“Di quanto fu scritto amo soltanto ciò che taluno scrisse col proprio sangue. Scrivi col sangue e tu imparerai che il sangue è spirito” (Nietzsche).
‘Sottopelle’, creatura letteraria del musicista olbiese Maurizio Pisciottu alias Salmo, con il sangue sembra scritto per davvero.
Quasi duecento pagine autobiografiche edite da Mondadori, dove alfabeto e immagini scorrono copiosi come se li avesse preceduti il passaggio di un bisturi o un oggetto affilato. Dal profondo delle parole emerge innanzitutto una particolare e ben celata sensibilità; ad accompagnarla, la naturalezza nel raccontare il passato senza mai sconfinare nel solito stereotipo artificioso (e fastidioso) del divo titanico con alle spalle solo traumi che nessuno potrebbe comprendere. Al contrario, la penna dell’autore normalizza la famiglia in tutte le sue sfaccettature, anche quelle più dolorose, non ne lima gli spigoli e disarma quando racconta certi aneddoti con le parole di un adulto guidate dagli occhi e dall’animo di un bambino.
In alcune parti, oltre all’ironia e ai sorrisi, è impossibile non cogliere la sofferenza; vissuta con fragore e raccontata in punta di piedi, senza orpelli, un po’ come un viaggio negli inferi che vivifica le pupille e rende maestri nel vedere al buio.
Salmo tiene strette le sue radici ma preferisce sbocciare in modo differente da determinati antenati, relegando certe sfumature in un cassetto semi-chiuso e nei ricordi che pulsano nelle vene come sangue del proprio sangue. E lo spazio di quelle vene è immenso: è proprio lì che paiono dimorare anche il rifiuto della violenza fisica in favore della ferocia dell’inchiostro e delle note, l’amore per i genitori, la figura dello zio Armando, il legame con l’amato fratello Sebastiano, presenza indelebile nella sua vita. La simbiosi con l’arte, con la musica e il palco, con il ritmo. Gli amici.
In questo fiume si mescolano gli aneddoti, i desideri del passato che a volte si scontrano con le delusioni e le travalicano assumendo finalmente la forma del presente plasmato da sudore, tenacia, impegno e dedizione. Ci sono anche maschere di gomma e maschere di spirito, cinema, recitazione.
San Siro, meravigliosi cartelloni pubblicitari splatter incompresi e gatti che, come al solito, hanno sempre ragione. E poi c’è qualche vicenda che riguarda il dissing: la benzina dell’arte che si fa insulto o dell’insulto che si fa arte e che anche i poeti sardi come Barore Sassu e Prantaferru hanno praticato sin dagli albori senza troppe remore. Sassu e Prantaferru non sono presenti nel libro di Salmo ma ogni spunto è buono per ricordarli.
Nell’opera, inoltre, non mancano riflessioni sulle numerose difficoltà che gli artisti isolani incontrano nella loro terra natia, costretti a fare i conti sia con l’ingranaggio rotto di certe istituzioni, sia con le dinamiche del nemo profeta in patria.
Questo libro, come dice lo stesso Maurizio Pisciottu, è la storia di Salmo.
Con a tratti un’aura oscura e tagliente, ma attraversata da increspature dove si affacciano sprazzi luminosi che onorano la vita ed esortano a coglierne ogni attimo. Anche rallentando, se necessario.