“Orgòsolo pro terra de bandidos Fin’a a eris dae totu fis connota”. Queste parole le scrisse tziu Zosepe Rubanu per la sua ‘Pratobello’ incisa 50 anni fa nel disco ‘Su lamentu de su pastore’. E in effetti è da tanto tempo che non si parla più della comunità barbaricina in quei termini. Oggi, per conoscere Orgosolo e, perché no, farne in un modo o nell’altro sentimentalmente parte, abbiamo diverse possibilità: quando entriamo in paese possiamo far parlare i suoi muri, ma anche le sue persone che, una volta salutate e chiesto loro come stanno, subito rispondono ricambiando con un partecipato “e vois, a huss’ala?” (“e dalle vostre parti?”).
Un’opportunità ce la dà anche il film ‘A s’orgolesa’ di Davide Melis, produzione Karel in collaborazione con il Tenore Supramonte che, con l’inconfondibile ‘vohe’ di Francolino Davoli, ne cura la colonna sonora. La pellicola (un’ora e mezza di durata) non ha una voce fuori campo, sono i suoi cittadini che parlano, tutti rigorosamente in sardo eccezion fatta per i pastori di anime che celebrano le funzioni religiose in italiano. Il film inizia e termina con un’immersione nella dimensione comunitaria delle feste di paese, con le sue processioni, i suoi costumi, i suoi aspetti più conviviali e laici.
Ma è anche un viaggio nel tessuto sociale del centro barbaricino che, nel tempo impiegato dalla nostra terra per compiere un giro completo intorno al sole, si manifesta con le vendemmie, le tosature del bestiame, la preparazione de su ‘hohone ‘e handelaria’ (il pane consegnato ai bambini il 31 dicembre), i canti accompagnati dalla chitarra e dalla fisarmonica (sempre l’ultima sera dell’anno) nelle case di chi in quell’anno si è sposato, la preparazione della seta dorata con la quale si confezione ‘su lionzu’ delle donne.
Gli orgolesi che parlano davanti alla telecamera raccontano la vita negli ovili e nei pascoli comunali, il rispetto reciproco che scandisce l’armonia nelle campagne, lo sviluppo dell’arte pittorica muraria inaugurata da Francesco del Casino, il martirio (oggi lo chiameremmo il femminicidio) di Antonia Mesina e tante altre storie. Nei giorni scorsi ‘A s’orgolesa’ ha vinto la categoria ‘Scenari sardi’ della IX edizione di IsReal, festival del cinema documentario promosso e organizzato dall’Istituto superiore regionale etnografico. Il film è stato premiato direttamente dal pubblico in sala. “Questo riconoscimento – affermano dall’Isre – sottolinea l’impegno del festival nel coinvolgere attivamente gli spettatori nella scelta delle opere più significative, che riflettono la complessità sociale e culturale dell’isola”.
