Tesserini colorati, scritti a mano in calligrafia, come si usava un tempo, nei giorni scorsi hanno iniziato a comparire sui social accompagnati da testi in cui si esprime forte orgoglio, senso di appartenenza. Radici, valori. Sono i documenti che attestano l’attività di Partigiano delle nostre nonne e nonni, zie e zii, sorelle e fratelli, cugine e cugini. Persone a cui si dovrebbe dire grazie, ogni giorno, in una sorta di preghiera laica. Perché è grazie al loro sacrificio che possiamo fare ciò che facciamo quotidianamente: esercitare la nostra libertà.
Dal 15 dicembre è infatti online il portale Partigiani d’Italia, pubblicato dall’Istituto Centrale per gli Archivi, che contiene le schede di riconoscimento delle qualifiche partigiane conservate nel fondo “Ricompart”, presso l’Archivio Centrale dello Stato. Basta registrarsi nel sito partigianiditalia.beniculturali.it per poter effettuare ogni tipo di ricerca sulle migliaia di documenti messi finalmente a disposizione del pubblico.
È questa l’ultima tappa di un progetto nato nel 2017 su impulso della Direzione generale Archivi del Ministero dei Beni culturali e che ha visto la partecipazione attiva della Scuola Normale superiore di Pisa e degli Istituti storici della Resistenza. Un progetto che mette a disposizione dei ricercatori e soprattutto del largo pubblico documenti preziosissimi, che permetteranno di valorizzare e divulgare un aspetto della nostra storia troppo spesso dimenticato o usato strumentalmente a fini politici.
La reazione. Ciò che probabilmente funzionari e dirigenti ministeriali non avevano messo però in conto è la risposta degli italiani. Il tam tam ha preso piede subito: appena qualche amico, parente o conoscente ha pubblicato il tesserino di un partigiano, la curiosità l’ha fatta da padrona: e allora tutti a cercare se il nonno, il prozio, quel parente, magari lontano, ha avuto un qualche ruolo nella Resistenza. E quando non lo si trovava si cercava per il proprio paese o città. Pubblicando con grande fierezza il documento sul proprio profilo social. Una fruizione così semplice è resa possibile dalla riproduzione in digitale delle schede riassuntive dei partigiani. Una decisione lungimirante dell’Istituto Centrale per gli Archivi.
Il progetto. I documenti, ordinati alfabeticamente, consentono di risalire al nome della persona che aveva presentato domanda di riconoscimento, quindi ai fascicoli personali e alla qualifica assegnata. Il decreto legge 518 del 21 agosto 1945 stabiliva infatti criteri precisi per la concessione delle qualifiche di partigiano “caduto”, “combattente”, “invalido” o “mutilato” e della qualifica di “patriota” per tutti coloro che tra il 1943 e il 1945 avevano “collaborato o contribuito attivamente alla lotta di Liberazione, sia militando nelle formazioni partigiane per un periodo minore rispetto a quello previsto, sia prestando costante e notevole aiuto alle formazioni partigiane” (art. 10).
L’archivio. Questi documenti furono prodotti dalle commissioni su base territoriale (spesso regionale) e dalle formate nell’immediato dopoguerra (1945 e 1948) con il compito di raccogliere le richiese e i documenti necessari. Ognuna di queste ha creato un proprio archivio, conservato, assieme a quello delle commissioni nazionali del 1968, presso il Ministero della Difesa. Tra il 2009 e il 2012 i questi faldoni sono stati versati all’Archivio Centrale dello Stato e confluiti nel fondo Ricompart, nome con cui viene chiamato il fondo Archivio per il servizio riconoscimento qualifiche e per le ricompense ai partigiani.
Il Ricompart comprende circa 7.430 buste con verbali, fascicoli personali, quadri statistici e altri documenti provenienti dalle 11 commissioni regionali, da quella Estero e dalla Commissione di Secondo grado.
La maggior parte dei documenti è composta dagli schedari, che contengono le schede intestate a singole persone.
Le origini. Un lavoro simile su scala regionale era stato avviato nel 1992 dagli Istituti piemontesi per la storia della Resistenza. L’Istituto Centrale per gli Archivi ha raccolto quel testimone e nel 2017 ha stipulato un primo accordo di cooperazione con l’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”, di cui si è avvalso per l’ampia esperienza nella raccolta e nel trattamento dei documenti, e un secondo con l’Istituto nazionale Ferruccio Parri – Rete degli istituti per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea per completare il portale.
Oggi il sito Partigiani d’Italia è finalmente online, fruibile facilmente a tutti, e raccoglie le storie degli unici patrioti italiani: i partigiani.