Il Rainbow city di via Torino a Cagliari ospiterà la fotografa sassarese Alessandra Garau con il suo progetto AЯE. Un percorso coraggioso e dinamico che gioca con gli elementi tipici dei nostri abiti tradizionali, quelli più elaborati e ricchi, quelli delle feste e delle celebrazioni religiose, sovvertendo i ruoli convenzionali uomo/donna.
InnovAЯE o provocAЯE? “Innovare sicuramente – afferma la Garau – bisogna aver il coraggio di cambiarla un pochino la storia e per far questo necessariamente si devono rompere degli schemi, trovando nuovi linguaggi che portino ad un’evoluzione con la ferma consapevolezza si debbano abbattere dei limiti per raggiungere un traguardo”. Se è vero che la Sardegna è una regione con scarsi fenomeni di omofobia è anche vero che la tradizione, per sua stessa natura, è spesso considerata intoccabile. La scelta di interpretare abiti e dettagli della storia sarda ha causato alla fotografa non pochi problemi, specialmente sui social, luogo ormai deputato a contenere il peggio che l’essere umano ha da offrire ai suoi simili in termini di volgarità e sfoghi personali.
Ci chiediamo se dopo anni di moda d’avanguardia, musica pop, film di enorme successo, ancora questa inversione dei ruoli può davvero suscitare scandalo al punto di aggredire, seppure verbalmente, una persona. “Gli insulti e le minacce – ci ha raccontato – benché mi siano arrivati dritti al cuore e all’anima, una volta metabolizzati son stati tutta la carica della quale avevo bisogno per proseguire; la R rovesciata nel mio progetto è proprio perché sapevo che qualcosa sarebbe andato storto”. C’è chi addirittura la ha accusata di cavalcare le battaglie della comunità LGBTQ+ per conquistare un po’ di visibilità. Poter dare voce ad una realtà che esiste e ha tutto il diritto di essere rispettata sembra invece proprio il fine ultimo di questo progetto fotografico.
Gli scatti della Garau sono eleganti, niente affatto irrispettosi e l’aspetto che emerge è anzi quello di una narrazione inclusiva, inedita, che ha diritto di essere raccontata. Una narrazione certamente più vicina alla sensibilità della società contemporanea che, nonostante anche certe politiche, viaggia verso un mondo più accogliente, guardando ad una dimensione umana senza colori o generi.
“Tutte le mie foto hanno uno sfondo nero, ma solo chi saprà davvero vederle e soprattutto sentirle vedrà tutti i colori di un arcobaleno”, conclude la Garau. L’inaugurazione della mostra sarà giovedì 11 maggio alle 19, l’esposizione sarà visitabile per tutto il mese.