“Un percorso partito sei anni fa che ci vede oggi raggiungere il riconoscimento istituzionale per il cammino più lungo d’Italia nei confini di un’unica regione, un vero e proprio sogno lungo un’intera isola”, queste le parole soddisfatte del presidente dell’associazione Cammino 100 Torri Nicola Melis, nonché fondatore ed ideatore del percorso stesso, a seguito della firma da parte dell’assessore regionale del Turismo Gianni Chessa del decreto che sancisce l’iscrizione ufficiale del Cammino 100 Torri nel Registro dei Cammini ed itinerari turistici religiosi e dello spirito della Regione Sardegna.
Un complesso e lungo iter istituzionale che ha visto i membri dell’associazione Cammino 100 Torri impegnati per più di due anni nel coinvolgere formalmente tutti i protagonisti degli enti locali che sono parte integrante del lungo itinerario costiero. In primo luogo, la Regione Sardegna stessa, in particolare l’assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio e i sindaci degli 80 Comuni inclusi dal percorso.
Il Cammino 100 Torri si articola lungo il periplo della Sardegna per una totalità di 1284 chilometri, suddivisi in otto ‘vie principali‘, unite dalla costellazione delle numerose e storiche torri costiere, da cui l’itinerario prende il nome. I passi sul Cammino 100 Torri si alternano lungo suggestivi panorami litoranei dalla vista mozzafiato, spettacolari sentieri di montagna immersi nella macchia mediterranea, incantevoli borghi impregnati dal fascino della tradizione, i principali centri urbani della Sardegna colmi di monumenti e tanti luoghi di interesse, paesaggi rurali unici dai colori inconfondibili, tesori naturalistici, tra saline e miniere che raccontano la magia dell’Isola.
Hanno aderito, attraverso un protocollo stilato tra le amministrazioni locali e l’associazione Cammino 100 Torri, tutti i principali centri costieri isolani, circa una cinquantina, proiettando lo splendido itinerario nel novero dei cammini italiani più spettacolari: già da anni i membri dell’associazione ideatrice e fautrice del cammino si occupano di curare meticolosamente la segnaletica lungo il litorale sardo e censire tutte le strutture ricettive presenti lungo il percorso, facilitando la fruizione del tracciato ai numerosi camminatori sardi e continentali.

Alla firma da parte dell’assessore Gianni Chessa, garante della qualità del progetto rispetto ai parametri regionali previsti dalle linee guida e conoscitore delle tendenze di sviluppo sui cammini nello scenario nazionale, era presente tra gli altri Renato Tomasi, responsabile del settore regionale riguardante il turismo culturale-religioso, che coinvolge cammini, itinerari dello spirito, luoghi francescani e destinazioni di pellegrinaggio, che ha salutato con grande entusiasmo l’ingresso del Cammino 100 Torri nel Registro regionale accanto al Cammino Minerario di Santa Barbara, al Cammino di Sant’Efisio, al Cammino di Santu Jacu e a quello di San Giorgio Vescovo. Un cammino, afferma Tomasi “destinato a diventare un prodotto turistico di successo in grado di rappresentare la Sardegna nel mercato internazionale sul segmento del “Turismo lento e sostenibile”
“L’ingresso del Cammino 100 Torri nel Registro regionale, fortemente voluto dall’Amministrazione regionale e da tutti gli enti locali coinvolti rafforza ulteriormente una proposta di turismo nuova e alternativa – afferma l’assessore Chessa -, un’articolata offerta di turismo lento e sostenibile, caratterizzata da identità, tradizioni, senso di comunità, che sull’Isola sta prendendo forma e inizia ad avere concreta attenzione ed evidenti riscontri da parte della domanda nazionale e internazionale. Si tratta – prosegue Chessa – di un segmento strategico, capace di generare flussi nelle altre stagioni e nelle aree interne, che vede coinvolti i territori di oltre 300 Comuni sardi, che consente di presentare in modo coordinato e unitario l’immagine della Sardegna e che vede l’indispensabile coinvolgimento della Chiesa sarda e delle sue diocesi, a rappresentare un valore aggiunto per il progetto e garantire la tutela degli aspetti spirituali e del patrimonio materiale e immateriale ecclesiastico”.










