Libertà è assenza di vincoli.
Per questo la libertà è un’utopia.
Anche nel sentirsi liberi di scegliere vi è mancanza di libertà perché la scelta ci pone davanti alla limitazione proposta dalla scelta stessa, devo scegliere se blu o giallo, se salato o dolce o amaro, se alto o basso, se scappare o restare, se arrabbiarmi o lasciar andare. La libertà di scelta è una grande O, esclude una cosa in favore di un’altra.
Ma il fatto di poter scegliere ci fa sentire liberi perché magari è proprio una scelta tutta nostra che non risente di alcuna influenza. Tuttavia, nell’essenza non è proprio così. Scegliere è una condizione di polarità, di legame a un’opzione rispetto almeno ad un’altra.
Diciamo che ci accontentiamo di questa polarizzazione quando emerge dalla nostra autodeterminazione.
Scegliere liberamente è un ossimoro, ma non possiamo pretendere di più.
In ogni caso anche rifiutarsi di scegliere non è libertà.
E che dire del famigerato libero arbitrio? Che grande illusione!
Il libero arbitrio è una falsa libertà, perché noi possiamo solo scegliere se obbedire o disobbedire alla legge divina, alla morale, se aderire al pensiero di un sistema o meno.
Ecco il nostro libero arbitrio: obbedire o no.
Noi non siamo liberi, e non lo siamo perché il nostro spirito è imprigionato nella materia che con la sua inerzia ne rende pachidermicamente lenta l’espressione.
Tuttavia ciò che maggiormente ci affligge è il tentativo di essere liberi il più possibile, soprattutto nelle relazioni interpersonali.
Partiamo svantaggiati sul tema della libertà e non lo recuperiamo più nell’arco della vita, semplicemente perché una volta assunto un impegno, d’amore, famigliare, lavorativo, siamo ancora meno liberi.
I legami, i legami ci rendono meno liberi.
Ma ne siamo veramente sicuri?
Quel residuo di libertà che resta dopo aver fatto la grande scelta di aderire o meno alle leggi universali, vorremmo tutto spenderlo nel non dover mai più rendere conto a nessuno, solo che nel disperato tentativo di mantenere solo molto larghe le maglie delle nostre relazioni, non facciamo che annacquare sentimenti, coinvolgimento, spassionata presenza. E nel tenere una maggiore distanza da chi pensiamo di amare, non facciamo che eludere la responsabilità dei nostri sentimenti, divenendo sempre meno abili a rispondere delle nostre stesse scelte.
È per questo che si continua a osservare uno stile relazionale sempre più liquido, diluito nell’effimero contatto che manteniamo attraverso chat e social ma barricati dietro smartphone e tablet, sicuri nella nostra libertà le cui gabbie sono solo quel tanto distanti da non essere visibili ai nostri occhi.
Basterebbe accettare la limitatezza e con essa l’assenza di libertà.
Nasciamo limitati e, lentamente, andiamo verso il limite, ogni giorno è un passo più vicino alla nostra fine.
La fine di cosa?
L’assenza di libertà è la fine di qualcosa?
Cosa è l’assenza di libertà?
Non sarebbe forse solo il massiccio condizionamento cui siamo soggetti?
Vi dò una immagine: la libertà è come una mongolfiera.
E una mongolfiera ha una destinazione, (e sarebbe un vincolo), un compito (portare persone, e sarebbe un altro vincolo), ed uno scopo (collegare, e se colleghi, leghi qualcosa a un’altra). Giusto?
Cosa rende libera una persona?
Salire di propria volontà sulla mongolfiera e sbarazzarsi, lungo il viaggio, delle zavorre.
Le zavorre sono i condizionamenti, ciò che rende schiava la nostra mente e che ci porta ad agire non in base a un discernimento personale ma come conseguenza di una cultura, di un ideale, di un’appartenenza. Cultura, ideale, appartenenza non sono sbagliati, sono il prodotto organizzato del pensiero di una nazione che, purtuttavia, ci appare laborioso e ammirevole. Ciò che affligge, ciò che costituisce la zavorra che non fa nemmeno prendere il volo alla mongolfiera, è aver smesso di pensare, di osservare con attenzione la vita, è agire come automi che si sentono liberi perché vivono nell’illusione della scelta. Quello è un vincolo, scegliere tra due o più alternative stabilite da qualcuno.
La libertà esiste solo nell’azione diretta, che non valuta opzioni preconfezionate da altri ma risponde solo alla sovranità del pensiero creativo di ogni individuo.
Tutto questo risplende nella relazione, nel rispetto delle norme, nello spirito di comunità.
Non lo nega, non lo annichilisce, semmai lo arricchisce e nutre con l’energia dell’autodeterminazione, ecco la libertà è autodeterminazione nella consapevolezza della propria finitezza.
Smetterò di sentirmi meno libero se, ad esempio, la persona che ho sposato è una presenza che fiorisce dapprima nel mio cuore e non una scelta tra molte in base a calcoli di più o meno sottile convenienza. Sarò ugualmente libero se avrò sposato il mio partner solo per raggiungere con maggiore agilità il suo cuore in una quotidianità rinnovata dallo spirito del viaggio e dall’incanto verso l’amato.
E continuerò a essere libero anche quando imprigionato, costretto, forzato, perché la libertà è la capacità di pensare indipendentemente da ogni condizionamento e conduce alla creatività, alla generazione e alla pace.









Bellissimo articolo.