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Il posto fisso: carte false pur di timbrare un cartellino?

Di Agostina Urpi
15/05/2021
in il luogo comune, Rubriche
Tempo di lettura: 3 minuti
Il posto fisso: carte false pur di timbrare un cartellino?

Si può considerare ancora l’agognata chimera, la maggiore ambizione, il desiderio più sfrenato della cosiddetta classe media?

Risultati dei sondaggi, ricerche di mercato e interviste telefoniche sono tutti piuttosto concordi nell’affermare che il mito del posto fisso sia duro a morire, anzi, sia sempre molto ambito.

Ma analizzando meglio i singoli risultati del web cosa emerge? Ad esempio, dallo studio condotto dall’Osservatorio SWG sembrerebbe che i giovanissimi tra i 18 e i 24 anni siano la fascia d’età che maggiormente sente di dover contare sulla stabilità di un impiego “fisso”. Non sarà, per caso, che potrebbe essere l’unico modo di ottenere un contratto d’affitto e non essere l’ennesimo esempio di “bamboccione”? O essere ancora uno dei capisaldi per poter varcare la soglia di un istituto di credito e chiedere un finanziamento?

A rafforzare questa tesi una banalità ancora più stereotipata viene riproposta puntualmente: il posto fisso, possibilmente nella Pubblica amministrazione, è particolarmente ricercato – gradito – al Sud.

La fonte è l’analisi delle più frequenti ricerche online, eseguita dall’Osservatorio del portale SudLavoro.it, dalle quali emerge che gli annunci di lavoro sono la consultazione più reiterata nel meridione; si considera, dunque, sintomatico, che tali annunci vengano scandagliati tutti puntualmente, e che tra le dieci ricerche più frequenti ben sette siano relative ai bandi di concorso (che per definizione sono appunto riferibili al settore pubblico, rendendo inconfutabile l’originaria affermazione).

Come se in un periodo dove il livello di disoccupazione nazionale che si attesta, a marzo 2021, al 10,1%, e al 33% specificatamente tra i giovani, con uno spaccato che evidenzia un livello di inoccupazione tra i 15 e i 64 anni pari al 37% della popolazione (fonte Istat) non sia motivo sufficiente per buttare un occhio agli annunci di lavoro!

(scene da ‘L’attimo fuggente’ e ‘The wolf of wall street’)

Tra le professioni più ambite, tralasciando il sempreverde insegnamento che potrebbe essere più riconducibile ad uno spirito di emulazione del “O capitano! mio Capitano!” di Whitman, i cui versi sono stai resi celebri dal film ‘L’attimo fuggente’, si trovano quello di imprenditore – voglio essere padrone di me stesso – influencer – voce tra le più cercate sui motori di ricerca, e social media manager. Non propriamente per chi abbia velleità di routine o stabilità!

Esistono così tante nuove professioni, frutto della volontà di dar voce alle proprie attitudini, al proprio estro e alla propria inventiva, che è davvero impensabile ci sia una domanda di lavoro che possa stabilizzare una professione in via di definizione; ed è davvero improbabile che chi ha creato una professione voglia standardizzarne l’esercizio.

Si afferma, poi, che il post pandemia Covid-19, e la crisi economica che si è acutizzata, renda l’argomento sempre più caro all’italiano medio.

Eppure sono sempre più diffuse quelle professioni tanto lontane dal posto fisso, come il naturopata, il life coach, l’outdoor personal trainer, gli stewart di spiaggia. E che dire delle professioni olistiche? Così fuori da ogni schema, tanto articolate quanto difficili da spiegare. Cura del benessere, crescita personale, risveglio della coscienza, etc. Quel che è chiaro è che esistono dei corsi di formazione per gli operatori olistici; la loro successiva collocazione nel mondo del lavoro non potrà non essere all’altezza di esigenze di flessibilità.

Anche oltre oceano la tendenza sembra comunque quella di rifuggire la stabilità, l’orario da rispettare, la certezza del luogo e del compenso. Alcuni drive-in della McDonald’s, il colosso americano dei fast food, sono talmente tanto a corto di personale che garantiscono un compenso di 50 dollari (circa 40 euro) a chi sia disponibile a partecipare ad un semplice colloquio di lavoro. Ciononostante la penuria di candidati non accenna a diminuire.

