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CINEMA. La delusione di “The Haunting of Bly Manor”

Di Manuel Usai
07/11/2020
in Cinema, manuhell, Rubriche
Tempo di lettura: 4 minuti
CINEMA. La delusione di “The Haunting of Bly Manor”

Premessa

Per tutti coloro che hanno creduto che avrei scritto solo recensioni positive è arrivato il momento di farvi ricredere. Questa non è una recensione facile per me. Scrivere di un prodotto che ti ha deluso, non ha la stessa passione di uno che hai invece amato. Cercherò di essere il più obiettivo possibile e di riportare solo le sensazioni che la serie mi ha trasmesso.

Se tra voi c’è qualcuno che ha intenzione di guardare la serie, libero da ogni possibile influenza negativa, il mio consiglio è di fermarsi qui.  Sarò felice di rivedervi poi per un confronto.

Ho seguito tutti i progressi fatti dal regista e sceneggiatore Mike Flanagan (ovviamente sempre in tema horror) partendo dal primo film (purtroppo disponibile solo in lingua originale) “Absentia” (2011). Successivamente proseguendo con “Oculus” (2013), “Somnia” (2015) e uno che mi sento di consigliarvi caldamente, “Hush” (2016), ho potuto notare un perfezionamento della tecnica. Durante il suo percorso ha affrontato, per ben due volte, una delle sfide più ardue trasformando in pellicola ben due romanzi di Stephen King, “Il gioco di Gerald” (2017) e il più recente e criticato “Doctor Sleep” (2019). Per questo motivo quando esordì con la prima serie “The Haunting of Hill House” ispirata al romanzo di Shirley Jackson “L’incubo di Hill House”, mi sono precipitato con grandi aspettative, e con tutta sincerità, sono rimasto estremamente soddisfatto. La serie ha un equilibrio perfetto, terrorizza e appassiona al punto giusto, perfino il finale, considerata da tanti registi la parte più difficile, non delude. Potrete quindi immaginare quando ho saputo che ci sarebbe stata una seconda stagione.

Il progetto di Flanagan è quello di girare una nuova serie televisiva ispirandosi al famosissimo romanzo “Il giro di vite” di Henry James.

La serie racconta le vicende di una giovane insegnante, interpretata da Victoria Pedretti (“C’era una volta a…Hollywood”, “You”)  che accetta di lavorare come istitutrice di due bambini (fratello e sorella) ormai orfani. La location è una gigantesca villa di campagna, in cui oltre i bambini, vediamo intrecciarsi le vite di una governante, una giardiniera e uno chef.

Dal primo episodio notiamo subito qualcosa di strano che riguarda i fratellini. Oltre a nascondere dei segreti si comportano stranamente risultando più volte addirittura inquietanti. E fin qui, tutto bene.

L’insegnante, nonostante le tante raccomandazioni, inizia a perlustrare la casa anche nelle zone “vietate” e proprio qui assiste ai primi fenomeni paranormali.

La trama, ben articolata, si sposta continuamente ad eventi passati e presenti con lo scopo di ricostruire, tassello dopo tassello, tutta la storia dietro ogni personaggio. Lo spettatore, guardando i primi episodi, ha l’illusione di avere un assaggio di quello che lo aspetta, tuttavia, mentre la storia prosegue, continua a ricevere solo piccoli assaggi. Così proseguendo con la narrazione, si aspetta di passare, da un momento all’altro, da un clima di leggera tensione ad uno di terrore; ma il terrore non arriva e non arriverà mai. Il regista si limita a qualche piccolo jumpscare ripetuto che perde di efficacia dopo pochi istanti.

Quello che non funziona non è la storia o la sua interpretazione. La trama è interessante e gli attori, molti dei quali già visti in altri panni nella stagione precedente, riescono ad attirare l’attenzione, a coinvolgere sufficientemente. Il problema è il ritmo. Gli stessi dialoghi, troppo lunghi e teatrali, diventano con l’andare del tempo, noiosi e per nulla coinvolgenti. Arrivati a metà stagione si ha la sensazione di chi entra al cinema convinto di vedere un film terrificante ma scopre invece di aver preso il biglietto per una puntata di “Beautiful”. La maggior parte delle scene sono superflue tant’è che l’intera stagione sarebbe potuta rientrare in metà delle puntate. I colpi di scena si sprecano in quanto vengono svelati lentamente. Non vi mentirò, quasi alla fine, quando ormai era tutto chiaro e non c’era più nulla da dire, gli eventi hanno continuato a scorrere con la stessa lentezza. L’unico terrore provato è che non finisse più.

Purtroppo non avrete alcuna paura. Forse un brivido, ma vi rimarrà il dubbio: è la serie o uno spiffero di aria fredda?

Le curiosità

Le due stagioni vedono la presenza degli stessi attori ma si tratta di personaggi completamente diversi e scollegati fra loro;

Il romanzo da cui è tratto, considerato un pilastro della letteratura gotica, ha sviluppato per primo il tema dell’ambiguità dei personaggi infantili ispirando decine di film tra cui i più famosi “The Innocents” (1961) e “The Others” (2001).

Il personaggio della giardiniera è completamente inventato.

Lo zio degli eredi Miles e Flora, Henry Wingrave, è interpretato da Henry Thomas, il famoso Elliot di E.T. L’extraterrestre.

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