Disposizione a fare del male, generata dal malanimo.
La radice della cattiveria è il malanimo.
Il proprio animo che sta male.
Da qui la sorgente di ogni atto dannoso a se stessi e all’altrui persona.
Non è fantastico? Basterebbe stare bene con se stessi per debellare il male dall’umanità.
A me piace fare sintesi, e mi rendo conto che questa appena proposta è piuttosto stringata, ma se ci fermiamo un attimo a pensare, chi tra le persone che stanno bene farebbe del male a qualcuno?
Chi sta bene se ne sta sereno da una parte a vivere la propria vita. Ed ecco perché il bene è del tutto disorganizzato oppure non richiede necessariamente logge segrete o circoli esclusivi per agire nel mondo, mentre il male, per tirare a campare ha bisogno di alleanze, di sotterfugi sorretti da qualcosa, di bugie e macchinazioni che richiedono eserciti, capi, sottocapi, reti di persone unite nel fare il male a se stesse e al prossimo, perché la cattiveria genera inimicizia.
Chi sta bene non ha nemici, essendo amico di se stesso lo è del resto del mondo. Io chi sta bene lo vedo procedere tranquillo lungo i sentieri della vita, affrontare difficoltà e sfide con quella giusta dose di coraggio e rassegnazione, entrambi indispensabili per vincere o perdere con dignità. E non parlo di benessere materiale, i dati medici ci mostrano un alto tasso di depressione, suicidi, dipendenze e malattie di vario genere tra i super ricchi. Chi ha troppo è anche troppo stressato, teso, nutrito, agitato, perché per ottenere e mantenere quel troppo è perennemente di corsa, senza respiro, senza riposo, senza pace, senza attimi prolungati di tenerezza, immerso in troppe cose e quindi senza concentrazione, senza amore.
Molto è ok, troppo è il rischio concreto di stare male. In fondo chi vuole troppo lo vuole perché ha un animo che soffre, a cui tutto non basta mai, che crede nel raggiungimento di obiettivi e condizioni sempre più grossi come medicina alla propria insoddisfazione.
Nel benessere interiore riposa la capacità di godere di un tramezzino al bar al pari della propria bella barca a vela o macchina di lusso. Non c’è differenza perché quella stessa persona sta bene davanti a un tramezzino o con le sue regali natiche poggiate sui sedili di pelle della sua bella vettura costosa. Le persone che stanno bene non cambiano in base al contesto, sono sempre come sono.
I malanimi invece stanno male ovunque, cioè stanno bene per degli attimi e subito dopo emerge la frustrazione, l’insoddisfazione, credere che qualcuno gli stia portando via qualcosa, il proprio posto nel mondo, l’orgoglio di essere primi.
Non c’è nulla di peggiore di una persona molto frustrata che non sappia da dove iniziare a stare meglio, che continua a ricercare soddisfazione nelle stesse cose, sempre più lontane e irraggiungibili quando, se solo si fermasse un attimo a guardarsi dentro, troverebbe tutto ciò che gli serve: il dolore e le medicine per guarire da quel dolore. Le persone di malanimo sono cattive perché sono inasprite, sembrano gatti randagi, con quelle espressioni da gang di strada dove devono bisticciare per ogni cosa, pieni di cicatrici sfiguranti che i malandati pensano di poter rimettere a posto con un intervento estetico, quindi sempre con qualcosa che sta fuori, all’esterno.
La cattiveria è qualcosa di principalmente autosomministrato. Le persone non sono cattive di per sé, ma lasciano crescere questa erbaccia nel giardino della propria difficoltà ad essere buoni e gentili con se stessi. Le persone cattive sono come dei giardinieri malefici che hanno avvelenato il proprio terreno con ragionamenti basati sulla sopraffazione, l’egoismo, l’invidia e la paura di non essere di più degli altri. E ricorre ancora il di più ma non è la quantità che fa la vita, è precisamente la qualità e se la quantità è come una gramigna che infesta ogni possibilità di fioritura originale e meravigliosa, quel giardiniere sarà sempre più frustrato, irrealizzato e triste.
È necessario sradicare ogni male da se stessi ma, lo devo dire, non è facile, e il punto di partenza è una volontà ferrea nel farlo e tanta fatica. Esattamente come quando sei davanti a un terreno ricoperto di erbacce e anche immondezza e devi decidere cosa farci.
Giardino reale o discarica abusiva?
(Foto di Lily Banse)