Il titolo Annotu sintetizza la missione della nuova idea di Marilisa Piga e Nicoletta Nesler del progetto Lunàdigas. Prendere nota, mettere in archivio. E quello che abbiamo sotto gli occhi è infatti una raccolta di cinquanta videotestimonianze con i protagonisti – padri, madri o persone che hanno deciso non esserlo – che affrontano i temi della genitorialità.
Dopo il webdoc del 2015 e il film Lunàdigas del 2016, concepiti come un’indagine sulle motivazioni che stanno alla base della scelta di molte donne di non essere madri, questa nuova fatica arricchisce il progetto lanciato nove anni fa. Partiamo dal termine citato, lunàdiga. Questa parola fa parte del patrimonio storico lessicale della nostra terra: nella cultura pastorale indica le pecore che, pur essendo fertili, per motivi sconosciuti non figliano. ”A volte per una stagione sola, a volte per sempre”, si legge nel sito di Lunàdigas. Nei vocabolari troviamo risposte fraseologiche che lo confermano: “ebba lunàdiga”, “brebè lunàdiga”, “chi non bi fizolat” etc.
Qui però abbiamo una risemantizzazione, portata avanti anche con autoironia. E di fronte ad aggettivi discriminatori come ‘mule’, ‘rami secchi’, ‘incomplete’, ‘egoiste’ o ‘diverse’, lunàdiga si conferma un termine senza negazioni né pregiudizi. Risemantizzando, quindi, il focus si sposta sul libero arbitrio, su chi decide di sua sponte di non procreare.
In ogni caso nel progetto Annotu l’elemento ‘materno’ pemane perché la nostra lingua (nelle sue varianti da nord a sud) è il veicolo narrativo principale insieme ad altri codici linguistici dell’isola: l’algherese (il catalano della città del corallo); il turritano (parlato a Sassari, Porto Torres, Sorso e Stintino); il gallurese; il tabarchino (utilizzato nell’arcipelago sulcitano).
Le narrazioni sono state sottotitolate in inglese e anche nella versione per persone sorde, “così da rendere ulteriormente accessibile il materiale”, spiegano Marilisa Piga e Nicoletta Nesler. “È verosimile che Annotu possa diventare un archivio storico dinamico che conserva le voci, gli accenti, le mode e le opinioni del periodo in cui sono stati raccolti i dati, fornendo una risorsa preziosissima per le generazioni future”, proseguono le autrici. “Questo – aggiungono – non solo rende i contenuti più attraenti e memorabili ma può anche stimolare una maggiore comprensione e sensibilizzazione su temi complessi e personali come essere o non essere genitori”.
Ecco quindi che troviamo testimonianze diverse tra loro, ma unite dalla filosofia del progetto. C’è una coppia carlofortina (i Pimpini) che in assenza di un vero e proprio parentado ha deciso di rendere parenti della loro unica figlia i loro amici. C’è Carolina, una donna che pur ammettendo di non riuscire a immaginarsi senza prole riconosce il diritto di ogni donna alla libera scelta. E tanti altri.
La ricerca audiovisuale Annotu è lo spin-off dell’Archivio vivo di Lunàdigas, passo successivo al film del 2016 selezionato in trenta festival internazionali del cinema (e premiato come miglior pellicola in sei di questi). Numerosi gli obiettivi perseguiti: “l’approfondimento del progetto di ricerca sulla genitorialità condotta da tempo dall’associazione Lunàdigas; la promozione dell’audiovisivo come strumento per la cura e la valorizzazione della memoria, del racconto personale e del multilinguismo; la valorizzazione e promozione del racconto di sé come pratiche di conoscenza, strumento di esplorazione e ascolto, veicolo di empowerment nella definizione identitaria personale e comunitaria sino alla promozione dell’accesso alle opportunità di utilizzo della cultura con particolare attenzione alle fasce sociali più svantaggiate e alle giovani generazioni offrendo la traduzione, la sottotitolatura, la declinazione audio e video dei contenuti in funzione delle disabilità visive e uditive”.
Oltre alle due autrici hanno partecipato al progetto Tore Cubeddu (Eja tv, Terradepunt srl che ha realizzato le riprese), Silvia Moretti (archivista, ricercatrice), Daniela Travaglini (traduttrice), Amos Cardia (ricercatore e responsabile linguistico del progetto), Giusy Salvio (ricercatrice, responsabile comunicazione), Idee digitali (società che ha curato la post produzione). Annotu è stato realizzato con fondi del bando Studi, Ricerche e progetti di sperimentazione sui nuovi linguaggi e tecnologie audiovisive della Regione Autonoma della Sardegna.