“È una strana ferrovia. Mi piacerebbe sapere chi l’ha costruita. Sfreccia su per le colline e giù per le valli e attorno a curve improvvise con la massima noncuranza, non come fanno le vere, grandi ferrovie, che avanzano grugnendo in profonde trincee e appestando l’aria nelle gallerie, ma corre su per una collina come un cagnetto affannato, e si guarda attorno, e parte in un’altra direzione scuotendoci dietro a lui, con grande indifferenza”. Così David Herbert Richards Lawrence descriveva l’ultimo tratto della ferrovia a scartamento ridotto cha attraverso Mandas, Isili e Meana, collega Cagliari con Sorgono. Nella piccola capitale della Barbagia-Mandrolisai la linea è interrotta da una piattaforma girevole che combacia con il corso IV Novembre, il tratto urbano della statale 128. Basta attraversare la strada e si trova il bar “Il Risveglio”. Qui la storia e la memoria si mischiano col profumo del caffè e le foto d’epoca affisse alle pareti e un calice di rosso sono il giusto baedeker per il viaggio. Un viaggio dove ogni metro di ferrovia ha qualcosa da raccontare e ogni traversina trasuda umanità.

Con la legge 3011 del 22 marzo 1885 il Parlamento diede facoltà al Governo di fare delle concessioni per la costruzione delle strade ferrate secondarie in Sardegna. Tra queste venne indicata anche la linea ferroviaria a scartamento ridotto Cagliari – Mandas – Sorgono.
Lunga 165,110 km venne ultimata nel 1889 con l’apertura al pubblico del tratto Mandas – Meana il 1 aprile e del tratto Meana – Sorgono il 3 novembre.
Per le difficoltà delle fondazioni, per il rilevante volume di scavo di numerose trincee, per l’altezza delle murature, per le altre difficoltà tecniche rese maggiormente problematiche dalle frane che richiesero grandi sbancamenti ed opere di difesa anche dopo l’apertura all’esercizio e la costruzione di diversi ponti e viadotti, la realizzazione non fu delle più agevoli. Nonostante questi inconvenienti il tratto fra Isili e Meana venne costruito in soli undici mesi. Il restante fu eseguito con altrettanta celerità, benché i trasporti fossero resi difficili per la natura dei siti alpestri e le persistenti piogge che talvolta rendevano impraticabili le strade di servizio. L’ostacolo naturale opposto dalla lunghezza della galleria di Monte S’ Arcu indusse a fare un altro attacco di posa del ferro da Sorgono verso Tonara trasportando con i carri il materiale da Meana per la strada di Atzara. Si riuscì così a finire quasi contemporaneamente la costruzione fra Meana e Sorgono e ad aprire finalmente al traffico l’intera linea. Ai lavori parteciparono circa cinquemila operai, un esercito di maestranze specializzate provenienti da tutta Italia.

Da allora su quei binari cominciarono a viaggiare quotidianamente due treni alquanto lenti. I convogli partivano da Sorgono alle 9,10 e alle 13 ,30: il primo arrivava a Mandas alle 14,20 e a Cagliari alle 18.00,l’altro a Isili alle 17,51. Quello che invece partiva da Cagliari alle 06,30 arrivava a Sorgono alle 15,21,mentre quello in partenza da Isili alle 6,43 arrivava alle 11,04.
Questo tratto di ferrovia affascinò diversi viaggiatori, scrittori e giornalisti. Oltre all’autore de ‘L’amante di Lady Chatterley’ abbiamo le testimonianze di Max Leopold Wagner, Gaston Vuillier, Marie Gamel Holten, Valentino Martelli, Maurice Le Lannou, del poeta Cesare Pascarella, del geografo Luigi Vittorio Bertarelli, del fotografo Vittorio Besso, di Francesco Corona, Gavino Scano, Ranieri Ugo e Francesco Alziator.

La locanda ‘capolinea’ di Sorgono, resa celebre dal racconto dello scrittore inglese, cambiò nel corso degli anni nome e gestione. Chi ha letto ‘Mare e Sardegna’ sa bene che Sir Lawrence non riservò all’esercizio parole affatto lusinghiere. Ma non fu l’unico, altri viaggiatori vi soggiornarono e non furono di certo più teneri. Tuttavia dobbiamo considerare i tempi modesti e talvolta veramente miseri e infausti, nei quali furono vergate queste testimonianze, in modo che nessuno vi trovi alcun scandalo e offesa.
Nell’ultimo decennio del Diciannovesimo secolo era registrata ufficialmente come ” La Sardegna” ma veniva da tutti identificata come Locanda Concas per il cognome del gestore, il signor Antonio. Luogo di ritrovo, banchetti e bevute, era frequentata dai paesani e dai forestieri del ceto impiegatizio, fra i quali Francesco Gramsci, padre di Antonio.
Con l’avvento del nuovo secolo cambiò nome e gestione venendo rilevata da Salvatore Mereu e Rinaldo Trudu che la ribattezzarono ‘Il Risveglio’. E così la conobbero Frieda Von Richthofen e David Herbert Lawrence nel 1920, divenendo così quasi un luogo mitico per i viaggiatori che transitarono per Sorgono nei decenni a venire.
In tre minuti arrivammo alla strada principale e a un grande edificio rosa sbiadito, proprio sulla strada, di faccia al sentiero della stazione, con un’insegna a lettere enormi: Ristorante Risveglio. La lettera N scritta al contrario. Risveglio se non vi piace, che significa svegliarsi, alzarsi, come la parola reveille. E nel portone del Risveglio si precipitò il nostro svolazzante. Un momento, dissi io. Dov’è l’Albergo d’Italia. Mi basavo sul Baedeker. Non c’è più, rispose il mio straccio piumato. Non c’è più. Questa risposta, così frequente oggi, è sempre molto sconcertante. D’accordo, c’è un altro albergo allora? Nessun altro. Risveglio o niente. H.D.Lawrence – ‘Mare e Sardegna’.

