Carbonia, nel nome di un festival del cinema; Carbonia che si guarda, forse si ritrova, si interroga e si celebra. Scegliere di non sfuggire ai paradossi di una città come questa e di un territorio come il Sulcis, per dare vita a un’iniziativa culturale, significa coltivare il coraggio, oltre ogni esercizio di stile, e lavorare con profondità, per creare un messaggio e un abbraccio per la comunità. Ed è proprio questo il Carbonia Film Festival: uno spazio per raccontare la trasformazione, perché non è mai davvero una questione di cambiamento, ma di saper vedere le cose, come stanno e come potrebbero essere, dare voce e spazio. Del festival, in città dal 13 al 17 novembre sotto la direzione artistica di Francesco Giai Via, abbiamo parlato con Moreno Pilloni, direttore del CSC Carbonia della Società Umanitaria – La Fabbrica del Cinema, che ogni anno ne cura l’organizzazione. Il nostro è stato un dialogo aperto tra passato, presente e futuro di una manifestazione che guarda avanti, con una forte visione e radici ben salde.
Intimità e accoglienza al cuore del festival
Con circa 1900 presenze complessive, il Carbonia Film Festival ha celebrato un’edizione molto partecipata e sentita; le iniziative collaterali organizzate durante l’anno, unite all’attenzione dedicata ai giovani hanno rafforzato il dialogo con gli spettatori: “Oltre alla proposta culturale messa in campo – ha sottolineato il direttore – l’aver organizzato diversi momenti di richiamo del festival, appuntamenti che hanno avvicinato il pubblico alle sue tematiche, ha contribuito a creare attenzione verso la manifestazione. Abbiamo inoltre potenziato l’intervento verso gli studenti del territorio, organizzando anche il trasporto alle nostre sale di classi delle scuole di alcuni Comuni limitrofi a Carbonia”.
Uno degli aspetti più interessanti del festival è la capacità di abbattere le barriere tra ospiti, pubblico e staff; per conservare questa dimensione di intimità, nonostante la crescita dell’evento, Pilloni sottolinea l’importanza di un’organizzazione che lavori in armonia e con passione, capace di trasmettere ai suoi ospiti un senso di accoglienza e tranquillità; “ci piace che si sentano (e che facciano sentire noi) accolti e parte di una realtà che opera in serenità e con la voglia di confrontarsi e arricchirsi reciprocamente”. Non a caso, quando abbiamo chiesto al direttore di condividere con noi un momento rappresentativo dello spirito del Carbonia Film Festival, ha scelto di raccontare un aneddoto con protagonisti Silvia Luzi e Luca Bellino, due ospiti che avevano partecipato a un’altra edizione della manifestazione e che, incontrandolo, lo hanno abbracciato affermando di sentire Carbonia e il Festival come una seconda casa.
Cultura e sviluppo economico, il doppio impatto del festival
Il festival trasforma ogni anno Carbonia in un centro che pulsa di creatività, con un impatto che va oltre la dimensione culturale grazie alla valorizzazione di spazi pubblici e attività commerciali. “L’impatto economico, in un periodo di cosiddetta ‘bassa stagione’, è inevitabile. La manifestazione – ha spiegato Pilloni – contribuisce ad attivare un piccolo ma significativo indotto economico fatto di ospitalità, professionalità e, perché no, di ritorno in immagine per la città di Carbonia”. Del resto, il CFF solo quest’anno ha collaborato con sette ristoratori, tre strutture ricettive, due locali, tre scuole superiori e oltre venti professionisti tra tecnici, fotografi e social media manager, staff organizzativo, addetti all’accoglienza, maschere e autisti; il risultato è una ricaduta sul territorio fatta di relazioni e nuove competenze.
