Essendo sempre stata una persona solare e socievole, la chiusura per l’emergenza sanitaria mi ha tolto molto.
Ero in quinta elementare quando è scoppiata la pandemia, ma mi sembra ieri quando mia mamma entrò in camera dicendo: “Giulia, per una settimana niente scuola”, e quella settimana diventarono due, tre, quattro, fino a diventare quattro mesi. La cosa peggiore per me non è stata stare a casa, ma stare lontano da tutti, dalla mia famiglia e dai miei amici.
Parlando con una amica, Cloe Mambelli, ho notato che anche lei ha provato le mie stesse emozioni: “Credo che il Covid abbia influenzato molto il mio modo di approcciare con le persone, in particolar modo dal vivo. Il periodo trascorso tutto il tempo a casa a causa ha sconvolto tutto, o quasi tutto. Vivere stando lontana da tutti e da tutto mi ha portata a fare i conti con me stessa e ad isolarmi poco a poco. I miei amici li sentivo in chiamata ma non è mai stato nulla in confronto a vedersi nella realtà. Ogni tanto, quando si poteva, uscivo con massimo due amiche, ma dovevamo stare lontane e con la mascherina, il che mi dava quasi l’impressione di nascondermi, un altro argomento che ho affrontato durante la pandemia: nascondermi dietro a una maschera e non toglierla di fronte a nessuno. Durante la pandemia avevo fantasticato tantissimo su quanto sarebbe stato bello e semplice una volta tolti tutti i divieti, ma quando successe non mi sentii proprio come avevo immaginato. Non sapevo come agire e semplicemente mi chiusi a riccio, fino all’arrivo dell’estate, quando le cose migliorarono in modo evidente sotto molti aspetti; ricominciai ad avere padronanza dei miei sentimenti e ad uscire tutti i giorni, conoscendo nuove persone e vivendo nuove esperienze. In agosto, inaspettatamente presi il Covid e la settimana che trascorsi lontana da tutti non solo riportò a galla le ‘vecchie’ preoccupazioni, ma mi indusse a fare i conti con molti aspetti del mio carattere e di quello di altre persone. Non avevo mai fatto una vera e propria riflessione su come il Covid abbia cambiato e influenzato le nostre vite e il modo in cui noi lo viviamo, e penso che ognuno di noi dovrebbe farlo. Scrivere le mie impressioni mi ha fatto schiarire le idee; da parte mia, non so se sia stato un bene aver vissuto quel periodo in questo modo, ma sono abbastanza sicura che non sia stato completamente un male”.
Anch’io credo che non sia stato completamente un male, credo anzi che ci abbia fatto capire, almeno un pochino, chi siamo e chi vorremmo essere.
Io ho imparato che un abbraccio è la sensazione più bella del mondo e che l’amore da dare ogni giorno dev’essere infinito perché non sai se il giorno dopo ne potrai dare. Ho imparato che le cose che possiamo fare quotidianamente non sono scontate e che tutto può cambiare in pochissimo tempo.
Ho capito che le relazioni tra le persone sono fragili, e che, come si creano, si distruggono con poco.
Questa nuova rubrica nasce con la precisa volontà di ascoltare il punto di vista delle persone più giovani su tanti temi, grandi e piccoli. È una generazione spesso trascurata nel dibattito politico e altrettanto spesso è descritta come poco impegnata, disinteressata e senza aspirazioni. Noi pensiamo tutto il contrario e abbiamo deciso di dare loro voce a partire da Giulia Toma, 13 anni di Massa Lombarda, e Filippo Spano, 13 anni di Cagliari, che da oggi animeranno questo spazio di riflessione.