Una carta deontologica per rappresentare in maniera corretta la disabilità, con le parole giuste e le opportune indicazioni da usare nelle cronache giornalistiche: la Carta di Olbia, documento elaborato dall’associazione Giulia Giornaliste insieme alle associazioni che si occupano del tema, è stata presentata ieri in anteprima a Cagliari con un evento organizzato dall’Ordine dei Giornalisti della Sardegna a cui ha partecipato Carlo Bartoli, presidente nazionale dell’Ordine, Susi Ronchi, presidente di Giulia Giornaliste, Simonetta Selloni, neo eletta alla guida dell’Assostampa Sardegna, Celestino Tabasso ex presidente Assostampa e Francesco Birocchi, presidente dell’Odg Sardegna.
Il testo prende spunto dalla Convenzione dell’Onu sui diritti delle persone con disabilità ratificata dall’Italia nel 2009, che riconosce come il concetto della disabilità “è il risultato dell’interazione tra persone con menomazioni e barriere comportamentali e ambientali, che impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione alla società su base di uguaglianza con gli altri”. Tra gli impegni che l’Onu chiede agli Stati, quello a “Sensibilizzare la società nel suo insieme, anche a livello familiare, sulla situazione delle persone con disabilità e accrescere il rispetto per i diritti e la dignità delle persone con disabilità”, “Combattere gli stereotipi, i pregiudizi e le pratiche dannose concernenti le persone con disabilità, compresi quelli fondati sul sesso e sull’ età, in tutti gli ambiti” e incoraggiare “Tutti i mezzi di comunicazione a rappresentare le persone con disabilità in modo conforme agli obiettivi della presente Convenzione”.
La disabilità non è dunque la patologia, ma l’effetto di un contesto ambientale e sociale; la persona, e non la sua disabilità, dovrebbe essere quindi al centro della comunicazione. Un concetto ben espresso da Francesca Arcadu, vicepresidente Uildm e fondatrice Gruppo Donne UILDM e collaboratrice di Nemesis Magazine, che durante la serata ha ricordato che spesso la disabilità è raccontata nelle cronache anche quando non è il focus del racconto, dunque elemento non pertinente alla narrazione ma spesso utilizzato per suscitare pietismo: “Importante dunque capire subito se il dettaglio della disabilità sia giornalisticamente rilevante – ha sottolineato Arcadu – diversamente non è indispensabile raccontarlo. Se invece il giornalista o la giornalista ritengono sia rilevante, occorre sempre fare riferimento alla persona: ‘persona con disabilità’, ‘persona sorda’, ‘persona con sindrome di down’. Per agevolare il lavoro giornalistico, la Carta contiene un glossario con le parole corrette e quelle da evitare, a partire dalle formule eccessivamente cariche di pathos, come ‘madri coraggio’, ‘bambini speciali’, ‘costretto/ridotto su sedia a rotelle’, ‘nonostante la disabilità’ che tendono a rappresentare una realtà parziale e distorta.
Il presidente dell’Ordine nazionale dei Giornalisti ha accolto con favore la nuova Carta, elaborata da Giulia Giornaliste in collaborazione con Francesca Arcadu per Uildm, Veronica Asara di Sensibilmente ODV e Sara Carnovali, avvocata, Phd in Diritto costituzionale: “In questo momento c’è un gruppo di lavoro che sta riscrivendo il Testo Unico dei Doveri del Giornalista, risalente al 2016 (qui il documento) – ha sottolineato Bartoli – per semplificarlo e snellirlo; mi impegnerò a portare sul tavolo anche la Carta di Olbia vista la delicatezza e importanza del tema nella nostra professione”.
(nella foto di Giuseppe Murru, Francesca Arcadu illustra il documento)