Raccontare i cambiamenti, la realtà complessa, le criticità personali e universali, non è impresa facile. Ieri, grazie alla collaborazione con l’Ente Lirico di Cagliari che ha fornito uno spazio decisamente suggestivo, i diplomati dell’Istituto Europeo di Design di Cagliari del corso di Fashion Design, coordinato dai docenti Nicola Frau e Massimo Noli, hanno proposto la loro visione di una società in divenire con cinque collezioni moda molto interessanti.
La contemporaneità è celebrata in tutte le sue meravigliose varianti, con lo stupore, la speranza, le fragilità e i dubbi che la giovane età dei designer fa confluire in creazioni che guardano al presente e al futuro ma che sa citare con eleganza il passato. Angelica Siddi, Asia Piras, Edoardo Pisano, Sara Faedda, Michele Serra e Marika Vinci hanno mostrato non solo le competenze acquisite con lo studio sotto la guida attenta dei docenti, ma la loro anima, messa a nudo, esposta, regalata a un pubblico caloroso che, come noi, ha apprezzato la sfilata sotto tanti punti di vista.
Il primo è senz’altro la celebrazione di una bellezza dinamica, non stereotipata e in grado di restituire un’onesta rappresentazione della realtà. Segue senza ombra di dubbio la piacevole constatazione che Cagliari mantiene saldo un avamposto creativo meritevolissimo e infine, il nostro apprezzamento, si concentra sui lavori: tendenzialmente gender fluid, con forme e volumi ricercati, attenti ai principi della sostenibilità, in perenne equilibrio tra teatralità e discrezione, tra eccesso e misura. Emergono i contrasti in seno alla natura umana, quel mix di aggressività e delicatezza che rende ogni uscita speciale, un sogno, un rischio.
Le collezioni, Stain, Metamorfosi, Vitium, Melodramma, Doom, racchiudono già nel loro nome mondi plurimi in cui il gioco della scoperta, ricerca o rifiuto dell’identità e del corpo è sempre legata ai cambiamenti, da cui Changes, che ben rappresenta il senso ultimo di questo fashion show.
Angelica Siddi (Stain) ha scelto di trattare quelle che in psicologia sono definite personalità altamente sensibili. Lo fa attraverso l’uso di macchie, stampe, ricami e manipolazioni dei materiali che incarnano il percorso emotivo delle persone, i segni che ne conseguono. I tagli nel tessuto sono le cicatrici intime che mutano, divenendo tratti distintivi e forse anche una sorta di armatura.
Asia Piras (Vitium) ha portato in passerella capi ispirati all’alterazione visiva di una persona a seguito di un trauma. Il suo lavoro ha guardato soprattutto alla società contemporanea orientale che ha voluto suggerire con stampe serigrafate a mano, lavorazioni a croquet, interventi pittorici sul tessuto simbolici del processo psicologico nelle sue fasi.
Sara Faedda (Metamorfosi) ha lavorato sul mutamento della personalità e sulla stratificazione che ne deriva. I materiali si confondono per dare vita a nuove forme. Importante il riciclo del denim, tra i materiali più diffusi e inquinanti dell’industria della moda (ce ne parla Alice Tolu qui), che dimostra sensibilità per le tematiche ambientali e sa proporre una visione nuova di un oggetto così iconico. Altra nota interessante è l’utilizzo di materiali termosensibili che, reagendo al calore, assumono colori sempre inaspettati.
Edoardo Pisano (Melodramma) è l’unico a proporre una collezione dichiaratamente indirizzata a un giovane uomo che diventa adulto, in equilibrio tra sensualità e ricordo dell’innocenza, tra citazionismo e modernità. Tessuti leggeri e stampe fotografiche definiscono la narrazione di outfit delicati e allo stesso tempo di grande impatto.
Michele Serra e Marika Vinci (Doom) hanno voluto portare in scena il caos, l’incapacità di gestire un quotidiano fuori controllo. Ispirato all’immaginario lunare e alla mitologia scandinava il pensiero dei due designer si concretizza in un’esplosione di colori e stampe statiche e dinamiche, in grado di descrivere un individuo multisfaccettato.
Uno show ricco di suggestioni e citazioni che pur nella sua complessità e nel rispetto delle identità singole ha restituito un risultato coeso, fortemente urbano e contemporaneo.
Se dobbiamo muoverci nel mondo bisogna farlo con orgoglio, e nel finale, sulle note di ‘Tenax’ hit del 1982 di Diana Est, ci sono orgoglio, entusiasmo e un bel primo passo verso la consapevolezza: