Speciale come questo articolo che esce per una fine e un inizio.
Siamo alla fine dell’incredibile 2020 che nessuno avrebbe mai pensato veder virare all’improvviso in direzioni inimmaginabili.
Ci ha portato un’emergenza sanitaria mondiale, un’emergenza sociale mondiale, un’emergenza politica mondiale che, detto tra noi, erano già problemi emergenti da prima del Covid-19.
È bene chiudere l’anno con almeno tre consapevolezze.
La prima: non siamo in grado di controllare le forze della natura, nemmeno un virus la cui imprevedibile mutazione ha generato il totale disorientamento in cui brancoliamo e un numero preoccupante di morti, numero che continuerà a crescere ancora per un po’ di tempo.
La seconda: non siamo in grado di colmare le disparità, già fin troppo marcate, tra persone. Il divario che l’emergenza sanitaria ha reso ancora più grande ci lascia affacciati a un abisso di iniquità. Mi viene da dire che ora non è più sufficiente l’avviso Mind the Gap che vediamo scritto sulla banchina dei treni nella metropolitana inglese, o sentirne il richiamo vocale dagli altoparlanti per prestare attenzione a non cadere, no, ora da quella che è diventata una profondità insondabile potrebbe risalire il Balrog di tolkeniana memoria per trascinarci tutti giù e arrostirci a puntino.
La terza: siamo inondati da informazioni di cui molto spesso non riusciamo a comprendere la provenienza o quanto siano affidabili, oppure alcune ne confutano altre ed entrambe hanno i contorni della notizia seria e ben argomentata. È difficile capire a chi credere. Il nostro discernimento è messo a dura prova. Siamo davanti a una richiesta importante, aumentare la nostra capacità di conoscere e comprendere la realtà in modo critico.
Le tre consapevolezze possono essere davvero pesanti ma è proprio così che funziona la consapevolezza, allora forse sarebbe meglio rimanere ignoranti.
La consapevolezza è come la legna da ardere accatastata da qualche parte, in sé e per sé può solo essere come un accumulo di nozioni che sappiamo e che ci trasciniamo sulla schiena, affaticati e appesantiti.
Ma la consapevolezza, quando viene agita, ti fa prendere il volo. Per stare nella metafora della legna, se la accendiamo diventa luce, calore, e crea uno posto in cui posso cuocere il mio cibo e magari anche uno spazio attorno a cui raccogliermi o accogliere per condividere.
Possiamo chiudere questo inaspettato 2020 con le tre consapevolezze ed entrare accesi nel 2021, che già per sua configurazione numerica si presenta più vario e non la ripetizione della cifra 20, un doppio ciclo che si è reiterato inesorabile e spietato.
Il 2021 può essere il primo passo verso l’accensione della consapevolezza.
Ciò che mi propongo, e che diventa il mio invito a tutti i lettori di Nemesis, è di accendere le nostre consapevolezze per agire in maniera creativa nella vita. Si tratta non solo di sapere come vanno le cose e a causa del peso della conoscenza di tanta disgrazia sentirsi piegati e cupi, bensì andare avanti a testa alta facendoci domande, non necessariamente per cambiare il mondo, ma per essere un agente di cambiamento consapevole delle direzioni, guidare con la chiarezza della rotta, virare con acuta precisione, salire o scendere di quota perché agisco ciò che so e lo faccio con premeditata determinazione a livello individuale.
Iniziamo il 2021 come portatori di una nuova coscienza illuminata da una consapevolezza attiva, piena di pace, l’unico vero strumento innocuo per vincere tutte le battaglie.