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Alghero, le canzoni popolari delle vecchie osterie nel nuovo disco di Claudio Gabriel Sanna

Di Redazione
22/01/2021
in Musica e spettacolo
Tempo di lettura: 2 minuti

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Prende spunto da una vecchia tradizione musicale algherese, quella dei canti nelle osterie, “Mirau que sem anant i mirant”, il nuovo disco di Claudio Gabriel Sanna, cantautore ed interprete tra i più rappresentativi della scena musicale algherese. Il disco, uscito a dicembre scorso per The Chicken Coo, è realizzato con il suo Rall Grup, composto da artisti algheresi e catalani con, oltre a Sanna alla voce, chitarra e mandola, Meritxell Gené alla voce, Marc Serrats voce e chitarra, Salvatore Maltana al contrabbasso, Dario Pinna al violino, Josep Maria Cols al pianoforte e alla fisarmonica e infine Paolo Zuddas e Andreu Ubach alle percussioni.


Questo nuovo progetto vuole far conoscere ad un pubblico più vasto una raccolta di brani che venivano cantati nelle vecchie osterie di Alghero e che ancora oggi possiamo ascoltare nelle case, durante le feste di famiglia e tra amici.
“Mirau que sem anant i mirant” non è dunque la rielaborazione di una tradizione musicale di un passato lontano: questo repertorio è infatti ancora molto vivo e conosciuto ad Alghero e viene cantato ancora oggi tutte le volte che ci sono algheresi in festa. In città si ricordano ancora le taverne del passato, rivendite di vino prodotto dagli agricoltori locali, situate nelle vie del centro storico e frequentate da sempre, molto attive fino agli anni Settanta ed in alcuni casi fino ai giorni nostri, tra queste “La parrocchia”, “Il covo”, “La camera a gas”, la “Taverna del campanil”, “L’Hostera de Pons”, “Il circolo dei combattenti”, “Il circolo dei marinai” e tante altre. In questi locali era consuetudine che la sera i clienti prendessero una chitarra e si mettessero a cantare, tra un bicchiere di vino e l’altro.
Le cronache di quegli anni parlano di una comunità allegra dove l’autoironia caratterizzava le relazioni umane e sociali. In questo contesto si inseriva molto bene la canzone in lingua algherese già influenzata, nelle musiche, dalla canzone italiana e napoletana, per la forte presenza ad Alghero di famiglie di Napoli e Torre del Greco presenti in città per la pesca del corallo. Ne è una prova anche l’uso del mandolino, strumento tipico della tradizione musicale campana. Le canzoni di questo repertorio possono essere raggruppate per tipologia in bàlzigues (parole di gioco e di burla), xistos (soprannomi attribuiti ad una persona volti ad evidenziarne un suo difetto) e ciocculas (canti di baldoria). Erano tutte irriverenti e avevano come soggetto principale qualche personaggio locale, mai menzionato direttamente, ma con la certezza che tutti gli ascoltatori sapessero chi fosse.
Gli strumenti che accompagnano questi canti sono la chitarra, il mandolino e le percussioni elementari, come i cucchiai della taverna stessa. Questo repertorio è stato integrato con brani di autori del Ventesimo secolo, alcuni anonimi e altri ben noti, come Gavino Ballero, Pino Piras, Pasqual Gallo e il contemporaneo Angelo Maresca, tutti grandi maestri nel musicare con satira e ironia situazioni ridicole e personaggi della comunità algherese.

Non secondaria in questo progetto è la valorizzazione della lingua algherese: anche nei momenti più critici la canzone ha sempre rappresentato, insieme alla poesia, la fiamma viva della resistenza linguistica catalana ad Alghero. Il disco verrà presentato in Catalogna il prossimo 18 aprile, nell’Auditorium Barradas a L’Hospitalet de Llobregat, all’interno del “Festival Barnasants” 2021.

(Foto di Lluís Carbonell)

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