Andare avanti vuol dire tante cose, tra cui una secondo me molto bella, ovvero osservare sempre con occhio critico tutto ciò che si trova davanti a noi, indipendentemente da bias vari, pregiudizi, con grande attenzione alla novità.
Ed uno dei più brutti pregiudizi che può esistere nel modo artistico è quello di dover per forza di cose dosare in maniera tossica le attenzioni verso la discendenza dei grandi nomi d’arte, sia che questa sia interessata o meno a proseguire le orme paterne o materne o comunque di parentela, oppure invece no; sapendo come vanno le cose quindi, come è giusto, vediamo di concentrarci nello spazio della bellezza e non in certo in quello della tossicità.
Bene, in questo caso è tutto più facile, dopo i primi singoli pubblicati tra il 2022 ed il 2023, Stella Rose, figlia di Dave Gahan e di Jennifer Sklias, porta alla luce la sua prima opera solista, quel ‘Eyes Of Glass’ che si dimostra veramente un ottimo album.
Eh si, perché già di suo non è facile riuscire a confezionare un buon album, figurarsi se il fardello della propria origine è quello prima menzionato. Insomma, come risolvere tale forte questione? Usando nella maniera migliore i giusti canali, i giusti mezzi, come la produzione di Yves Rothman, sfruttare la propria genetica, mischiarla ad una forte personalità, quindi tirar giù un album sfrontato, diretto, a volte chiaramente di pancia, a volte un po’ grezzo, di sicuro molto reale.
Perché “Eyes Of Glass” è questo, un album molto concreto, come si dimostra in “Faithful”, variegato e con quel pizzico di maledizione che non può che risiedere che nel proprio dna.
Già “Muddled Man” da sola varrebbe il prezzo sia di un live sia di un club set ma sarebbe un errore valutare l’album solo dai pezzi più dinamici perché il talento di Stella Rose emerge anche nei momenti quasi da crooner come in “Clean” dove l’evidenza della classe paterna è enorme senza però contrastare, scimmiottare, bensì plasmarsi in una nuova dimensione, come se uno spirito eterno si trasportasse nelle diverse generazioni rimodulandosi ogni volta nella maniera più appropriata.
“Pray” e, soprattutto “Angel” sono la chiusa ideale di questi primi passi nel mondo dell’arte che, vista la potenza e l’eleganza, si preannunciano come soltanto i primissimi di un lunghissimo e variegato viaggio.
ASCOLTA ‘EYES OF GLASS’ SU SPOTIFY
GUARDA IL VIDEO DI ‘ANGEL’ SU YOUTUBE