È una storia che nasce nel 2003. È in quell’anno che il giovanissimo siniscolese Alex Spalvieri, allora diciottenne, inizia a flirtare con il suo strumento, la chitarra elettrica. Tanta passione e tanta dedizione alla sei corde che non tarda a confluire in granitici progetti musicali: nel 2006 il suo esordio live con i thrasher Hellblaze per poi proseguire con l’esperienza punk Hc dei Bricklayers e persino qualche scorribanda pop, ska e reggae. Il suo curriculum internazionale inizia nel 2014 quando, trasferitosi in Germania per fare un esperienza lavorativa e di crescita umana, viene ingaggiato dai Raw di Mannheim (ancora thrash metal) suonando e registrando con loro fino al suo rientro in Sardegna (per dedicarsi al ricamificio di famiglia) a fine 2017. Musicista versatile, Alex Spalvieri fa parte di un progetto collettivo (i Pianophonisti) nato dalla classe di musica di insieme della locale Scuola civica. Produce inoltre jingle per videogames. Ma il suo ruolo di musicista metal transfrontaliero prosegue con progetti come Maladie e Nova Skellis. Ed è da qui che parte la nostra conversazione.
Cosa si prova a far parte di un gruppo internazionale? E quale dote porti ai Nova Skellis da questa terra?
Essere parte dei Nova Skellis è per me motivo di grande orgoglio in quanto il nostro cantante Eddie Falcon Green è parte della scena metal newyorkese da più di 40 anni. I suoi Phantom hanno inciso alcuni album che hanno contribuito alla primavera del movimento US metal e gli appassionati del genere lo ricordano con piacere anche qui in Europa. Passare da essere un fan della sua band all’essere scelto come chitarrista del suo nuovo progetto è una soddisfazione enorme, mi ripaga di tutti i pomeriggi passati suonando sui dischi dei miei idoli. Non credo di essere stato scelto per le mie doti musicali, in quanto in ogni città ci sono decine di chitarristi molto più bravi, ma sicuramente la mia cocciutaggine, l’essere multitasking ed il saper tessere ottime reti di contatti sociali sono le doti che ho portato dalla nostra terra.
La tua militanza nei Nova Skellis che spunti ti dà per fare un paragone tra le diverse scene? Quali sono le potenzialità della scena musicale sarda o cosa pensi le manchi alla luce delle tue esperienze all’estero?
Nei miei anni in Germania ho suonato in una band thrash metal, i Raw: grazie a loro ho avuto modo di confrontarmi con una scena florida dove anche le band amatoriali hanno un’attitudine professionale. Ogni città o paesello ha un suo Jugendzentrum (Juz), un centro giovanile dove ogni sera ci sono concerti, un punto di ritrovo in cui gettare le basi per una scena sana. La scena sarda ha sempre sfornato band di grande spessore, alcune storiche come i Rod Sacred che resistono da 40 anni, ma mi vengono in mente anche i più recenti 1782 che fanno tour in giro per l’Europa.
Quali difficoltà incontra un musicista sardo nella sua terra natia?
Le difficoltà sono prevalentemente logistiche, visto che gli spazi dove suonare metal sono i soliti 4/5 locali e tutti sparsi ai quattro angoli dell’isola. Esistono anche alcuni festival metal dove gli headliners sono internazionali, ma purtroppo le band locali devono spesso sottostare al Pay to Play, cosa che a mio avviso uccide la meritocrazia e cozza con il concetto di arte. Questo però succede anche fuori dalla Sardegna. Anzi, direi che si palesa in maniera maggiore lungo lo stivale e in Europa in generale. In linea di massima direi che l’unica difficoltà che abbiamo veramente rispetto agli altri è quella di poterci spostare liberamente per suonare, così come la divisione tra stagione estiva ed invernale nei vettori. Nel mio caso, ad esempio, ho difficoltà a trovare voli diretti quando devo spostarmi per suonare. Soprattutto se si tratta di concerti che si svolgono prima della stagione estiva.
Come valuti l’esperienza delle scuole civiche nei territori? Pensi che possano aiutare chi si avvicina a uno strumento o chi vuole perfezionarsi?
Le scuole civiche sono utilissime e sono contento che la Mea di Siniscola e dell’unione dei Comuni del Montalbo stia avendo ogni anno tantissimi iscritti. I corsi vengono aggiornati puntualmente per fornire un offerta adeguata e varia. Inoltre gli insegnanti sono preparatissimi. Ho seguito le lezioni con Giovanni Trapani per tre anni in modo da perfezionarmi e potermi destreggiare su più generi musicali. Va infine menzionata la bellissima iniziativa dei gruppi di musica d’insieme, dove ci si ritrova in una band con musicisti di ogni livello e con gusti eterogenei per fare pratica su brani storici. Da quest’esperienza ad esempio sono nati i Pianophonisti, una band funky/jazz con la quale ci divertiamo durante la stagione estiva e dove ho modo di praticare generi nuovi ed uscire dalla ‘connotu zone’.
Ci sono tanti stereotipi sulle metal-heads, spesso dipinte come tanti Beavis and Butthead. Tu suoni con diverse band e diversi generi. Dicci la verità, non è che i metallari sono i più open mind?
Si tratta di stereotipi che lasciano il tempo che trovano, dovuti ad una mentalità retrograda per la quale si tende a giudicare senza conoscere, basandosi sull’immaginario collettivo. Credo che i fan del metal, ad esempio, siano quelli con maggior capacità di parlare inglese grazie al fatto che ci piace sederci con il booklet in mano mentre ascoltiamo un disco, per imparare i testi, comprendere appieno il messaggio dei nostri beniamini. Allo stesso tempo esistono fan del metal che mal sopportano i musicisti che suonano altri generi, ma spesso si tratta di un’impostazione mentale adolescenziale che svanisce mentre cresciamo e scopriamo pian piano che ci sono tante altre pietanze da assaggiare.
Con i Nova Skellis siete in tre: quali sono i power trio della storia del Rock e del Metal che più vi hanno influenzato?
Il fatto che il mio cane si chiami Lemmy dovrebbe essere abbastanza esplicativo: i Motorhead!
Ma non posso lasciare indietro i Cream, Jimi Hendrix, i Rush o i Grandfunk Railroad. Nel mio caso anche i Police. I Nova Skellis sono però un power trio solo in studio, perché il nucleo fondamentale siamo io, Eddie e Jorg, mentre nei live integriamo un chitarrista ritmico ed un bassista, in modo da avere un bel muro di suono e poter lasciare Eddie libero di muoversi sul palco ed interagire col pubblico.
Puoi parlarci dei Maladie? Avete progetti nell’immediato?
I Maladie sono il progetto del mio amico tedesco Bjorn Koppler che si occupa di scrivere la musica e di coordinare gli interventi di tutti i musicisti coinvolti. Il genere è veramente poco inquadrabile in quanto si varia dal black metal al jazz: cosa che nell’ambiente viene etichettata come avantgarde metal. Solitamente siamo una formazione di 7/9 elementi tra cui sax e altri strumenti non convenzionali per il metal. Bjorn è uno stakanovista: credo sia il musicista più prolifico che conosco avendo pubblicato 13 dischi in 12 anni. Il 29 novembre uscirà il nuovo lavoro Symptoms IV, per Apostasy Records, ed è un album di cui sono orgoglioso in quanto rispetto al precedente, dove ho registrato tutto in una settimana, ho avuto più tempo per mettere insieme le idee, rivedere, comporre assoli e melodie.