“Un viaggio dentro le profondità della mente, un’esplorazione nei luoghi bui della coscienza i cui contenuti nascosti riposano nell’ombra”. Così Dalila Kayros, cantante e compositrice sarda, descrive il suo terzo lavoro in studio “Animami”, un concept album creato tra il 2019 e il 2021 in uscita per Subsound Records. Il disco è stato presentato ieri in anteprima al Fabrik di Cagliari con un live che ha letteralmente ammaliato il pubblico per le straordinarie capacità vocali di Dalila e le composizioni elettroniche suggestive e potenti. Sul palco con lei il musicista Danilo Casti e dietro le quinte il light designer Manuel Carreras per uno spettacolo unico di colori e suoni.
“Animami”, undici tracce composte insieme a Danilo Casti, accompagnano l’ascoltatore tra suoni cupi e melodie strazianti che paiono strappate a un medioevo distopico o alla Grecia classica. Un live intenso, fisico, che abbraccia la forza marziale di Dive, l’industrial tagliente di Hypnoskull e Morgenstern, la attualità di Autechre e Zero le Creche. Delicatezza e violenza convivono in un amalgama perfetto. Le luci create da Manuel Carreras sono i ponti luminosi che, insieme al sapiente lavoro di Danilo Casti alle macchine consentono a Dalila, sirena contemporanea che ci affascina in più lingue con eguale potenza, di trascinarci all’inferno. I suoi movimenti sul palco sono parte del rito, accompagnano le onde sonore in ogni anfratto dell’animo di chi ascolta incredulo, frugano in cerca del luogo adatto per fare il nido come solo grandissime interpreti come Diamanda Galas, Björk, Lydia Lunch e Lisa Gerrard sanno fare. Al termine di ogni brano si fatica ad applaudire, all’inizio dello show, tanto è lo sgomento. Ma è solo un attimo di incertezza perché l’ovazione scoppia come una selvaggia catarsi costringendo a un bis sperimentale per voce e musica da lasciare senza fiato.
Il risultato finale è una sconvolgente cattedrale di suoni tanto antichi quanto moderni, che rifiutano un’etichetta stabile e si proiettano in un futuro che è già oggi, descrivendo perfettamente l’alienazione del nostro mondo. Le pause, i silenzi misurati e ogni lacerante incursione vocale o assalto sonoro richiamano con forza una vita tanto fisica quanto spirituale, alla ricerca della ricetta alchemica che lega corpo e anima indissolubilmente e in cui sta scritto, ben nascosto, il nostro destino.