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Federico Buffa a Cagliari con ‘Amici Fragili’: “vi racconto l’incontro fra Fabrizio De André e Gigi Riva”

Di Maurizio Pretta
01/12/2021
in Arte, Cultura, Interviste, Musica e spettacolo, Sport
Tempo di lettura: 7 minuti
Federico Buffa a Cagliari con ‘Amici Fragili’: “vi racconto l’incontro fra Fabrizio De André e Gigi Riva”

Isaac Bashevis Singer sosteneva che la grandezza di un’opera d’arte non sta nel trovarvi ciò che è comune, ma nella sua unicità. Succede lo stesso quando due persone, a loro volta uniche, s’incontrano a Genova, per la prima e ultima volta, in una piovosa domenica di settembre del 1969, generando un convegno notturno talmente ammantato di leggenda, da ispirare, oltre cinquant’anni dopo, uno spettacolo teatrale. Abbiamo raggiunto telefonicamente Federico Buffa, il più popolare storyteller d’Italia, autore e interprete di ‘Amici Fragili’, che ci ha dato qualche anticipazione su quanto porterà in scena al Teatro Massimo di Cagliari da oggi fino a domenica. Lo spettacolo diretto da Marco Caronna, che canterà e suonerà le chitarre e le percussioni, affiancato dal pianoforte e dalle tastiere di Alessandro Nidi, è prodotto dalla IMARTS / International Music and Arts. Organizza il CeDAC :Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna.

La genesi di questo racconto si deve a Beppe Ferrero, mediano torinese che aveva indossato la maglia del Cagliari nella stagione 1968/69 e in quella successiva era stato ceduto al Genoa che allora militava nella serie cadetta. Nella sua breve permanenza in Sardegna aveva avuto modo di conoscere Gigi Riva, compagno di squadra con il quale condivideva la passione per la musica di Fabrizio De André.

All’ombra della “Lanterna”, Ferrero e la sua nuova squadra si recano spesso sul lungomare a mangiare alla trattoria Mentana gestita da Nando, tramite il quale conosce il cantautore genovese, altro affezionato cliente del locale, che con i ragazzi del “Grifone” ha un rapporto privilegiato. Così, memore dell’amore per i dischi di Faber e sapendo che il Cagliari si recherà a Genova per disputare la prima di campionato con la Sampdoria, chiama Riva e gli propone di organizzare un incontro.

Il 14 settembre si apre la stagione 1969/70. Piove in tutta Italia e mentre a San Siro l’Inter vince di misura sul Bologna, con la prima rete in neroazzurro di Boninsegna appena arrivato dal Cagliari, a Marassi il match fra i blucerchiati di Bernardini e i rosso blu di Scopigno termina con uno scialbo zero a zero. Alla partita, carica di aspettative, assistono circa trentamila persone, fra i quali il commissario tecnico della nazionale campione d’Europa, Ferruccio Valcareggi. L’incontro invece delude i più, con il cannoniere di Leggiuno stretto dall’asfissiante marcatura della difesa doriana, Bobo Gori ancora poco incisivo e il resto del Cagliari che, tolte le solite sfuriate del neoacquisto Domenghini sulla fascia e il gioco di classe del brasiliano Nenè, non riesce a rifornire di palloni invitanti le sue punte. L’unico entusiasta è il giornalista Stefano Porcù, genovese di nascita ma di chiara origine sarda, che apprezza il gioco espresso dalle squadre a centrocampo in una partita “squallida” – la definizione è di Gian Mario Maletto del Corriere della Sera – terminata senza che i portieri Albertosi e Bottura avessero toccato un solo pallone. Nessuno ancora può saperlo ma quel punticino raccolto a Marassi sarà il primo passo per la conquista dello scudetto.

Alla fine delle ostilità i calciatori del Cagliari – che prenderà l’aereo il giorno dopo – possono godersi una serata di libertà genovese. Gigi Riva, dopo aver fatto l’antidoping con Poli e Domenghini, saluta i compagni e sale a bordo di un taxi. Destinazione, civico 22 di Corso Italia. Rombo di Tuono si presenta così, da solo, alla casa dove Fabrizio De André abita con il piccolo Cristiano e la moglie Enrica “Puni” Rignon. “Beppe Ferrero, organizzatore dell’incontro, non può partecipare – racconta Buffa – perché è a Terni impegnato con il Genoa che ha perso la prima stagionale per uno a zero”. Dai racconti di Luigi – prosegue- sappiamo che per le prime due ore i due non hanno quasi spiccicato parola, ma dopo svariate sigarette e qualche whisky la lingue si sciolgono, con Gigi che chiede a Fabrizio quali siano state le fonti di ispirazione per le sue canzoni, dando il via a una chiacchierata che terminerà all’alba con uno scambio di doni: De Andrè una delle sue chitarre e Riva con la maglia numero 11 del Cagliari, salutandosi con il proposito, mai mantenuto, di rivedersi presto.

L’unicità è il fattore che rende avvincente questo incontro dal quale nasce “Amici Fragili” lo spettacolo in 11 scene , “numero non casuale” – sottolinea Federico – che nel titolo riprende una delle più intense canzoni di Faber, scritta proprio in Sardegna, dopo una nottata alcolica, qualche anno dopo.

