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Non chiamateli punk! Con i Damned a Berlino sul palco del Metropol

Di Maurizio Pretta
12/07/2025
in Musica e spettacolo
Tempo di lettura: 4 minuti
Non chiamateli punk! Con i Damned a Berlino sul palco del Metropol

I Damned, che hanno di recente annunciato un concerto celebrativo a Londra dove in aprile festeggeranno a Wembley i loro cinquant’anni di carriera, al ritorno da un tour in Nord e Sudamerica hanno tenuto due live in Germania, uno ad Hannover e l’altro a Berlino. Nella capitale il gruppo di Dave Vanian e Captain Sensible ha suonato nel glorioso Metropol di Schöneberg dove il 6 luglio scorso abbiamo avuto modo di assistere alla loro esibizione carica di energia. Vi raccontiamo come è stato lo show di quella che assieme a Sex Pistols e The Clash è una delle più importanti e influenti band della scena londinese fra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta.

I Damned sul palco del Metropol di Berlino

Uscendo dalla fermata della metropolitana U2 su Nollendorfplatz appare la grigia sagoma Art Nouveau del Metropol, teatro e spazio multifunzionale che, fra alterne fortune, ha ospitato nei primi anni 80′ star della musica d’avanguardia come David Bowie, i giovanissimi U2 e Depeche Mode e anche i Litfiba che nel 1983 vi registrarono il primo album dal vivo. Nella piazza di Schöneberg, quartiere alternativo della Berlino insonne degli anni Venti, bivaccano alcuni old punks che a dispetto del tempo che passa non hanno rinunciato al loro stravagante look e a rifornirsi di birra prima di un concerto. Mentre dalla sala arriva l’eco del frizzante sound dei The Roxies da un furgone scuro a guida inglese scende un signore ancora più tenebroso che prima di entrare dall’ingresso di servizio del teatro, si intrattiene per pochi istanti ad autografare dischi ad alcuni non più giovani fans. Impeccabilmente elegante dopo neppure un’ora Dave Vanian è sul palco a fianco di Captain Sensible che annuncia “Ladies and gentlemen, how do?”. I Damned attaccano con ‘Love Song’, uno dei loro pezzi più popolari e prima traccia di ‘Machine Gun Etiquette‘ un album variegato e seminale che ha fatto epoca, che fa capire da subito che la serata sarà di quelle da incorniciare.

Perennemente fedeli al motto “ognuno si vesta un poco come le pare”, outsiders impenitenti rispetto a qualsiasi “divisa” o patente stilistica del punk tutto spille, lamette, borchie, creste colorate e riff mal suonati, il quintetto londinese, che oltre ai sempre presenti Vanian e Captain Sensible vede in formazione il ritrovato Paul Gray al basso, Monty Oxy Moron alle tastiere e Pinch alla batteria, si presenta al pubblico berlinese in gran forma. Gli enormi ed eleganti lampadari del Metropol, i palchetti superiori con uomini e donne seduti comodamente come se sul palco ci fosse Tilla Durieux, star dell’epoca d’oro del teatro, non stonano affatto con le luci ridotte all’essenziale e le vivaci prime file dove cantano e si dimenano giovani e giovanissime fans. Sembra che la sala rifletta perfettamente l’eterogeneità e le tante sfaccettature di una band che, per onorare storia e almanacchi musicali, è stata la prima dell’era della punk invasion, anticipando i più blasonati Sex Pistols e Clash, a incidere un singolo, la sempreverde ‘New Rose’, un album ‘Damned Damned Damned‘ e a partire per un tour statunitense.

Dave Vanian con alcuni fans prima del concerto

Forse ben poco importa a Vanian e soci di questa tempestività ormai datata, anche perché a ben vedere il marchio punk, in termini di stile e sonorità, se lo sono scrollati di dosso abbastanza celermente, sperimentando, esplorando e arricchendo le loro produzioni di melodie prese in prestito dal glam, dall’acid rock californiano, dal rock psichedelico (ottime in tal senso l’esecuzione al Metropol di ‘Alone Again Or’ dei Love e del bolero lisergico ‘White Rabbit’ dei Jefferson Airplane) dell‘hard rock fino ad anticipare il goth rock con quel capolavoro che è ‘The Black Album’ ben rappresentato nella scaletta del 6 luglio con ‘Curtain Call’, ‘Dr. Jekyll and Mr. Hyde’, ‘Lively Arts’, ‘The History of the World (Part 1)’ e ‘Wait for the Blackout’.

Il resto lo fanno l’energia della band, l’istrionismo e la sempreverde teatralità di Dave Vanian che ha fatto scuola (vero Dave Gahan?) con un concerto privo di cali di tensione, un costante dialogo col pubblico e una viva complicità fra i musicisti. A farla da padrona sono chiaramente i grandi classici: ‘I Just Can’t Be Happy Today’, ‘Machine Gun Etiquette’, ‘Neat Neat Neat’, ‘Fan Club’ e ‘Stranger on the Town’ sino al lungo finale con le due parti di ‘Smash It Up’.

La notte di Berlino ci inghiotte, Schöneberg somiglia ancora a quel crocevia fra est ed ovest, fra passato e presente, tanto caro a David Bowie e il Metropol con la sua mole sta ancora la, testimone di tante epoche, anche quelle tragiche del nazismo e della città divisa dal muro, quasi indifferente al tempo che inesorabilmente scorre, mentre nell’aria si sente ancora l’eco di un ex becchino che vestito da vampiro canta “I got a brand new rose in town”… e allora viene spontaneo chiedersi, “a Berlino che giorno è?”

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