Da tempo il jazz del Nord Europa offre un ampio ventaglio di belle proposte legate alla vocalità. Viktoria Tolstoj, discendente del sommo Lev, Anja Garbarek, Rebecca Bakken, Mari Boine, Kristin Asbjornsen, Cecilie Norby, Karin Krog, Solveig Slettahjell, Silje Nergaard, Sidsel Endresen, sono solo alcuni nomi che da anni circolano per i jazzfest europei facendosi apprezzare. A questi si aggiunge quello della cantante e pianista Kadri Woorand, di scena con il contrabbassista Mihkel Malgand domenica 11 agosto alle 21.30 al Foro romano di Nora per la chiusura della quindicesima edizione di Woman in Jazz.
Woorand arriva dall’Estonia, ha trentotto anni e la sua carriera e la sua notorietà decorrono da diverso tempo in patria dove ha conquistato svariati riconoscimenti: miglior interprete femminile nel 2017, miglior album sempre nello stesso anno e poi nel 2020, l’Estonian Music Council Award ricevuto nel 2014 e prima ancora il premio The Young Jazz Talent Award. Artista versatile che ama viaggiare nei generi, ha compiuto un percorso che dal jazz l’ha portata via via ad abbracciare la musica contemporanea, il folk indie, il pop e la danza. Dotata di una vocalità potente e duttile al tempo stesso, dal vivo sfoggia una bella presenza scenica evidenziando anche un ottimo controllo sulle dinamiche.
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Oltre a cantare suona il piano e questo nel jazz vuol dire molto, perché rimanda a una completezza che include la composizione. Ha all’attivo numerose collaborazioni con musicisti nordici, guida un suo quartetto, ma è la formula del duo portata avanti con Malgand il contesto musicale preferito. Con lui nel 2019 ha inciso per la prestigiosa etichetta tedesca Act In duo with Mihkel Malgand. Da anni Woman in Jazz, manifestazione organizzata come sempre dall’Associazione Enti Locali per le Attività Culturali e di Spettacolo, in collaborazione con il Comune di Pula, il contributo della Regione Autonoma della Sardegna – Assessorato della Pubblica Istruzione – Assessorato del Turismo, della Fondazione di Sardegna e il supporto della Fondazione Pula Cultura, avanza proposte che in generale esulano dai circuiti jazzistici più conosciuti e questo è un bene. Perché un festival deve avere il coraggio di osare se non vuole trasformarsi in un supermercato della musica dai nomi triti e ritriti.