Il flamenco è ritualità, improvvisazione, forza espressiva. Il flamenco è tradizione, contemporaneità, contaminazione, spirito di libertà. Un’arte antica dalla straordinaria vitalità e potenza comunicativa, dalla ricchezza multiforme fatta di cante, toque, baile. Esoterica e misteriosa, racconta le profondità dell’anima attingendo alle emozioni più segrete ed esprimendo una visione fiera della vita. Una corrida di ritmi, movenze, crepitii di tacchi, voci roche, frutto di secolari incroci di generi e stili che, come il tango, non ha mai cessato di evolversi, di compiere le sue rivoluzioni per mano di nomi divenuti leggendari. El Camaron de la Isla, colui che mutò l’immutabile, il cante jondo, il canto profondo della propria terra; Paco De Lucia, altro innovatore, ma questa volta nella musica, la cui fama conquistata negli anni non gli fece mai dimenticare le umili origini (“Certo, un vero artista soffre, ma sempre meno di un manovale sospeso su un’impalcatura di sei piani a inizio gennaio”); Antonio Gades, immenso bailarìn e bailaor che abbracciò la danza per sottrarsi all’indigenza e alla persecuzione franchista abbattutasi sulla sua famiglia, il cui flamenco era duende, per dirla con Garcia Lorca, sguardo sul mondo, passione civile, impegno politico.
A quest’arte che a ogni affacciarsi richiama un mare di appassionati è dedicato lo spettacolo Una noche con Sergio Bernal. Prodotto da Daniele Cipriani, incastonato nel cartellone del Nora Jazz Festival, approda il 2 agosto alle 21.30 nel sito archeologico di Nora. Una serata da non perdere dedicata non solo al flamenco ma anche al balletto classico, a quello moderno e alla danza iberica in generale. Il nome di Bernal, madrileno con un passato da primo ballerino nel Ballet Nacional de Espana, le cui produzioni girano vorticosamente in tutto il mondo, non è nuovo al pubblico sardo. Lo scorso febbraio presentò a Cagliari e Sassari “Solo and duets” nell’ambito della stagione danza allestita da CeDAC ricevendo applausi copiosi. Ora ritorna con un nuovo programma e nuovi compagni di viaggio.
Con lui, oltre a un ensemble musicale formato dal chitarrista Daniel Jurado, il percussionista Javier Valdunciel e la cantaora Paz de Manuel, ci sono Cristina Cazorla e Carlos Romero, apprezzati protagonisti della scena spagnola. Tra assoli, pas de deux e pas de trois, il repertorio proposto è ricco e vario. Si va dalle coreografie dello stesso Bernal, una delle quali sulle note del Boléro di Ravel, a quelle di José Manuel Alvarez (“Solea x bulerias”), dalle idee di Riccardo Cue avvolte con la musica di Camille Saint-Saens (“El cisne”, ovvero “La morte del cigno”) e Alberto Iglesias (compositore dal lungo e fruttuoso sodalizio con Pedro Almodovar, per il quale ha firmato molte colonne sonore tra cui “Tutto su mia madre”, “Parla con lei”, “La mala educaciòn”, “Volver”), ai disegni coreutici di Antonio Ruiz Soler colorati dalle musiche di Manuel De Falla (“Farruca del Molinero”) e Pablo Sarasate (“Zapateado Sarasate”), e altre ancora.