nero e bianco, qualche rosso e accenni di luce con accostamenti di cromie dinamiche: dramma e naturalezza sono bene equilibrati.
C’è il ritrovamento di un carteggio degli anni ’50 ad ispirare “Eclissi”, il progetto di Alexia Sedda. Memoria e ricordo giocano mutati in tessuto all’interno di una storia familiare dalle linee essenziali ed eleganti. “Daleon”, di Anastasia Pandelli, celebra l’inconscio utilizzando geometria e natura per ridisegnare i confini del corpo in cerca di nuove strade espressive della bellezza. “Kalium”, progetto di Teresa Mereu, si muove sugli opposti solido/liquido alternando materiali, consistenze e volumi, in capi over size o aderenti. Francesca Seu, con “Forward to the Past”, muove un passo verso la performance, immaginando un delitto, una vittima e un investigatore, con abiti ispirati dal vintage. Moda e danza si incontrano nella collezione sposa “Tiempo Suspendido” di Maria Julieth Biggio, che ha utilizzato stoffe con un vissuto e le ha trasformate e rese contemporanee con grande capacità di immaginazione. “Rêver” è la ricerca di Gioia Angioni ispirata ad una realtà deformata, fatta di riflessi, di contrari, di sottosopra espressi attraverso il denim utilizzando stampe e lavorazioni innovative. Più intimista il discorso di Riccardo Collu che con “A-Sange” esplora la filosofia buddista e il concetto di rivoluzione umana, in una linea che utilizza capi rovinati o in disuso dal sapore sperimentale.
Abbiamo apprezzato la coerente declinazione della moda etica, ispirata da sensazioni intime e con un’impronta fortemente personale. E abbiamo apprezzato anche la ricerca, evidente, di spingere sguardo e pensiero verso nuovi canoni del bello, in grado di descrivere in maniera più onesta e inclusiva la nostra società attuale. E siamo felici che siano anche stati in grado di recuperare le storie antiche che le trame dei tessuti hanno intrappolato come una clessidra fa con la sabbia, in uno scorrere perpetuo di immagini e sentimenti, che si intersecano in soluzioni che ci fanno ben sperare per il futuro della creatività isolana.