L’olfatto è uno degli organi di senso più potenti e preziosi: ci permette di riconoscere a occhi chiusi l’ingrediente di una torta, rievocare un momento, un ricordo, una stagione, tornare indietro nel tempo fino alla nostra infanzia. C’è chi sul profumo ha costruito una vita intera: Lucia Dessy, 35enne cagliaritana, da sempre ha avuto una grande sensibilità verso profumi e odori; ha studiato la materia nella scuola “Isipca” di Versailles, che ammette solo venti studenti all’anno, e dalla primavera del 2018 ha iniziato a creare i suoi profumi.
Tutto è iniziato con un viaggio a Lione, dopo gli studi in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche: “Durante una visita al museo delle miniature del cinema – ci ha raccontato – guardando le scene del film ‘Profumo. Storia di un assassino’, tratto dal romanzo di Patrick Süskind, mi sono incuriosita e ho letto il libro. Può sembrare banale ma è stato proprio questo libro a riaprire uno spiraglio sul mondo degli odori”. Da questo momento, imparare l’arte di conoscere le essenze e creare combinazioni nuove e originali è diventato un obiettivo concreto. Da qualche anno ha dato vita al marchio Dessy Parfum con profumi per il corpo e per l’ambiente (per citarne qualcuno ‘Fleur.18’ e ‘G’), e tiene un blog, “L’olfatto e altri sensi”, con storie e suggestioni attorno a mondo delle fragranze.

Per due anni hai vissuto e studiato nel paese in cui nascono la maggior parte dei profumi, una realtà completamente diversa dalla nostra, ma hai deciso di portare tutto l’insegnamento a casa. È stata dura?
Per quanto mi sia sempre scontrata con il pensiero comune del “qui non c’è niente”, “la Sardegna non è il mercato giusto” in aggiunta alla difficoltà di spiegare alla mia famiglia in cosa consistesse il mio lavoro, ho tenuto sempre a mente il mio obiettivo pensando invece che se qualcosa non c’è, si può fare, che non possiamo sempre andare a cercare il lusso e le cose belle “fuori” e che provarci e rendersi conto di aver sbagliato è sempre meglio che non averci mai provato e vivere col rimpianto del “chissà se…”. Per poter cominciare ho chiesto un prestito, nel frattempo lavoravo part time come farmacista. Non è certo una passeggiata e bisogna mettere in conto gli errori da principiante. Le perdite, i costi alti della produzione artigianale, la gestione completamente autonoma dell’e-commerce e della comunicazione. Questo toglie molto tempo alla fase della creazione in sé, ma è tutto necessario per poter fare al meglio quello che mi piace.

La grande distribuzione unita al bombardamento mediatico, soprattutto nei periodi di festa, tende spesso a decontestualizzare il profumo in sé. Basti pensare agli stessi spot visti su grande schermo; sono molto pochi quelli che hanno una correlazione con lo stesso elemento. Il legame che intercorre tra il profumo e la reazione che questo deve scatenare nell’individuo è molto stretto. Come nasce un profumo?
La creazione del profumo è, come si potrà immaginare, la parte più bella e romantica del lavoro. È fatto di comunicazione, introspezione, viaggi nei ricordi e nelle emozioni. Quando mi fanno questa domanda non posso dare una semplice risposta. A volte basta una parola o una frase, a volte il testo di una canzone, a volte l’idea che ho di una stagione e dei ricordi legati a un luogo, una persona, o un tempo passato, anche mai vissuto. La creazione è fatta di prove su prove, di minimi aggiustamenti. Chi ha lavorato con me, per la personalizzazione di un profumo, ha potuto vedere quante sfumature esistono e quanto sia bello viaggiare fra le note olfattive che ti accompagnano a scoprire anche parti interiori della personalità, piccoli pezzi di vita ritrovati negli angoli della mente. Ci sono essenze commoventi, ce ne sono altre repellenti che provocano ribrezzo e la reazione è sempre soggettiva. Sembra poi incredibile che alcune essenze o anche profumi di sintesi che riprendono odori naturali, come per esempio l’odore di bruciato o di sterco, possano essere indispensabili alla buona riuscita del profumo perfetto proprio come a volte un nostro piccolo difetto fisico può essere il dettaglio che fa la differenza nella perfezione del tutto.

Quindi non si tratta di un viaggio individuale. Come si concilia questa tua esperienza con la presenza o la compartecipazione di altri soggetti all’interno del contesto?
Quello che amo del mio progetto è la possibilità di collaborare con professionisti di vari settori, uno dei lavori che ho amato di più è stato ‘Perfumum- sette essenze in musica’, nato nel 2017 insieme al compositore Stefano Guzzetti che ha visto la fusione di musica e profumi in un concerto veramente emozionante a partire dall’idea fino alla sua realizzazione. I profumi si prestano alla fusione con molte arti perché completano l’esperienza e permettono di entrare nel vivo del disegno, pur essendo effimeri, sanno rendere alcune esperienze palpabili e vive. Altre collaborazioni nascono dalla voglia di dare un’identità olfattiva a un marchio o una attività. Non si usa ancora tanto nelle piccole attività mentre nelle grosse aziende il marketing olfattivo non è una novità. L’olfatto è un senso capace di legare in modo indissolubile l’esperienza all’oggetto o alle persone e per alcuni negozi è un modo per coccolare i propri clienti e aumentare la fidelizzazione con l’esperienza sensoriale da portare a casa.

Sicuramente la situazione attuale ha modificato una parte del tuo lavoro. Come ti sei organizzata di fronte a questa singolare situazione?
Ci sono tanti progetti aperti al momento; uno è senz’altro quello di poter organizzare degli incontri dal vivo per parlare di olfatto e altri sensi, di profumi e società. Come un salotto in cui ci si possa ritrovare a bere un thè e chiacchierare. Resto in attesa di tempi migliori, perché con le restrizioni attuali ho paura che l’esperienza non sarebbe vissuta al meglio. Per ora mi accontento di aver fatto una piccola video guida gratuita con alcuni supporti in formato ‘pdf’ per imparare a scegliere il proprio profumo senza incappare in colpi di fulmine che si rivelano poi fuochi di paglia, a volte anche costosi!
(Foto di Lucia Dessy)