Dal 4 all’8 settembre, a Gland, cittadina a pochi chilometri da Ginevra, si è celebrato lo Standing Committe Ramsar, un appuntamento che si rinnova annualmente e che viene ospitato nel palazzo di Ramsar – IUCN – WWF: un monumento architettonico alla conservazione dell’ambiente.
Ramsar è la convenzione internazionale, firmata nel 1971 in Iran, che salvaguarda le zone umide, cioè quegli ambienti naturali composti da terra e acqua, sia essa dolce, salmastra o salata. Sono zone umide le torbiere, gli stagni, le saline, le paludi, le lagune, ma anche le zone costiere, le foci, e così via, e la loro importanza è tanto vasta quando poco conosciuta.
Le zone umide sono infatti l’habitat o la fonte di cibo di circa il 40% delle specie viventi, e giocano dunque un ruolo determinante sul mantenimento della biodiversità. Hanno poi la capacità di stoccare milioni di tonnellate di carbonio all’anno, per cui se venissero distrutte ne rilascerebbero nell’atmosfera un quantitativo tanto significativo da essere ribattezzate “bombe al carbonio”. Inoltre le zone umide, proprio per la loro natura a metà tra terra e acqua, costituiscono un efficacissimo sistema di protezione contro l’erosione e mitigano gli effetti delle alluvioni, oltre a purificare l’acqua.
Da quest’importanza deriva la Convenzione Ramsar del 1971, nata con l’intento di salvaguardare e proteggere le zone umide, ma anche di sensibilizzare la popolazione riguardo al loro ruolo. I Paesi firmatari – cioè le parti contraenti – hanno degli obblighi, come designare siti di importanza internazionale e formulare azioni specifiche che li tutelino. Si impegnano poi a promuovere la ricerca e a istituire delle riserve naturali nelle zone umide. Inoltre sono spronati a consultarsi nel caso in cui vi fosse una zona transfrontaliera rilevante, per cui la Convenzione diventa terreno di scambio e arricchimento.
Ad oggi le parti contraenti sono 172, a cui si aggiungono alcune organizzazioni internazionali come IUCN, WWF, FAO, UNESCO. E, stando al sito Ramsar (Home page | The Convention on Wetlands, (ramsar.org)), le zone umide incluse nella Convenzione sono ad oggi 2493, per un totale di 256.786.063 ettari tutelati.
Ma le insidie sono dietro l’angolo, e tra policy che cambiano, finanziamenti che mancano, situazione globale precaria, è sempre necessario aggiornarsi, tendere una rete, contarsi. A questo serve, in fin dei conti, lo Standing Committee, dove le parti contraenti si confrontano e portano avanti le politiche che trovano una loro formale adozione nella COP triennale (l’ultima si è celebrata a Ginevra nel novembre 2022).
In particolare a questo Standing Committee hanno giocato ruoli di rilievo una nuova iniziativa regionale che punta al mantenimento e alla ristrutturazione dell’habitat delle mangrovie – sarebbe la prima iniziativa regionale Ramsar che non si colloca all’interno di una zona geografica omogenea ma ingloba differenti zone del mondo – e il sempre maggiore inserimento dei giovani all’interno della Convenzione, tanto che si stimola l’istituzione di Focal Point giovani che possano affiancare i senior nei vari Paesi, ed essere punto di riferimento per le nuove generazioni e per un nuovo entusiasmo nei confronti dell’ambiente.
Intanto, però, l’aria che si respira è positiva e gioviale: la nuova segretaria, Musonda Mumba, riesce a infondere la sua passione a tutti i delegati, che sembrano essere molto soddisfatti del lavoro suo e della sua squadra.
Ad maiora.
(La foto di Molentargius visto dall’alto è di Dietrich Steinmetz)