Nella suggestiva cornice del Faro di Sant’Elia a Cagliari, l’artista Valentina Medda (qui l’intervista e la descrizione del progetto) ha proposto il risultato del suo studio performativo ‘The Last Lamentation’ (Studio performativo 1), all’interno della programmazione del Festival Respiro, che si conclude oggi dopo un tour tra Cagliari, Nuoro, Ussana, Paulilatino, con un strascico nel borgo dell’Argentiera, iniziato il 25 giugno.
Il progetto di Medda, con drammaturgia di Maria Paola Zedda, è andato in scena il 27 giugno e ha coinvolto 13 performer non professioniste, selezionate tramite chiamata pubblica senza alcun vincolo di età o provenienza, in una rivisitazione in chiave contemporanea del rituale del pianto funebre nel Mediterraneo.
Spalle al pubblico, fronte mare, la visione offerta allo spettatore è un intreccio di elementi sensoriali che rendono l’esperienza emotivamente coinvolgente. Il contrasto di colori tra il nero degli abiti a lutto, disegnati dallo stilista Filippo Grandulli e realizzati dalla cooperativa La Matrioska, e le varie tonalità d’azzurro di cielo terso e mare incontaminato, dividono lo sguardo dello spettatore, impegnato ad associare la rappresentazione visiva con l’aspetto sonoro. Il lungo lavoro di ricerca e di studio di questa tradizione, è infatti sfociata in una partitura fisica e vocale, realizzata in collaborazione con la vocal trainer Claudia Ciceroni. Il rituale è stato così rappresentato, associando il lutto delle donne al lamento sofferente, in sonorità registrate e proposte in maniera melodica, per una totale immersione nell’esperienza.
La scelta degli elementi non è casuale: la location, oltre che estremamente suggestiva, attribuisce connotazione politica al messaggio trasmesso in quanto il faro, con il radar che incombe sul panorama in pieno contrasto, si colloca all’interno di una base militare, puntando sul paradosso della situazione causa del dramma oggetto della rappresentazione.
Forte il richiamo al ruolo della donna nella società e alle tragedie in mare, con il fenomeno dei migranti; per questo l’artista spiega: “Fin dall’inizio del progetto è stato importante includere delle voci migranti”.
Il nutrito pubblico (l’evento era sold out) si è inserito perfettamente nel contesto naturalistico, godendo dello spettacolo dal pendìo dello strapiombo sul mare. Chi ha avuto la fortuna di assistere a The Last Lamentation si è ritrovato immerso in una perfomance forte e fragile allo stesso tempo. In alcuni momenti è difficile distinguere la sonorità artistica, curata da Claudia Ciceroni e Alessandro Olla, da quella naturale, e gli elementi collaterali non è dato sapersi quanto siano studiati o semplicemente una fortunata coincidenza.
Una sorta di preghiera preverbale… una scomposizione e destrutturazione di un pianto i cui suoni si stratificano”
Così viene descritto il progetto live, realizzato in collaborazione con l’Universitat Politècnica de València dalla stessa Valentina Medda.
The Last Lamentation, progetto vincitore della 11esima edizione di Italian Council, è stata una delle tante programmazioni previste all’interno di Respiro, Festival nomade di arti performative e pratiche sensibili, organizzato in collaborazione con ZEIT e nell’ambito della coproduzione della rete europea larga scala Stronger Peripheries, con produzione Sardegna Teatro, Bunker (Lubljana) e l’Arboreto. In programmazione dal 25 giugno al 1 luglio, una lunga serie di eventi in tante diverse sedi, si fa portatrice di un pensiero ampio e inclusivo.
Immagine di copertina: acquerello ‘The Last Lamentation’ di Valentina Medda. Tutte le foto sono state concesse dall’artista