La canzone più importante che abbia mai scritto è forse “Amico fragile”, sicuramente quella che più mi appartiene. È un pezzo della mia vita: ho raccontato un artista che sa di essere utile agli altri, eppure fallisce il suo compito quando la gente non si rende più conto di avere bisogno degli artisti. (Fabrizio De André)

Buffa evidenzia un altro aspetto non secondario di questa intesa: “Nonostante una crescita e un’estrazione sociale agli antipodi, i due sono sulla stessa lunghezza d’onda e hanno la medesima facilità a relazionarsi con persone molto diverse da loro, pescatori, pastori e contrabbandieri, ma anche la stessa capacità di saper ascoltare il silenzio.” A questo si aggiunge l’enorme sensibilità verso le persone deboli e verso quelli strappati alla vita ancora in giovane età, argomenti affrontati anche in quella sera di settembre, tirando in ballo Luigi Tenco, il cantautore amato da Riva e amico di Faber, celebrato in ‘Preghiera in Gennaio‘, che il bomber rosso blu non esitò a definire ” la cosa più bella mai scritta sull’amicizia” e che faceva ascoltare ai compagni di squadra: è così che Ferrero si accorse dell’amore di Luigi per De Andrè – aggiunge Buffa – ed è così gli venne in mente, poco tempo dopo, di far incontrare i due.

Federico aggiunge un commovente aneddoto svelatogli dalla sorella Fausta Riva che ha raccontato all’autore: “Gigi non conservava nulla, soltanto la maglia da campione d’Europa. Per il resto nessun articolo, nessun ritaglio di giornale che lo riguardasse, ma in cantina aveva due scatoloni pieni di ritagli su Luigi Tenco e su Lorenzo Bandini, il pilota di formula uno morto a Montecarlo nel 1967 pochissimi mesi dopo il cantante genovese, che per un amante dei motori come Gigi, era stato un vero e proprio mito. Una cosa probabilmente ereditata dal padre Ugo, fanatico amante del ciclismo che tuttavia conservava soltanto gli articoli del Grande Torino“.

Un altro filo conduttore che lega i due personaggi sono i colori rosso e blu del Genoa e del Cagliari, colori dominanti nell’ora e quaranta di spettacolo e simbolicamente rappresentati da due cabine telefoniche in stile inglese. Due città in connessione da secoli, come testimoniano strade, chiese e caffè, ma anche due società che dopo i grandi fasti conosceranno il purgatorio della serie B e l’inferno della C, per poi risorgere e tornare protagoniste nei primi anni novanta, fino ad arrivare alle due sfortunate semifinali di Coppa Uefa perse rispettivamente con Ajax e Inter. Ma non è solo questo. Un elemento molto importante che accomuna le due città – ci dice Federico – ” è il mare, l’acqua come metafora di congiunzione”.

Federico Buffa è raggiante. Al Teatro Massimo di Cagliari continuerà ad essere un “bastardo privilegiato” – la definizione è sua – che avrà modo di raccontare nella sua città, il campione per il quale prova una vera e propria devozione, pari soltanto a quella per Muhammad Alì. Cogliamo la palla al balzo e lo prendiamo in contropiede (Buffa è notoriamente un appassionato tifoso del Milan) con una domanda che ridendo definisce “cattiva”: “A chi avrebbe assegnato il Pallone d’Oro del 1969, Federico Buffa? A Riva o a Rivera?“- per la storia, lo vinse Rivera con appena quattro voti di scarto. – L’autore replica: “io penso che allora come adesso contava quanto avessi fatto in Europa a livello di club e nella Coppa dei Campioni. Rivera giocò contro l’Ajax di Cruijff una finale fantastica. Obbiettivamente bisogna tener presente anche questo. La sfortuna di Luigi è stata quella di non poter disputare ad altissimo livello la fase finale di una competizione così importante. Poi mia madre da lassù sta sentendo e mi sta dicendo ‘Federico non ti permettere, non azzardarti a dire diversamente eh!’, Rivera era il suo idolo calcistico”.

Francesco Alziator scriveva che anticamente “chi veniva a Cagliari piangeva due volte: una quando arrivava e la seconda quando doveva andarsene” Forse Gigi Riva è rimasto a Cagliari per non piangere più? ” Direi che esattamente così, lui non voleva starci e adesso non se ne andrebbe per niente al mondo. La bellezza di questa storia è inarrivabile. Lui sarebbe tornato a casa a nuoto quando ci è arrivato e adesso non c’è nessuna possibilità di portarlo via da lì. Più bello di così è quasi impossibile. Vedi, è come per Muhammad Alì, tu puoi ancora avere un grande calciatore o un grande pugile, ma non saranno mai umanamente come questi personaggi qui, perché queste storie non esistono più. Una persona senza compromessi per il quale ritengo che sia la prima entità spirituale del calcio italiano che è stata coerente dal primo all’ultimo giorno”.

Luigi Riva da Leggiuno e Fabrizio De André da Genova, due “continentali” divenuti sardi per scelta e per necessità, due disobbedienti alle leggi del branco che con i sardi hanno condiviso la stessa scala di valori generando in loro un sentimento di appartenenza al mondo isolano. Questa caratteristica – conclude Buffa – emerge fortemente nello spettacolo, per volontà del regista e musicista in scena Marco Caronna senza il quale non sarei stato capace di raccontare questa storia. Personalmente avrei fatto fatica a raccontarne una solo su Luigi o una specifica su Fabrizio, in questo modo tutto ha un respiro diverso.

Una storia che non poteva trovare luogo migliore per essere raccontata.

Prima di salutarci spieghiamo a Federico Buffa cosa significa in sardo il suo cognome e ci ringrazia divertito. Poteva essere altrimenti per un amante e un intenditore di vini come lui?

Lo spettacolo ‘Amici Fragili’ andrà in scena al Teatro Massimo di Via De Magistris da oggi fino a sabato alle 20.30 e domenica alle 19.

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