Tale gestione rimase fino al 1925 quando al Risveglio fu imposto di chiudere i battenti. Erano passate poche giornate da quando con toni trionfalistici il più volte sindaco coccortiano di Sorgono, l’avvocato Antonio Costa, annunciava commosso l’inizio dell’ “era nuova” per il capoluogo del Mandrolisai, vantandosi di essere a capo della prima amministrazione fascista eletta in tutta l’isola. In una giornata d’autunno i Carabinieri Reali fecero visita alla locanda, notificando un provvedimento di chiusura dell’attività e una contravvenzione per aver somministrato senza licenza, vino, birra e liquori, non solo ai pensionanti, ma anche agli occasionali clienti sorgonesi. Ai gestori, in precedenza, era stata negata la licenza per la stretta vicinanza della struttura ricettiva con le scuole elementari inaugurate nel 1913.
Tuttavia il provvedimento aveva il sapore di un’azione politica dell'”era nuova”. Era infatti noto da anni, a sorgonesi e non, che dal signor Mereu si poteva sempre bere un bicchiere. La ritorsione era da imputare alla scelta politica dei gestori che durante le lotte elettorali del dopoguerra avevano optato per la fazione “sbagliata”, la stessa che aveva sempre chiuso un occhio sulle licenze e i permessi per la mescita degli alcolici.

Al signor Trudu venne inoltre contestata la vendita, sia in casa che nella sua cantina, del vino in piccole quantità, ovvero quello destinato alla povera gente che non poteva permettersi di acquistarlo in litri, fatto non permesso dalla legge, in quanto andava a danneggiare gli “esercenti regolari” che quasi sempre erano esponenti delle famiglie più facoltose del paese. Le stesse che fino a qualche anno prima avevano sostenuto il liberalismo di matrice coccortiana, il combattentismo e il sardismo per sposare infine la causa fascista. Le stesse, che ironizzando a mezzo stampa, dichiaravano che con la chiusura del Risveglio si sarebbe risvegliata l’intera Sorgono.

Poco tempo dopo la struttura cambiò ancora nome e gestione diventando così l’albergo “Ferrovia”. Ospiterà e verrà visitato nel 1929 dallo scrittore inglese Douglas Goldring, dal geografo francese Maurice Le Lannou negli anni 30 e infine da Carlo Levi nel 1961. Anche loro non riporteranno impressioni lusinghiere, tutt’altro, ma lasceranno comunque una vivace testimonianza su tempi non sempre edificanti per le zone interne dell’isola.
Chiedemmo se quello fosse l’antico ristorante Risveglio e la donna, senza lasciare il suo ferro da stiro, di dietro i bianchi panni profumati, ci disse che forse lo era. Aveva sentito parlare di uno scrittore inglese di tanti anni prima, chi vi era stato: e l’anno scorso una signora straniera era venuta e aveva detto che riconosceva il luogo e anche la camera da letto. Ma era passato tanto tempo; allora lei non era ancora nata, e non si ricordava di quel nome Risveglio. Se avessimo voluto vedere la camera, potevamo salire anche noi al piano di sopra. Carlo Levi – ‘Tutto il miele è finito’.
La situazione cambierà radicalmente negli anni Sessanta con l’apertura di moderne strutture ricettive. Il locale dove sorgeva il Risveglio verrà rilevato nel 1985 da Antonio Cossu e Mariuccia Scotti che lo trasformano in negozio di alimentari e ancora dopo, nel 1996 in bar, riprendendo il nome della storica locanda. Dal 2013 è gestito dai nipoti Iuri ed Enrico, due intraprendenti giovani che si onorano di continuare a scrivere e a tramandare la storia e le storie sui binari della memoria. Binari che hanno consegnato Sorgono e la Barbagia Mandrolisai al mondo e che ancora sono capaci di raccontare. Basta saperli leggere e ascoltare con attenzione. E il Risveglio è ancora il posto giusto per farlo.

Per approfondire vi consigliamo la lettura di:
– ‘Mare e Sardegna’ di D.H. Lawrence
– ‘Sardegna l’isola dei nuraghi’ di Douglas Goldring.
– ‘Tutto il miele è finito’ di Carlo Levi.
– ‘Le isole dimenticate. La Sardegna’ di Gaston Vuillier
– ‘Sardegna isola sconosciuta’ di Marie Gamel Holten
Hai fissato la data del 1919 e non del 1921, per la visita di Lawrence, puoi essere più preciso?
La data corretta in realtà è 1920, il libro è uscito nel 1921.
sarebbe bello ,per la sardegna e soprattutto per il mandrolisai e le zone limitrofe , ripristinale la linea con treno a vapore o locomotore diesel.
Credo sia impossibile ripristinare un servizio di linea quotidiano. Ma sarebbe auspicabile almeno quello dei treni turistici dalla primavera all’autunno. Ci sono però dei problemi strutturali nei ponti fra Meana e Laconi, non so se siano stati risolti ma senza interventi di manutenzione la linea non è in totale sicurezza. Grazie per il suo intervento e cordiali saluti.