Chissà se sorriderebbe davanti a un’ipotetica torta di carne umana mostrando le sue tre file di denti il bestione degli abissi che da ormai 50 anni attrae e spaventa ogni essere umano che si accinga a tufffarsi in mare.
“Lo squalo” è un film divenuto cult sin dalla sua prima comparsa al cinema, un successo così straordinario da lasciare senza fiato l’intero cast, la produzione e ovviamente il giovane regista Steven Spielberg al quale toccarono l’onere e l’onore di dirigere la pellicola. Con un budget iniziale di 4 milioni di dollari il film ne incassò 480 strabiliando la concorrenza in giro per il globo.
Un po’ di storia
Quando il 20 giugno 1975 la pellicola arrivò nelle sale cinematografiche la fatica fu ampiamente ripagata: gli attori e le attrici fecero grande presa sul pubblico e lo aiutarono a immedesimarsi nel dramma, la strategia della tensione del vedo/non vedo conquistò tutti, al punto che vinse tre premi Oscar per miglior montaggio, migliore colonna sonora e miglior sonoro. Premi che gli valsero anche il 48esImo posto nella classifica dei cento film più importanti secondo l’American Film Institute.
Ispirato al romanzo “Jaws” di Peter Benchley “Lo squalo” è un concentrato di successi nei successi, frutto di intuizioni geniali dettate dalla creatività ma anche dalle circostanze avverse. Girato per la prima volta in mare aperto presentò subito una difficoltà apparentemente insormontabile: il modello meccanico costruito da Martha’s Vineyard risultò goffo e innaturale, da qui l’idea vincente di mostrare molto poco del terrore dei mari e di suggerire la paura in modo più sottile, accrescendo l’ansia. Per completare l’effetto tensione John Williams creò il semplicissimo tema della colonna sonora con due note implacabili, note che noi tutti canticchiamo ancora in vista di un pericolo: una vera sinfonia dell’orrore!
Denti da latte? Non esattamente
È la genesi di un mito in continua espansione: dopo i sequel non firmati da Spielberg, “Lo Squalo 2” (1978), “Lo Squalo 3-D” (1983) e “Lo Squalo 4 – La vendetta” (1987) la saga del pescecane assassino si è evoluta in mille strade che attingono alla realtà della crisi climatica e dell’inquinamento globale (come il recente “Under Paris”) e i vari episodi dedicati al ritorno dei megalodonti, fino a toccare vette di trash nel più puro stile kitsch americano con i vari “Sharknado” e simili. A due teste, tre e addirittura cinque, lo squalo lotta con coccodrilli giganti, sottomarini nucleari, piovre mostruose e naturalmente persegue la sua missione di divoratore di uomini insegnadoci alcune lezioni. Ad esempio: se sei un ragazzo nero in una comitiva di bianchi è molto probabile che tu sia il primo ad essere mangiato; stesso discorso se sei una bionda dalle lunghe gambe e, in preda a torrida passione estiva, ti apparti con il tuo fidanzato sbruffone per spegnere i bollori con un bagno di mezzanotte: il tuo destino è segnato baby e quelle belle gambette a breve ti diranno “ciao ciao” diventando come steli di sedano in un bloody Mary!
Un tuffo? Forse dopo, ho appena mangiato
Insomma, tra effettive geniali scoperte, creatività e ingegno, stereotipi e luoghi comuni, e una moltitudine di pellicole ben oltre i limiti del ridicolo, lo squalo continua a imporsi nell’immaginario collettivo, a spaventare e attrarre, basta pensare alle migliaia di turisti che partecipano ai tour in barca per poterli alimentare o che si immergono nelle gabbie per poterli ammirare da vicino sfidando il pericolo.
In ogni caso, visto il cambiamento climatico in atto e il conseguente riscaldamento del pianeta, tante specie, tra cui proprio gli squali, sono ormai presenze non proprio abituali ma neanche rarissime nelle nostre acque. Pensateci quando domenica deciderete di nuotare fino alla boa per scaricarvi dalla settimana lavorativa. Buon bagno, e che non sia di sangue.










