
Chi non ha mai sognato di salvare una tartaruga marina da una rete, una foca da una lenza, un delfino da uno strascico? Insomma, chi, nei suoi pensieri più reconditi, non si è mai visto eroe del mare? Grazie a Reef Check è possibile diventarlo.
Fondata nel 1996, Reef Check è una realtà senza scopo di lucro che si prefigge di conoscere i cambiamenti che avvengono nell’Oceano, con l’obiettivo di studiarlo e preservarlo. Per farlo si basa sul citizen scientists, la scienza fatta da tutti. In cosa consiste? Tramite gruppi di volontari situati in più di quaranta Paesi, i referenti Reef Check formano sui temi della salvaguardia marina chiunque ne abbia la volontà. In particolare, insegnano a riconoscere le specie in pericolo e quelle aliene, e a saperle censire, monitorando luogo, abbondanza, profondità dell’avvistamento. Sono dunque sub, apneisti, ma anche semplicemente famiglie dotate di maschera e boccaglio a segnalare i mutamenti del mare, annotandoli poi all’interno di una piattaforma globale che registra i dati e crea una mappa delle specie a rischio e di quelle invasive che, in seguito all’aumentare della temperatura a causa dei cambiamenti climatici, stanno modificando il proprio habitat.

Nonostante sia nata nel contesto delle barriere coralline, Reef Check ha focalizzato la propria attenzione anche sul Mare Nostrum tramite il Protocollo di Monitoraggio dell’Ambiente Costiero Mediterraneo (MAC) di cui l’Italia fa parte. E con numeri importanti: come lo stesso sito riporta, sono 1400 le persone formate per annotare i cambiamenti del Mediterraneo, per un totale di 51.500 dati registrati.
Per andare al dunque e capire meglio di cosa si tratta si può pensare al caso dei cavallucci marini (Hippocampus spp.), che un tempo era facile trovare tra le foreste di posidonia e che ad oggi sono quasi spariti. Ecco, loro sono tra i protagonisti delle osservazioni che mirano a comprendere in quali habitat e in quali condizioni sono ancora presenti, per cui se un volontario Reef Check ne dovesse avvistare uno, dovrebbe segnarne i parametri e segnalarlo. Al pari dei cavallucci, tra i tanti, ci sono le aragoste (Palinurus elephas), i ricci di mare (Paracentrotus lividus), la Pinna nobilis, varie specie di gorgonie (Paramuricea clavata; Eunicella singolaris; Eunicella cavolini) e l’immancabile corallo (Corallium rubrum).

Partecipare ai censimenti Reef Check è facile: basta prendere contatti coi propri referenti regionali dal sito di Reef Check Italia, seguire un breve corso di formazione e, dopo aver ottenuto una valutazione che dimostra la capacità di saper distinguere le varie specie, tuffarsi in acqua muniti di scheda e matita, pronti a segnalare tutto ciò che si osserva.
Con il piccolo apporto di molti si arriva così a raccogliere un numero di dati che sarebbe impossibile per i biologi marini da soli ottenere. Lo sforzo comune permette una continua fotografia dell’attualità, nel tentativo sempre più urgente di preservare una biodiversità che sta ormai scomparendo, dalle cime dalle montagne agli abissi degli Oceani.
(immagini dal sito Reef Check Italia)