Una città in fermento
La storia della città, tra resilienza e trasformazione, si riflette nello spirito del festival. Nonostante le difficoltà economiche, Carbonia continua a investire nella cultura come leva per il miglioramento: “è una città unica nel suo genere, con un potenziale legato alla sua giovane età, alla sua architettura e alla sua particolarità rispetto alle altre città sarde – racconta il direttore – un luogo dove ogni settimana si organizzano iniziative culturali, sociali e sportive di qualità. Qui sono nati artisti, musicisti, sportivi di livello, e si sono create alcune tra le cooperative più forti della Sardegna. Tuttavia, per via di alcune scelte sbagliate, non si è riusciti a salvaguardare un livello occupazionale adeguato”. Eppure, Carbonia continua a reinventarsi: “In perenne lotta per la sopravvivenza economica, investe, tra mille difficoltà, nella riconversione in città dei servizi e della cultura. Lo sforzo dell’intera comunità e delle diverse amministrazioni comunali in questa direzione è la via giusta”.
Cinema, musica (con il concerto di Dente, uno dei musicisti più influenti del cantautorato italiano e i dj set nei locali cittadini), incontri e narrazione del territorio: il festival, ci ha spiegato Pilloni, è pensato per “far sentire in maniera forte la sua presenza, non solo nelle sale cinematografiche ma in tutta la città, nei locali e per le strade. I cittadini devono accorgersi che in quei giorni sta avvenendo qualcosa di diverso dal solito. Devono respirare un clima di internazionalità. Devono sentirsi parte di un evento che appartiene a tutta la comunità”.
Un ponte tra Carbonia, il Sulcis e il mondo
E il festival, in effetti, ha dato spazio a temi internazionali con ospiti come Mohamed Jabaly: “la manifestazione ha sempre dato grande importanza all’attualità e, attraverso la visione di un film e la voce del suo autore, si riesce ad avere un affresco sul Paese o sullo scenario descritto, in un territorio dove non sono tantissime le occasioni di confronto, fuori dal mainstream, sui temi caldi di ‘oltre confine’. Nata come Mediterraneo Film Festival nel 1999, la manifestazione aveva l’obiettivo di creare connessioni tra i paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo; in seguito, ha ampliato il suo sguardo verso l’intero globo, accogliendo ospiti provenienti da tutti i continenti e uno sguardo attento a diversi modelli sociali, culture, tradizioni e, purtroppo, conflitti”, ci ha raccontato Pilloni.
Guardare oltre confine non significa dimenticare di puntare i riflettori sul territorio, raccontato, per il festival, dalla terza edizione del Carbonia Cinema Giovani Filming Lab che si concluderà il 25 novembre, con protagonisti giovani filmmaker impegnati nella realizzazione di un documentario. Sui risultati raggiunti negli anni, il direttore ha affermato che “fin dall’edizione 2022, la prima, si è offerta un’importante occasione formativa ai partecipanti. Il fatto di essere poi riusciti a raccontare il territorio attraverso la realizzazione di due film collettivi (il terzo è in cantiere) sotto la guida del regista Daniele Gaglianone e che questo abbia avuto una visibilità nazionale, attraverso la sua programmazione in festival e contesti noti e partecipati, come avvenuto con il film “Come scintille nel buio”, ha contribuito a far conoscere la Fabbrica del Cinema fuori dalla Sardegna”.
La mostra fotografica “Sguardi Plurali per un’Italia Plurale”, visitabile fino al 23 novembre, poi, racconta storie di inclusione attraverso gli occhi di giovani autori con un bagaglio personale migratorio; “il festival – nota Pilloni – è da sempre incentrato sui temi del lavoro e delle migrazioni. Non a caso si svolge in una città fondata sull’immigrazione di genti provenienti da tutta Italia che hanno fatto di questo melting pot un valore aggiunto”.
Il futuro del festival
Prima di salutarci abbiamo chiesto al direttore cosa vorrebbe dire a chi non ha potuto partecipare quest’anno e perché vale la pena vivere l’esperienza del Carbonia Film Festival, almeno una volta: “la butto giù come se fosse una pubblicità: ‘cinque giorni di grande cinema, musica, fotografia, incontri e tanto altro in una città dove splende sempre il sole. Venite a trovarci al Carbonia Film Festival!’ Il tono è scherzoso, ma credo che la sostanza sia proprio quella”. Quanto ai prossimi passi, il direttore ha concluso: “proseguiamo in un’azione di forte radicamento cercando di avvicinare maggiormente un pubblico di giovani e di studenti. L’aspetto legato alla formazione (Cinema Giovani e CFF Scuole) è, a mio avviso, quello su cui dovremmo investire sempre di più”.