Cagliari non è mai stata così noir come nell’ultimo romanzo firmato da Piergiorgio Pulixi “Un colpo al cuore”, edito da Rizzoli. Il titolo è un brano di Mina e accompagna, come un fil rouge, tutta la storia, che si svolge tra città e periferia, dove le luci sono meno intense e il buio prende il sopravvento.
Nato a Cagliari nel 1982 Pulixi, dopo studi classici e un’esperienza a Londra, si dedica al thriller. Dal 2008 entra a far parte del collettivo Mama Sabot, fondato da Massimo Carlotto e pubblica a partire dall’anno successivo i suoi primi lavori appartenenti alla saga poliziesca di Biagio Mazzeo con un ottimo riscontro di pubblico e critica. Nel 2019, dopo aver dato alla luce molti altri romanzi, pubblica per Rizzoli “L’isola delle anime”, il primo ambientato in Sardegna. Con questo lavoro vince il premio Scerbanenco 2019 per il miglior noir dell’anno.
Il suo lavoro ha avuto diversi riconoscimenti anche in ambito internazionale: è stato relatore al Crime Writers Festival 2016 a Nuova Delhi in India e al Deal Noir Festival 2016 nel Kent, in Inghilterra. Attualmente collabora con il quotidiano La Nuova Sardegna nelle pagine culturali e insegna scrittura creativa e tecniche di narrazione.
Quella de “Un colpo al cuore” è una trama avvincente e dal sapore internazionale che lascia spazio anche a piccole narrazioni del quotidiano, alla puntuale descrizione dei luoghi e delle abitudini tipiche del capoluogo sardo. I personaggi, molto ben definiti e con caratteristiche e attitudini forti, si relazionano con la città in modo ambivalente, a volte in bilico tra amore e, se non odio, almeno un certo fastidio. Sono soprattutto le donne a dettare il ritmo di un’indagine complessa e pericolosa, le stesse agenti Rais e Croce che fanno il loro esordio ne “L’isola delle anime”. Accanto a loro un outsider dai modi impeccabili e da competenze pari al suo fascino: il vice questore Vito Strega, chiamato da Milano a coordinare le indagini di un caso così gravoso da apparire insolubile in virtù della sua lunga esperienza e per il fatto che tutto sommato sia una egli stesso una pedina sacrificabile.
Lungo tutta la narrazione emerge netta una critica verso il giustizialismo mediatico e verso la cattiva influenza di chi in tv è disposto a tutto pur di nutrire l’audience e il proprio ego. Una società satura, stufa e sadica si muove come un personaggio occulto, senza volto ma ben presente con azioni i cui esiti sono talvolta fatali. Questa figura indefinita non fa da sfondo ma interagisce con la polizia nello svolgimento delle indagini, manipola l’opinione pubblica, determina gli eventi.
Con “Un colpo al cuore” la cagliaritanità nera dilaga prorompente. La scelta di ambientare una storia così cruenta nell’assolata California sarda si rivela vincente e la luce proietta ombre lunghe e minacciose che rivestono la nostra città di una dimensione nuova e in buona parte ancora inesplorata.