Due giorni di commozione e silenzio nella città che sessant’anni fa ha accolto Gigi Riva e oggi lo saluta: anche i ricordi, le storie, le memorie sono sottovoce per rispetto di un uomo che faceva tremare gli spalti ma è vissuto nel segno della discrezione. Luigi Riva da Leggiuno, approdato in Sardegna nel 1963 ad appena 19 anni tra le fila del Cagliari Calcio e diventato in poco tempo un mito per un’Isola e una nazione intera, ci ha lasciato lunedì a 79 anni per problemi cardiaci: lutto istituzionale, bandiere a mezz’asta e funerali nella più grande chiesa della Sardegna, la Basilica di Nostra Signora di Bonaria, per un uomo che è stato molto più che un calciatore.
La camera ardente a Sant’Elia
Il momento dell’addio inizia martedì alle 13: Unipol Domus, la struttura provvisoria che accoglie le partite del Cagliari in attesa che venga costruito il nuovo stadio, ospita la camera ardente. Arrivano migliaia di persone da ogni parte dell’Isola e di ogni età, i grandi hanno nella memoria le gesta della mitica squadra che in pochi anni, tra il 1963 e il 1970, raggiunse la Serie A e conquistò il suo primo e unico scudetto e quelle in Nazionale; i più giovani hanno assimilato il mito e il carisma di un calciatore potentissimo eppure umile, mai sopra le righe, che rinunciò alle lusinghe delle società più grandi, in primis la Juventus che offrì al Cagliari un miliardo di lire per averlo tra i suoi, per giocare nella sua Sardegna, regione che in poco tempo lo aveva accolto come un figlio. La fila scorre veloce, discreta e silenziosissima davanti alla bara, intorno fiori e rose rosse, lettere, messaggi, tante e tanti piangono: non tutti lo hanno visto sul campo da gioco, per molti è stato un vicino di casa, una presenza discreta eppure costante per le strade cagliaritane o sotto i portici di via Roma, nel suo tavolo riservato al ristorante Stella Marina in via Sardegna.
Un mito di cui si sentivano i racconti in famiglia e non solo: Gigi Riva è stato libri, biografie, podcast, spettacoli teatrali, è stato ricordato in musica (tra tutti, il cantautore sardo Piero Marras, e perfino la regina del pop italiano Raffaella Carrà che gli ha dedicato un brano durante l’edizione 1970 di Canzonissima), cinema (l’ultimo docufilm è “Nel nostro cielo un rombo di tuono” di Riccardo Milani, ne abbiamo parlato qui), murales come l’ultimo comparso pochi mesi fa nel mitico stadio dello scudetto, l’Amsicora, firmato Giorgio Casu), persino in cielo, con un aereo della compagnia Ita Airways che porta il suo nome. In queste ore si affollano sui social e sui media i racconti su Riva, battezzato Rombo di Tuono dal giornalista Gianni Brera: racconti piccolissimi, un incontro per strada o sul campo da gioco, aneddoti di chi lo ha conosciuto, ricordi di azioni memorabili in campo come il famosissimo gol in rovesciata contro il Vicenza il 18 gennaio 1970, la rete di testa contro la Germania Est sul campo del San Paolo di Napoli, lo stacco di testa davanti a un incredulo Pelé nella finale dei Mondiali in Messico contro il Brasile nel 1970.
Riva giocatore e Riva maestro di calcio, ma anche Riva in barca con gli amici pescatori, insieme ai minatori del Sulcis, o in mezzo alla folla che lo saluta e lo festeggia; Gigi Riva, Giggiriva alla cagliaritana, è una miriade di ritratti per un uomo capace di raggiungere le vette dello sport mondiale (è oggi il marcatore imbattuto della nazionale di calcio con 35 gol su 42 partite in soli cinque anni, è considerato uno dei calciatori più forti del mondo, è nella Walk of Fame dello sport italiano a Roma) e allo stesso tempo restare legato agli amici di sempre e alle abitudini di una vita, sempre gentile e disponibile con chi gli chiedeva una foto, un autografo. Una figura leggendaria per Cagliari, che negli ultimi anni, passata la sbornia per lo scudetto e i gol in Nazionale, ha sempre rispettato i suoi silenzi e le sue passeggiate in solitaria.
Il funerale, le lacrime, i cori dei suoi tifosi
Un lungo, commosso e fortissimo applauso ha accolto l’arrivo del feretro oggi alle 15.30 nel sagrato della Basilica di Bonaria illuminata da un sole quasi primaverile, dove migliaia di persone (trentamila, secondo la questura) sono arrivate da tutta l’Isola per i funerali celebrati dall’arcivescovo monsignor Giuseppe Baturi. Dentro la chiesa c’erano i rappresentanti delle istituzioni (quelle locali insieme a sindaco e vicesindaco di Leggiuno) e sportive, i calciatori campioni del mondo nel 2006, i giocatori del Cagliari Calcio con l’allenatore Claudio Ranieri, e poi Marco Tardelli, Gianfranco Zola, Gianfranco Matteoli, Bruno Conti, Luciano Spalletti, tra i tanti. Dopo l’omelia dell’arcivescovo ha preso la parola Nicola, uno dei due figli di Riva: “Ringrazio tutti, ma ci tengo particolarmente a ringraziare chi in questi due giorni è venuto alla camera ardente a salutare nostro padre – ha detto commosso – abbiamo visto persone diversissime, grandi e bambini, in tanti piangevano col cuore; venivano a fare le condoglianze a me e mio fratello ma ci veniva da farle noi a loro. Un affetto che va oltre l’aspetto calcistico e che lui ha ricambiato verso la sua Cagliari. Ora vedrà in cielo la sua mamma, la persona che ha amato di più in tutta la sua vita”.
La messa termina sulle note del canto Deus ti salvet Maria, ma la commozione della folla esplode in un grandissimo applauso all’uscita della bara, portata anche dai calciatori Fabio Cannavaro e Gigi Buffon, sulle note di “Quando Gigi Riva tornerà” che Piero Marras compose nel 1982; sullo sfondo risuonano le sirene del porto, che per i cagliaritani hanno un significato speciale visto che accompagnano il passaggio del cocchio di Sant’Efisio in piazza Matteotti ogni primo maggio. Arriva il momento dei suoi tifosi che sventolano bandiere e sciarpe rossoblù cantando i cori a lui dedicati. Difficile trattenere le lacrime tra la folla, sono le lacrime che rivelano tutto l’amore di un’Isola verso un uomo che è stato simbolo di grandezza e umiltà, forza e debolezza, passione e generosità, amore e rispetto. Alle 17 l’auto con il feretro va verso il vicino cimitero monumentale di Bonaria, il Comune di Cagliari ha riservato per Gigi Riva una cappella e presto sarà costruito un monumento dove chiunque potrà andare a rendergli omaggio. Cala il silenzio sulla sera cagliaritana mentre si è alzato un leggero maestrale. Ora il campione che ha riunito l’Isola in un coro solo è davvero entrato nella leggenda.