Dal 2000 sono state condannate a morte 48.000 persone.
L’Italia abolì questa condanna prima nel 1889, poi la ripristinò 192626 ma nel ‘48 venne tolta con la costituzione repubblicana. Attualmente gli stati che la praticano sono 58, tra cui, la Cina, l’Arabia Saudita, l’Iran, l’Egitto e la Nigeria. Ma ciò che stupisce di più è che ci sono stati democratici, l’USA e il Giappone.
In alcuni paesi si possono condannare a morte i minori, ma nel 2005 è stata considerata dagli USA con un voto, incostituzionale. Inoltre già in passato gli illuministi volevano abolire definitivamente la pena di morte e infatti per questo facevano delle riforme per rendere lo stato migliore. Nel 2022 alla sede dell’ONU, c’è stata un’assemblea nazionale del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite per una sospensione universale per la pena capitale: 125 stati hanno sostenuto la moratoria, gli oppositori sono stati 37 e gli astenuti 22.
Personalmente sono contrario alla pena capitale, per varie ragioni.
Prima di tutto, penso che il governo non abbia il diritto di uccidere per un reato come un omicidio, perché basterebbe condannare la persona all’ergastolo. Si sono verificati anche casi di pene capitali applicate a persone che dopo l’esecuzione si son scoperte non colpevoli; con la pena di morte non si torna indietro: lo stato ha ucciso una persona innocente. Inoltre condivido pienamente ciò che dice Cesare Beccaria, ovvero che l’ergastolo o in generale le pene, devono solamente impedire che chi ha commesso un reato ne faccia un altro.
I favorevoli alla pena capitale affermano che condannare a morte una persona sia proficuo, perché rende meno pericoloso il carcere, fa risparmiare soldi e fatica. Non condivido questa opinione perché spenderei soldi e fatica pur di salvare delle vite, che poi alla fine potrebbero essere anche innocenti. Si afferma che la pena di morte sia il metodo più soddisfacente per far scontare la pena; ribadisco di nuovo che uccidere un membro del proprio stato, un tuo cittadino, un tuo simile non è affatto soddisfacente ma è spietato.
Secondo Amnesty un uomo in Nigeria è stato condannato a morte per aver pubblicato una canzone considerata blasfema. Nei paesi in cui è stata abolita la pena capitale il carcere non è risultato inefficace, perciò anche senza la pena di morte ci sono buone possibilità di recupero per i detenuti. Uccidere è già un reato, come può farlo lo stato? Si sta contraddicendo da solo, perché in questo caso il reato lo sta commettendo proprio chi dovrebbe tutelare sulla nostra sicurezza. E poi solo io ho il potere della mia vita, come può avere lo stato averlo con me?
In conclusione, considero la pena di morte un metodo spietato e cattivo con cui si crede di migliorare la propria nazione, ma non è così.
Questa nuova rubrica nasce con la precisa volontà di ascoltare il punto di vista delle persone più giovani su tanti temi, grandi e piccoli. È una generazione spesso trascurata nel dibattito politico e altrettanto spesso è descritta come poco impegnata, disinteressata e senza aspirazioni. Noi pensiamo tutto il contrario e abbiamo deciso di dare loro voce a partire da Giulia Toma, 13 anni di Massa Lombarda, e Filippo Spano, 13 anni di Cagliari, che da oggi animeranno questo spazio di riflessione.