Le sue opere hanno sempre avuto un potere di seduzione globale, ecco perché nel celebrare i cento anni dalla scomparsa di Giacomo Puccini, operista più rappresentato al mondo dopo Verdi, non poteva mancare Madama Butterfly, in scena a Cagliari dal 28 giugno al 7 luglio al Teatro Lirico per la chiusura della stagione, nell’allestimento originale del Teatro alla Scala acquistato dal Teatro di via Sant’Alenixedda. Un allestimento che gli amanti del melodramma ricorderanno bene per essere approdato nel capoluogo ben sette volte, dal 1985 al 2007, e che ora viene riproposto con la regia di Daniela Zedda da un’idea del famoso regista cinematografico e teatrale nipponico Keita Asari, le scene di Ichiro Takada, i costumi di Hanae Mori e le luci di Marco Filibeck, questi ultimi ripresi rispettivamente da Marco Nateri e Andrea Ledda, la coreografia di Luigia Frattaroli.
Orchestra e coro saranno diretti da Gianluca Martinenghi al suo debutto a Cagliari. Del cast farà parte Alberto Gazale, apprezzato baritono sardo nonché direttore artistico dell’Ente Marialisa de Carolis di Sassari. I soprani Monica Zanettin e Marta Mari si alterneranno nel ruolo di Madama Butterfly – Cio-Cio-San. Il nome di Monica Zanettin non è nuovo al pubblico cagliaritano: nel 2017 interpretò Amelia in “Un ballo in maschera”. Ora invece la si ascolterà nel ruolo di Butterfly. “Personaggio che ho interpretato altre volte” precisa la giovane cantante veneta, in scena il 28,30,3,5 e 7: “Sono tanti gli aspetti in lei che mi colpiscono. È una figura femminile molto particolare nell’olimpo pucciniano. Nonostante i suoi 15 anni, Madama Butterfly è cresciuta molto in fretta”.

Ha avuto qualche modello a cui ispirarsi nell’interpretazione?
“Cerco sempre una mia strada, leggendo lo spartito in maniera autonoma, ma guardo anche a grandi figure come Daniela Dessì e Fiorenza Cedolins, che in Butterfly hanno regalato delle grandissime interpretazioni”.
L’autore toscano scrisse tanto per le donne al punto che qualche critico nei primi del Novecento denunciò la “femminilità del Puccini”.
“Quello di Puccini è un femminile estremamente vero, ricchissimo e molto significativo. Anche questo fu una novità per l’epoca. Attraverso il femminile ha trattato i temi più scabrosi, più difficili: la morte in gioventù, la prostituzione per la vita agiata, la suora che si suicida, la perdita di interesse per la vita, l’incomunicabilità tra culture, una cattolica fervente come Tosca che uccide e si ammazza, e nel caso di Butterfly, mercificazione e turismo sessuale”.
La vocalità pucciniana è molto complessa anche se all’ascolto può sembrare facile. Ci sono passaggi complicati dal registro grave a quello acuto…
“La sua scrittura è di grande immediatezza ma esigente dal punto di vista tecnico, perché spesso per pagine e pagine abbiamo un canto colloquiale che verte nella prima ottava, grandi frasi e arcate con una orchestrazione piuttosto rilevante nelle quali bisogna sfogare bene il suono e si adattano a ogni passaggio. Una scrittura che non è sempre stata uguale. In Puccini c’è un perfezionamento nel corso della produzione delle composizioni”.
Le opere pucciniane rappresentano un caso unico di work in progress.
“Da compositore molto scrupoloso quale era, cercava la perfezione come tutti i grandi. Poi era anche un uomo di teatro, quindi sapeva bene quello che sul palcoscenico funzionava o non funzionava”.
La bellezza fisica vince anche nella lirica? Un bell’aspetto può finire per scavalcare una bella voce? Il celebre soprano americano di origine cubane Lisette Oropesa, ha ammesso di essersi sottoposta a una cura dimagrante perdendo 40 chili perché la scartavano alle audizioni.
“Probabilmente è dovuto al fatto che ormai viviamo in una società in cui l’immagine conta molto. Conta il tuo corpo, come ti vesti, ti muovi, e anche il teatro recepisce questi contenuti. Ad ogni modo, sono certa che nessuno andrebbe a vedere un’opera dove gli interpreti sono belli ma dalle voci modeste. Sono convinta che questo mestiere bisogna saperlo fare e le abilità vocali contano sempre moltissimo”.
È stata Aida, Tosca, Violetta, Desdemona, Leonora, Mimì, Nedda, Fiordiligi: chi le piacerebbe interpretare?
“Elisabetta del Don Carlo verdiano e Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea”.
Con quali altri repertori vorrebbe confrontarsi?
“Con il repertorio da camera di autori come Massenet, Poulenc, Berlioz, Fauré, Duparc, Mozart, Schubert”.
Quando non è impegnata sul palcoscenico che musica ascolta?
“Veramente di tutto. Dall’elettronica di Aphex Twin al rock progressive dei Gong e altra musica degli anni Settanta”.
E laureata alla Ca’ Foscari di Venezia in Conservazione dei Beni Culturali.
“Dove però non ho seguito l’indirizzo archeologico perché amo molto l’arte contemporanea. I miei studi si sono indirizzati verso il moderno”.
La foto di Madama Butterfly in anteprima è di Priamo Tolu