Fabrizio De André, l’intramontabile cantautore italiano che con i suoi brani ha denunciato ingiustizie sociali e messo a nudo i vizi e i difetti dell’umanità, rapisce anche la generazione Z, colpita nel profondo dalla schiettezza dell’artista e dalla sua vicinanza al contesto attuale. Motivo per cui non mancano rivisitazioni in chiave attuale della sua produzione, come quella proposta dai ragazzi e dalle ragazze del Liceo delle Scienze Umane, del Liceo Linguistico e del Istituto Tecnico Tecnologico IIS De Sanctis Deledda di Cagliari nella performance di teatro-danza dal titolo ‘Progetto Fabrizio De André 2.0’ andata in scena martedì 6 giugno nell’aula magna dell’istituto: un’interpretazione moderna del concept album del “poeta degli sconfitti” ‘Non al denaro, non all’amore, né al cielo’ (1971) tratto dall’Antologia di Spoon River, la collezione di poesie in versi liberi del poeta americano Edgar Lee Masters.
Lo spettacolo è stato realizzato nell’ambito del progetto PON “Apprendimento e socialità, coordinato dalla docente Rita Curreli, e ha coinvolto venti studenti e studentesse (Claudia Caria, Amanda Contu, Audrey Mazzo, Giorgia Meloni, Martina Monagheddu, Matteo Muscas, Marianna Puras, Chiara Portoghese, Miranda Signoretti, Michele Spiga, Martina Stefani, Gabriele Abis, Chiara Costa, Mattia Locci, Nicole Mazzaretto, Irene Meloni, Martina Mistretta, Elena Sofia Murru, Asia Perra, Ludovica Pettino): quelli del Modulo Teatro che si sono esibiti portando in scena il materiale artistico, tra cui disegni, foto, video e accessori vari, realizzati dai ragazzi e le ragazze del Modulo Arte. Ad affiancarli l’ideatrice della performance, attrice, regista, costumista e scenografa Alessandra Fadda, e la tutor Nicoletta Serra, con il costante supporto della dirigente Maria Rosaria De Rosa. Lo spettacolo è stato realizzato in continuità con il percorso artistico dello scorso anno, durante il quale i ragazzi, sulle note dell’album di De Andrè, hanno analizzato il tema della morte in ‘La collina’, quello della speranza in ‘Un malato di cuore’ e, infine, quello della diversità rappresentato da ‘Un matto’. Quest’anno, invece, il focus sulla parte finale dell’album con i brani ‘Un ottico’ e ‘Il suonatore Jones’.
Nel primo brano, la prospettiva deandreiana riprendeva la storia di Dippold, l’ottico dell’Antologia di Spoon River che decide di realizzare degli occhiali speciali che aiutino la gente a vedere oltre la realtà, promuovendo un ampliamento creativo della coscienza. I ragazzi e le ragazze, invece, hanno dato all’ottico un volto nuovo: questo si trasforma in un giullare, interpretato da Asia Perra, che trasforma la coscienza delle persone, rappresentate dal resto del gruppo. “È stato un ruolo molto impegnativo ed emozionante – racconta Asia – Ho studiato e ascoltato la canzone tantissime volte, immaginando cosa potessi fare col testo e come sembrare un giullare. Mi sono ispirata, grazie all’aiuto di Alessandra, al giullare del gobbo di Notre Dame. Dovevo guidare il gruppo, dovevo ‘far muovere i miei strumenti’, come diceva Alessandra. Motivo per cui ho preso spunto anche da alcuni video di direttori d’orchestra per interpretare questo ruolo”. Una coscienza fuori controllo, sempre più in balia dei discorsi di chi detiene il potere, riprodotti in modo satirico in un video proiettato durante lo spettacolo o, ancora, della tecnologia che spesso ci assorbe completamente, rendendoci incapaci di plasmarla autonomamente.
Protagonista del secondo brano, ‘Il suonatore Jones’, è l’omonimo flautista, l’unico personaggio che, a differenza degli altri presenti nell’album, conclude la sua esistenza senza portare con sé alcun tipo di rimpianto. “Jones rappresenta la vita che tutti ci auguriamo di fare – spiega Alessandra Fadda – Una vita fatta di sogni da inseguire, momenti positivi e negativi. Una lotta continua, ma necessaria a raggiungere la libertà di spirito. Il bello di Jones è che lui è in grado di risolvere i propri problemi esistenziali. Al contrario, noi ci affidiamo spesso al rimuginare continuo, rappresentato simbolicamente in scena da una fune dove i ragazzi e le ragazze appendono e tolgono continuamente i ricordi, raffigurati nei disegni realizzati dagli studenti e studentesse del Modulo Arte”.
(Foto di Martina Taris)