Maturità è la condizione di ciò che è maturo.
Maturo significa pronto.
Pronto all’interdipendenza e pronto all’assimilazione.
Prendiamo come esempio un frutto, ciò che ci rende maggiormente facile spiegare le cose qui.
Si sviluppa dopo la fioritura, all’inizio è piccolo, duro, verde, ma nel suo tempo diviene più grande, colorato, dettagliato al suo interno, carico di semi, succoso e saporito, nutriente e disponibile.
Nell’aspetto della disponibilità vi sono racchiusi l’interdipendenza e l’assimilazione.
Lungo l’arco della nostra vita attraversiamo quattro fasi principali che caratterizzano il nostro sviluppo: la dipendenza, dalla nascita e per tutta l’infanzia, la controdipendenza tipica dell’adolescenza, l’indipendenza che emerge nella giovane età adulta e l’interdipendenza quando si è giunti a piena maturazione.
La dipendenza, per stare nella metafora del frutto, è la fase della nascita e di tutto quel periodo in cui è necessario succhiare il nutrimento dalla pianta e della luce per crescere. Non ci sono altre vie per la crescita.
La controdipendenza è quella fase in cui sembra che il frutto sia maturo ma di fatto non lo è, il suo legame con la pianta inizia a farsi pesante ma è ancora necessario stare attaccati, magari solo per un lembo o attraverso il picciolo.
L’indipendenza è la fase del frutto pronto al raccolto o al lasciarsi cadere dall’albero, lasciarsi andare nella vita più ampia.
L’interdipendenza è il frutto assimilato, è il servizio che svolge, è l’essere umano che non solo è attivo nella sua vita ma è anche al servizio di qualcosa, e nel servire viene servito.
Quando siamo assimilati, a nostra volta assimiliamo ciò in cui veniamo introdotti.
Questa è la maturità, la piena interdipendenza, la capacità di entrare in relazione offrendo ciò che siamo.
Se sono una mela offro il mio essere mela, se sono un’arancia offro il mio essere arancia.
Ma se non sono mai diventata me stessa, cosa offro? E cosa posso prendere?
Non so di cosa ho bisogno e non so cosa posso dare.
La maturità è giungere a queste cose, è la capacità di scambio, di soddisfazione di reciproche necessità rimanendo ciò che si è.
La maturità è essere pronti, significa avere la prontezza, come una tempestività che scaturisce dall’essere nel ritmo.
Maturità è il momento dell’offerta: si offre il proprio talento, la propria preparazione, il proprio amore, il tempo, lo spazio della casa, il contatto, e siccome è il momento dell’interdipendenza, si riceve di ritorno.
Si giunge alla maturità con l’interdipendenza perché l’uomo è un essere sociale e non può vivere senza relazionarsi al prossimo. O potremmo anche dire che l’interdipendenza giunge con la maturità. Sono processi paralleli e convergenti. L’abilità di rispondere alla chiamata della vita è maturità e interdipendenza. La risposta ci dà la misura della nostra capacità di metterci in relazione.
Una relazione matura è quella situazione in cui si è pronti a esserci, a dare e ricevere, a creare assieme, a ispirarsi a vicenda. È il momento delle negoziazioni fatte tutte da sé,
in cui il riportare a soggetti esterni l’esperienza ha il valore della condivisione e non meramente quello dello sfogo e della richiesta di consiglio.
Quindi essere maturi è essere pronti.
Essere pronti non è uno stato di tensione, ma una condizione di presenza, ti attivazione calma in cui, se la vita te lo richiede, sei integro e disponibile a metterti in gioco.
Sei pronto?
Perché maturo significa anche pronti per essere colti. Accolti.
E noi, siamo pronti per essere accolti?
Noi tutti che così tanto aneliamo ad essere amati, abbracciati, riconosciuti, siamo preparati per essere accolti dalla vita?
Accogliere è un termine straordinario, significa raccogliere presso di sé e nel farlo ti apri, come minimo apri le mani, se non la porta di casa, o le braccia.
Per questo la maturità è il tempo dell’apertura all’esterno e della raccolta, è la vita che fa il suo raccolto, sei tu stesso che raccogli quello che hai seminato.
Accogliere significa anche accettare, per questo la maturità è il momento della responsabilità, dell’inclusione, della relazione, del ciclo compiuto delle cose e di sempre nuovi cicli che si formano, e portano frutto.
Ecco perché nella maturità inizia il raccolto e si realizza l’essere umano, si esprime nella sua totalità e soddisfa le sue ambizioni, i progetti, i sogni e rimette in circolo la virtù, ovvero la forza, che ha generato e che nutre.
Sei maturo?









Grazie, articolo bellissimo e metafora efficace. Spunto per tante riflessioni, alcune forse dolorose, ma per questo ancora più pregnanti. Grazie Valeria
Intenso, sentito e dolente, anche se sembra molto didattico.
Mi piacerebbe che fossero in molti a rispondere sì…
Ma non mi lamento: io ne conosco diversi e li amo tantissimo.
Un articolo molto interessante e puntuale. Grazie