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“Adelmo e gli altri”, a Sassari una mostra sulla persecuzione delle persone LGBTQIA+ durante il fascismo

Di Francesca Arcadu
19/10/2024
in Cultura, Fotografia
Tempo di lettura: 3 minuti
Adelmo

Adelmo

Sarà visitabile fino al 31 ottobre, alla Biblioteca Universitaria di Sassari, la mostra intitolata “Adelmo e gli altri, confinati omosessuali in Lucania”, esposizione che solleva il velo su un capitolo oscuro della storia italiana: la persecuzione delle persone omosessuali durante il regime fascista. Inaugurata lo scorso 25 settembre, rappresenta un’importante occasione di riflessione e approfondimento su un tema ancora poco noto, ma di grande rilevanza storica e sociale.

La storia dimenticata del confino fascista

Il fascismo ha attuato una feroce repressione delle libertà personali e dei comportamenti considerati “devianti” rispetto alla norma imposta. Tra le molte categorie perseguitate, gli omosessuali furono tra coloro che ne subirono una delle forme più insidiose e silenziose: il confino. Mentre la pena di morte o l’incarcerazione avrebbero creato martiri, infatti, il regime scelse una strategia più subdola, confinando gli uomini accusati di “pederastia” in aree remote e isolate del Paese, principalmente in Lucania e nel Sulcis, in Sardegna.

La mostra “Adelmo e gli altri”, curata da Cristoforo Magistro, docente di materie letterarie e studioso, nasce da una ricerca condotta presso gli Archivi di Stato di Potenza e Matera e raccolta in un volume dall’omonimo titolo, pubblicato nel 2019 dalla casa editrice Ombre Corte. Grazie a questo lavoro è stato possibile ricostruire le storie di numerosi uomini, costretti a vivere lontano dalla loro casa e dai loro affetti, privati di ogni diritto e dignità per il solo fatto di essere omosessuali.

Uno degli aspetti più inquietanti della persecuzione che ha colpito le persone omosessuali durante il fascismo è che riguardasse esclusivamente gli uomini. L’omosessualità femminile, infatti, considerata irrilevante o addirittura inesistente dalla mentalità patriarcale del tempo, veniva ampiamente ignorata. Per gli uomini, invece, l’accusa di omosessualità comportava l’esclusione sociale che si traduceva spesso in confino in piccole comunità dove erano sottoposti a sorveglianza costante, umiliazione pubblica e isolamento forzato.

Adelmo e gli altri: storie di vita e dolore

Il nome Adelmo è stato scelto per rappresentare simbolicamente questa esposizione. Adelmo, infatti, era il più giovane tra i ventinove uomini confinati di cui si raccontano le vicende nella mostra: appena diciottenne, la sua vita fu segnata indelebilmente dall’accusa di omosessualità. Ma accanto alla sua storia vi sono quelle altrettanto drammatiche di uomini come Giuseppe, morto suicida a soli 22 anni, o Catullo, confinato per la seconda volta a 51 anni. Ogni storia è unica e dolorosa, ricostruita attraverso le carte di polizia e gli atti giudiziari, ma sempre parziale, poiché le vite di queste persone furono molto più complesse di quanto gli archivi possano testimoniare.

La persecuzione delle persone LGBTQIA+ nel contesto internazionale

La mostra non si limita a raccontare episodi del passato, ma invita anche a riflettere sulla condizione delle persone LGBTQIA+ nel mondo contemporaneo. Sebbene oggi in Italia la situazione sia migliorata grazie all’adozione di leggi contro la discriminazione e il riconoscimento dei diritti civili, in molte altre nazioni la comunità LGBTQIA+ continua a subire violenze e persecuzioni.

Paesi come la Russia e l’Uganda hanno introdotto leggi durissime contro l’omosessualità, che spesso si accompagnano a una crescente violenza omofobica. In alcuni Stati del Medio Oriente l’omosessualità è punita con la pena di morte, in altri il reato viene punito con lunghe pene detentive. Anche in Paesi più vicini a noi come la Polonia o l’Ungheria, si è assistito negli ultimi anni a un pericoloso ritorno di politiche omofobe promosse da governi autoritari.

Un invito a non dimenticare

Organizzata da varie realtà locali tra cui il Movimento Omosessuale Sardo (MOS), Agedo Nord Sardegna e TransSupport*, e promossa dal Comitato 25 Aprile Sassari, questa mostra non vuole essere solo un atto di memoria, ma un appello a non chiudere gli occhi di fronte alle discriminazioni che ancora oggi colpiscono milioni di persone nel mondo, per evitare che certi crimini si ripetano.

Per informazioni  info@movimentomosessualesardo.org o 3485873353.

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