Mancano pochi giorni: la Casa Famiglia Killia è pronta ad essere inaugurata. Così prende vita a Selargius, nell’hinterland di Cagliari, la struttura destinata accogliere e sostenere bambini con disabilità orfani o momentaneamente allontanati dal proprio nucleo familiare. L’idea e la realizzazione sono di Killia, cooperativa con esperienza pluriennale in pet therapy. Nemesis Magazine ha sposato il progetto dalla sua presentazione alla raccolta fondi e ha aperto una finestra per raccontare le attività della cooperativa svolte in parallelo, come il progetto di pet therapy per i giovani detenuti dell’Istituto Penitenziario Minorile di Quartucciu.

Il taglio del nastro ufficiale è il 23 ottobre, in un appuntamento riservato a cittadini, enti e realtà del territorio, ma anche a rappresentanti delle istituzioni locali e del settore sociale, e alla stampa. Nel corso della cerimonia di inaugurazione sarà presentato anche il nuovo pulmino 9 posti della Casa Famiglia, acquistato grazie al sostegno di ENEL Cuore Onlus, che consentirà ai bambini di partecipare ad attività educative, terapeutiche e sociali in totale sicurezza ed accessibilità.
Dal pomeriggio del 23 ottobre e per le giornate del 24, 25 e 26 ottobre, la Casa Famiglia sarà aperta al pubblico su prenotazione, attraverso il modulo online nel sito www.killia.eu.
L’idea della Casa famiglia Killia nasce da una storia vera, quella dei fondatori di Killia, Simona Cao e Michele Allodoli, che hanno adottato Asia, una bambina con disabilità. “È un mix di gioia e preoccupazione che vada tutto bene – dice Simona Cao, raggiunta da Nemesis Magazine – Ora c’è la voglia di vivere la nuova esperienza, soprattutto di vedere le emozioni dei bambini che saranno affidati alla nostra cura. La nostra ostinazione e il rapporto con tante persone che ci hanno aiutati ci hanno consentito di raggiungere l’obiettivo”.

La struttura può accogliere fino a cinque bambini. Ognuno dei piccoli ospiti avrà un piano individuale di assistenza, per far fronte ai suoi bisogni. Varie la professionalità coinvolte – spiega la cofondatrice di Killa – Si parte dalle figure previste dalla legge per del case famiglia per l’infanzia – un coordinatore, un educatore socio pedagogico, un collaboratore famigliare e due figure adulte che convivono con i bambini, nel nostro caso mio marito ed io. In base ai bisogni speciali di ciascun bambino collaboreranno figure come Oss, psicomotricisti, logopedisti, e via dicendo. A tale scopo, stiamo cercando finanziamenti pubblici e privati per il sostegno alle professionalità”.
Due i casi che rientrano nell’attività della Casa famiglia, spiega Simona Cao: “Sono bambini non riconosciuti alla nascita a causa di una disabilità molto evidente, oppure bambini temporaneamente assegnati alla struttura, con disabilità subentrata, in situazioni di povertà socio economica ed educativa. Il secondo caso rientra nelle forme di supporto alla famiglia previste dalla legge”.
E sul futuro della Casa Famiglia Killia conclude: “Le famiglie con figli disabili devono lottare tutti i giorni per le cure necessarie al proprio bambino, per l’inserimento a scuola, per le pratiche amministrative giuste per il proprio caso. È la nostra esperienza personale. Abbiamo bisogno ancora di un supporto operativo, volontario, professionale ed economico, per assicurare tutti i diritti di questi bambini”.
Nell’immagine di copertina Simona Cao all’interno della Casa Famiglia Killia