L’efficacia promozionale della settima arte è sempre passata attraverso le locandine pubblicitarie, un elemento complementare che ancora oggi, nonostante la presenza massiccia di trailer e teaser nelle sale, in tv e on line, conserva ancora un importante ruolo e anche un discreto fascino. Una piccola collezione di manifesti e locandine che raccontano il cinema sardo negli anni ’60 e ’70 raccolta dal giornalista Giovanni Sanna, si può visitare in questi giorni al T Hotel di Via dei Giudicati a Cagliari, all’interno del programma della settima edizione del Babel Film Festival.

Forse sono finiti i tempi di quando i più agguerriti cinefili tappezzavano le loro camerette con le effigi dei cult movie o i manifesti dal sapore retrò trovavano ampia ospitalità sulle pareti dei bar e dei locali notturni. Chi non ricorda a Cagliari il negozio specializzato di via Dante dove, sino ai primi del millennio, anche il cliente più meticoloso poteva soddisfare anche le esigenze più singolari e nostalgiche?
Tuttavia, il vintage puntualmente ritorna anche nelle grafiche di promozione cinematografica attuali – basta pensare alla locandina del recentissimo ‘I Giganti’ di Bonifacio Angius – in film che seppur guardando al futuro, in un modo o nell’altro, si sentono quasi in dovere di tributare i maestri del passato. Niente di nuovo, sia ben inteso, lo stesso Kubrick infarciva le sue pellicole di citazioni prese in prestito dal cinema che fu, per non parlare poi di Quentin Tarantino.
Anche l’esposizione “Manifesto del Cinema Sardo” è un atto d’amore, più che di nostalgia, da inquadrare in tal senso. La raccolta di Sanna si concentra in due decenni nei quali varie località dell’isola si trasformano in piccole Hollywood, dove vengono girati decine di film. Il periodo coincide con quello dell’evoluzione delle neo-avanguardie con la fotografia che torna a farla da padrona anche nelle locandine, che, come elemento di attrazione propongono al potenziale spettatore alcuni fotogrammi della pellicola.
La raccolta si concentra con i film che hanno segnato quell’epoca. Si va da ‘Banditi a Orgosolo’, la pluripremiata opera prima di Vittorio De Seta girata con l’ausilio di attori non professionisti a ‘Sequestro di Persona’ di Gianfranco Mingozzi con Franco Nero come protagonista. Come si evince dai titoli, sono film che fanno parte di una lunga serie “a carattere sardo”, che quasi sempre affrontano tematiche sociali strettamente connesse con l’isola in quel periodo storico e nel passato. Di quel filone sono presenti nella mostra le locandine di: ‘Padre Padrone’ dei fratelli Taviani, opera tanto acclamata, premiata a Cannes, ma anche aspramente criticata e in seguito rivalutata, tratta dall’omonimo libro di Gavino Ledda; ‘Barbagia, la società del malessere’, di Carlo Lizzani, che riprende il titolo del saggio del giornalista Peppino Fiori per raccontare le gesta di Graziano Mesina e Miguel Atienza interpretati da Terence Hill e Don Backy. Non poteva mancare ‘Una Questione d’Onore’ di Luigi Zampa, film del 1965 con Ugo Tognazzi, girato a Orosei e in altre località, che, pur basandosi su un fatto di cronaca realmente accaduto, non solo provocò vive proteste ma venne sequestrato dalle procure di Cagliari, Torino, Genova e Grosseto, poiché ritenuto “offensivo del comune senso del pudore”. Lo scandalo tuttavia giovò al film, dissequestrato dopo alcune settimane, suscitando tanto clamore quanto curiosità, che attirarono al cinema migliaia di persone. Tuttora è una delle più redditizie pellicole della storia del cinema a “tema sardo”.

Altro film che fece parecchio rumore – sembra quasi una costante del cinema isolano – e fu duramente contestato e boicottato è ‘Uomini Contro’ di Francesco Rosi con un grande Gian Maria Volonté e un giovanissimo Mark Frechette. Pur essendo girato interamente in Jugoslavia, racconta le vicende dei soldati sardi durante la Prima Guerra mondiale, interpretando liberamente il romanzo di Emilio Lussu, ‘Un anno sull’altipiano’, attraverso una lettura pacifista e antimilitarista. Il regista venne denunciato dall’esercito italiano per vilipendio.
C’è spazio anche per l’olbiese Piero Livi, autore, fra gli altri, anche di ‘Pelle di Bandito’ e ‘Sos Laribiancos – I Dimenticati‘, che alla mostra appare con ‘Dove volano i corvi d’argento‘ del 1977, riprendendo il tema dei sequestri di persona legati al mondo agropastorale, stesso tema affrontato in ‘I Protagonisti’, diretto da Marcello Fondato su soggetto di Ennio Flaiano e candidato al Festival di Cannes che però in quell’anno venne sospeso in conseguenza ai fatti del “Maggio Francese”.
Se c’è una pecca da cercare in questa mostra, altamente rappresentativa di quel periodo, è l’assenza di manifesti e locandine di alcuni film di caratura internazionale come ‘La scogliera dei desideri’ di Joseph Losey con Liz Taylor e Richard Burton; altri di ambientazione cittadina come ‘La Calda Vita’ di Florestano Vancini con Catherine Spaak. Sarebbe stato bello vedere anche qualcosa della western mania che in quegli anni caratterizzò il piccolo borgo di San Salvatore di Sinis, di altre zone della costa ovest e della Gallura, come ‘Giarrettiera Colt’, ‘Trenta Winchester per El Diablo’ e ‘Dejueyo’, o San Pantaleo trasformata nella Bolivia degli ultimi giorni di ‘El Che Guevara’, con uno dei primissimi film girati sul rivoluzionario argentino da Paolo Heusch nel 1968.
Chiaramente è comprensibile che non si riesce ad arrivare a tutto per motivi di spazio, per scelta artistica o per la difficile reperibilità del materiale dell’epoca, ma – per una di quelle strane coincidenze che riserva la vita – c’è un’assenza che, oggi più che mai, si sente maggiormente. Per questo ci è difficile “perdonare” alla mostra la mancanza di ‘Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto’ di Lina Wertmüller, la regista che proprio oggi ha lasciato il mondo dei vivi e alla quale dedichiamo il nostro commosso saluto.


