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I Matia Bazar fra Londra e Berlino. Un ‘Elettrochoc’ lungo quarant’anni.

Di Maurizio Pretta
16/01/2021
in dischi fuori moda, Musica e spettacolo
Tempo di lettura: 5 minuti
I Matia Bazar fra Londra e Berlino. Un ‘Elettrochoc’ lungo quarant’anni.

Nel 1980 i Matia Bazar sono già un complesso affermato con cinque album all’attivo trainati da canzoni come ‘Per un’ora d’amore’, ‘Cavallo Bianco’, ‘Solo Tu’ e ‘Stasera Che Sera‘ e anche grazie a un’intensa attività live, portano avanti il loro pop- rock – prog forti di una stabile formazione che oltre ai rodati musicisti Giancarlo Golzi (batteria), Piero Cassano (tastiere), Carlo Marrale (chitarra) e Aldo Stellitta (basso, motore e paroliere del gruppo), aggiunge, roba più unica che rara per l’epoca, la voce monstre della front woman Antonella Ruggiero.

Nel marzo del 1981, rimasta orfana di Cassano, la band genovese proprio mentre per l’Europa si aggira lo spettro rivoluzionario dell’elettronica, ha la fortuna di incontrare sulla sua strada il concittadino Mauro Sabbione, un giovane musicista che sarà fautore di una moderna metamorfosi, generosa e raffinata commistione di stili e influenze che a suon di Polymoog e Mellotron e “informatica applicata” – sarà il primo uomo a livello planetario a suonare una tastiera da computer, parola di Peter Gabriel – porterà la premiata dita Ruggiero & soci a una rinnovata popolarità a livello mondiale e a quello che sarà l’apice artistico di una lunghissima carriera.

Matia Bazar - I Matia Bazar in un'apparizione tv
I Mattia Bazar durante un’apparizione tv.

La svolta guarda verso l’asse ‘Berlino – Parigi – Londra‘, titolo del nuovo album pubblicato nel 1982 dalla Ariston Records di Alfredo Rossi e lanciato da ‘Fantasia’, ‘Lili Marleen‘ e ‘Io ti voglio adesso’. Tuttavia il cambiamento non è soltanto musicale ma coinvolge anche gli aspetti estetici che vanno dal look dei musicisti alla mimica robotica di Antonella, fino all’avanguardistico utilizzo di luci, installazioni, scenografie e proiezioni video, che corrono ad anticipare quella che verrà chiamata multimedialità, ma che allora il giornalista Fegiz definiva come “un progetto sonoro e visivo ricco di intuizioni legati all’onda del nuovo rock romantico e decadente”. Nasce così la collaborazione con uno dei designer italiani più innovativi dell’epoca, Alessandro Mendini. I Matia Bazar con la canzone ‘Casa Mia‘ partecipano al suo estroso progetto ‘Architetture Sussurranti’ creato sull’onda della forza creativa dello Studio Alchimia e sarà lo stesso architetto milanese a firmare le geometrie policrome dello spazio scenico allestito per il fortunato tour del 1983.

Cinema, operetta, danza, videoclip, computer, il Bowie berlinese e le atmosfere weimariane, suggestioni retrò, abiti di Valentino, futurismo realista e decadenza new wave; ma anche una lucidissima analisi del presente e una lungimirante visione del futuro, finiscono nella centrifuga del nuovo LP ‘Tango‘ che esce in quello stesso anno, anticipato dalla canzone ‘Vacanze Romane‘, partorita da Marrale durante un lungo viaggio da Asiago a Mazzara del Vallo (rischiando anche di diventare un jingle per la nascente Radio DJ di Claudio Cecchetto ) sviluppata e registrata in poco meno di tre ore di sala d’incisione. Con questo brano destinato a lunga e diffusa fama, i Matia Bazar tornano sul palco di San Remo, manifestazione che avevano già vinto già nel 1978 con ‘E dirsi ciao‘. Il festival è quello che ha visto trionfare Tiziana Rivale, del Toto Cutugno formato patria e famiglia, di Padre Cionfoli e di ‘Vita Spericolata’; ma sarà questo tango – rumba dal sapore felliniano, con la Ruggiero nei panni di una novella Audrey Hepburn a esserne la vincitrice morale, piazzandosi quarta e guadagnandosi l’ambito Premio della critica.

Il disco, al quale partecipa anche il produttore Roberto Colombo, non teme paragoni con quanto si produce all’epoca nella Perfida Albione e i successi all’estero, soprattutto in Germania e Olanda ne sono la conferma. ‘Tango’ è un disco epocale che ha brani dal forte contenuto politico come ‘Palestina‘ o sociale come ‘Elettrochoc‘, che con il suo testo di denuncia, apparentemente meno comprensibile di quelli di Battiato, catturerà anche l’interesse di Conny Plank.

‘Il Video sono io‘ è un’altra pionieristica perla, ( la rivoluzione mtviana di ‘ Video killed the radio star’ non era ancora arrivata compiutamente in Italia) con un video per l’appunto, diretto da Piccio Raffanini che costerà la bellezza di 30 milioni di lire e diverrà per qualche tempo la sigla di chiusura di Domenica In. ‘Tango nel fango‘ anticipa di parecchi lustri l’etnica – elettronica di Gotan Project e affini e il mantra synth pop di ‘Intellighenzia‘ non sfigurerebbe affatto in un album dei CCCP di fine decennio. Completano i 36 minuti del disco la vocal – ballad di ‘Scacco un po’ matto ‘ e l’apocalisse elettronica di ‘I Bambini di Poi‘ con il sipario che indugia un po’ mentre il vino di Renania allaga il vuoto di Bauhaus.

Mauro Sabbione lascerà i Matia Bazar l’anno seguente, ma ancora oggi porta in giro il suo personale progetto multimediale dedicato a questa pietra miliare della musica europea per la quale la parola capolavoro non è affatto abusata; in tempi recenti è stato ospite anche al Su Tzirculu di Cagliari. I brani di ‘Tango’, come tanti altri della vasta discografia del gruppo nato nella città superba, hanno influenzato intere generazioni di musicisti italiani, alcuni dei quali come Bluvertigo, Madaski, Subsonica, Scisma hanno avuto modo di risuonarle, sotto più moderne spoglie, sul finire del millennio assieme ad Antonella Ruggiero in ‘Registrazioni Moderne’, disco inciso “in allegria, senza nostalgia e con un pizzico di trip -hop”.

Ad Aldo e Giancarlo, il mio sincero e commosso ricordo.

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