(scena del film ‘Quo Vado’)

Se avesse dato retta al luogo comune anche il custode dell’Isola di Budelli, sarebbe valsa la pena ipotecare anni di mare incontaminato, sabbia rosa e panorami che riempiono lo sguardo per timbrare il cartellino?

Difficile da credere.

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Commenti 2

  1. Agostina Urpi says:
    4 anni ago

    Caro Sardinex, felice di ritrovarti, sempre appropriato e con dei contributi che in parte supportano, in parte smentiscono quanto proposto nel pezzo. Che così ha raggiunto il suo scopo: definire se, intanto, ci sia un luogo comune sull’argomento, e se questo si possa sfatare o se si debba confermare.
    Utile l’excursus sulle varie vicende politiche che hanno portato all’attuale situazione e che esprime piuttosto bene il tuo pensiero, oltre a riassumere altrettanto bene la scelta obbligata che molti si ritrovano a fare.
    A me piace pensare che chi protende per un lavoro flessibile lo faccia per seguire un’idea che non si presta a stabilizzazione perché in continua evoluzione; la triste verità, spesso, è un’altra.
    P.S. il posto a Budelli credo sia ancora vacante!

    Rispondi
  2. Sardinex says:
    4 anni ago

    Eh sì, beato il Guardiano dell’Isola di Budelli, che lontano da tutto e tutti, in beata solitudine nel suo paradiso naturale, ha avuto la fortuna di restare al di fuori del dibattito sul posto fisso andato divampando in particolare nell’ultimo decennio.
    Eh sì, beato lui che con tutta probabilità nulla ha saputo riguardo all’endorsement di Massimo D’Alema in favore del lavoro flessibile (era il lontano 1999). Sì sì, D’Alema, esatto, quello che era comunista, quello in barca a vela, “Mister Fu Fu” (copyright Striscia la Notizia).
    E mi auguro ancora non gli sia giunta eco circa la “noia” manifestata da Mario Monti sempre riguardo al posto fisso, -Non esiste più, i giovani si abituino- sanciva l’elegante Senatore a vita avvolto nell’eleganza del suo bocconiano loden.
    Spero poi vivamente nessuno gli abbia mai riferito di un tale noto con l’appellativo di Innominabile, che dall’alto dello scranno più eminente del “più migliore” partito “de Sinistra”, parlando ai suoi epigoni giunti alla vecchia Stazione della Leopolda, sentenziò nel 2014 che -Il Mondo è cambiato, il posto fisso non esiste più- .
    -E’ cambiato il pit-stop- aggiungeva, qualsiasi cosa abbia voluto dire.
    A tale minaccia fece poi seguito l’emanazione di un decreto-legge noto col nome di “Jobs Act”, il quale fece a pezzi l’articolo 18 e di conseguenza la tutela principe in favore dei lavoratori, e cioè l’impossibilità a essere licenziati senza giusta causa. Il Segretario del Pd, capite? Nemmeno B. arrivò a tanto.
    Eh sì, caro Guardiano dell’Isola di Budelli, io spero nessuno ti abbia mai parlato di tutto ciò, sono fatti che minano la tranquillità per quanta rabbia suscitano .
    Mi fa piacere leggere nell’articolo oltre alle tante curiosità (Mc Donald’s che paga gli aspiranti paninari è clamorosa), che nonostante il “posto fisso” sia considerato sempre più una chimera, tanti ancora pervicacemente ci credono, senza scoraggiarsi, insistendo nonostante tutto.
    Illusi loro o in torto colui il quale ieri tradiva il suo elettorato di riferimento e oggi ciancia di un neo-rinascimento dell’Arabia Saudita alla quale invidia il basso costo del lavoro? Ai posteri l’ardua sentenza, amen.

    Link per non dimenticare:
    https://www.youtube.com/watch?v=Vs7FZPLDJhg

    Rispondi

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