Non un affresco vago e indefinito del sentimento nero che percorre l’Italia e che trova roccaforte nella Verona più tradizionalista e ultra cattolica, ma una fotografia che disegna una mappa accurata fatta di contatti locali, internazionali, organizzazioni paramilitari e transgenerazionali, collusioni, crimini: il libro “È gradita la camicia nera”, firmato dal giornalista Paolo Berizzi appena edito da Rizzoli, è un documento prezioso per comprendere cosa si agita nel ventre scuro del nostro paese. Se ne parlerà stasera alla terza serata del festival Pazza Idea: appuntamento al Ghetto di Cagliari alle 20, l’incontro con Berizzi sarà condotto da Walter Falgio.
Durante il fascismo Verona è stata un centro nevralgico: il fascismo storico l’ha elevata a capitale della Repubblica sociale italiana. Berizzi ha incontrato e dialogato con i protagonisti di questo male diffuso, non solo riconosciuti killer consegnati alla giustizia, ma anche politici della destra estrema (confluiti in Fratelli d’Italia e Lega principalmente), rappresentanti delle amministrazioni che spiegano con quali cavilli questi gruppi contrari alle leggi riescono comunque a operare, tra l’indifferenza di molti (sindaci compresi) e l’impegno di pochi che cercano di arginarli. Berizzi ha parlato con i genitori di vittime di aggressioni mortali, si fanno nomi e cognomi, si ripercorrono le gesta criminose e i curriculum di persone che si reputano al di sopra della legge e che talvolta con la complicità della legge operano.
Il libro è il risultato di quindici anni di inchieste che ripercorrono le gesta, i fatti di cronaca, le battaglie politiche in una Verona in cui da più di vent’anni l’estrema destra fa sistema. Ossessione identitaria, xenofobia diffusa, cattolicesimo estremo ne fanno una città nera. C’è in mezzo un’ampia zona grigia di popolazione che non prende posizione e simpatizza. Medium è il calcio, le frange più violente della curva che ospita la tifoseria dell’Hellas. Qui si muovono Veneto Fronte Skinheads, Forza Nuova, CasaPound, e l’ultima nata, la neonazista Fortezza Europa.

Tutti questi gruppi mirano a sostituirsi al governo, sono potenzialmente tutti golpisti, con organizzazioni rigorosamente piramidali e di tipo paramilitare. “È grazie allo sdoganamento ottenuto dalla destra di palazzo se oggi i camerati vedono le loro idee – scrive Berizzi – simboli e istanze rappresentate da chi sta nell’amministrazione. La Verona che offre di sé l’immagine di città reazionaria è il più grande e insperato successo per i nostalgici di Priebke e dei ‘boia chi molla’”.
Culto megalomane della teppaglia da stadio, rifiuto della cultura che non sia quella ariana, progressivo disinteresse e incuria delle autorità per questa gente e per le loro provocazioni e crimini, spesso minimizzati come goliardia, hanno reso questi gruppi forti, consolidati e con alleanze transnazionali. Nella Verona tradizionalista cresciuta a messe, coltelli e campagne di esclusione si respira anche nel luogo comune delle chiacchiere da bar l’insofferenza verso lo straniero e il rifiuto del diverso. Questa gente ha sfruttato la pandemia per aumentare i consensi cavalcando la rabbia e la paura, in nome di una libertà di scelta (quella di non vaccinarsi) che attraesse quelli che, spaventati e oppressi dalla crisi economica, potessero abbracciare idee di rinascita per un superstato cattolico, eterosessuale e rigorosamente bianco.