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Carriera “alias”, il Conservatorio di Sassari tra i primi in Italia ad adottare il regolamento a tutela degli studenti in transizione di genere

Di Francesca Arcadu
22/07/2023
in Comunicazione e società
Tempo di lettura: 4 minuti
Carriera “alias”, il Conservatorio di Sassari tra i primi in Italia ad adottare il regolamento a tutela degli studenti in transizione di genere

”Creare una comunità accademica accogliente, in grado di riconoscere le diversità rispettandole, come segno di ricchezza”. E’ questo l’obiettivo che Ivano Iai, presidente del Conservatorio Luigi Canepa di Sassari – da pochi giorni alla guida della Conferenza nazionale dei Conservatori italiani –  si è posto con l’adozione del regolamento per la carriera “alias”, strumento che tutela e supporta allieve e allievi in transizione di genere.

“Noi siamo capaci, come istituzione pubblica, di accogliere le persone sulla base del loro modo di essere, senza discriminarle?”. E’ questa la domanda che ha spinto il presidente Iai, nei primi mesi dell’anno, alla redazione del documento, approvato dal Consiglio accademico nei mesi successivi con parere pienamente favorevole e successivamente deliberato dal Consiglio di amministrazione poi emanato con decreto alcune settimane fa.

La “carriera alias” è un protocollo che consente alla persona di utilizzare il nome di adozione corrispondente alla propria identità di genere, anche se differente da quella biologica e anagrafica, senza che questo preveda necessariamente la variazione con riferimenti legali e con effetto soltanto all’interno del luogo che lo adotta. Il periodo scolastico è un momento fondamentale per l’affermazione dell’identità personale. Per gli studenti e le studentesse che affrontano la transizione di genere, l’uso del nome che rispecchia la loro identità può avere un impatto significativo sulla loro autostima e sul benessere psicologico. 

La legge che tutela il cambio di genere in Italia risale agli anni ’80 e risulta obsoleta. Essendo legata ad una concezione strettamente medicalizzata, a coloro che intraprendono il percorso di transizione può capitare di dover attendere mesi per il riconoscimento della propria richiesta, per cui succede che nel frattempo siano costretti a utilizzare quello che viene definito deadname, ovvero il nome anagrafico non corrispondente all’identità percepita dalla persona trans o non binaria. Con la carriera alias è invece possibile adottare da subito il nome col quale la persona si identifica, utilizzandolo in ambito scolastico o lavorativo anche in corso di transizione. 

Il Conservatorio “Canepa” è uno dei primi in Italia ad aver adottato questo protocollo, che ancora non ha una norma di riferimento ma viene di volta in volta stilato e sottoscritto dai vari istituti superiori e universitari. Sono 200 le scuole italiane che hanno adottato la carriera alias nel loro regolamento, presente anche in 45 atenei (fonte: Infotrans) e in diverse aziende (tra cui la svedese Ikea).

Gli studenti e le studentesse del Conservatorio sassarese potranno quindi fare richiesta all’istituto, sottoscrivendo un accordo di riservatezza nel quale viene scelto il nome di elezione, che sarà l’unico valido per identificare la persona in ogni ambito del percorso di studi. Nome e identità scelti dovranno essere adottati da tutte le componenti scolastiche, dipendenti, docenti e studenti e qualsiasi contravvenzione a questo accordo sarà oggetto di procedimenti disciplinari. Un elemento caratterizzante è quello che, per esplicita scelta del presidente Iai, per la richiesta non sarà necessaria alcun tipo di documentazione medico-legale, ma basterà un’autodichiarazione in cui lo  studente o la studentessa scelgano il nome col quale intendono essere chiamati.

Ivano Iai

“Il percorso – ci ha raccontato Ivano Iai – è stato una mia iniziativa, che ho portato al vaglio del Consiglio accademico. L’idea è nata in seguito alla presa d’atto che anche nel nostro istituto ci potrebbero essere studenti e studentesse che, intraprendendo un percorso di transizione di genere, richiedano di essere riconosciuti nella loro identità. Da lì ho proposto il testo del documento che ha seguito tutto l’iter di adozione interna ricevendo plauso e condivisione, anche e soprattutto da parte della comunità degli studenti e studentesse”. 

«Le Istituzioni pubbliche e in particolare quelle della formazione scolastica e accademica, debbono essere all’altezza di accogliere egualmente tutte e tutti, ben potendolo fare quando siano dotate di regolamenti interni capaci di riconoscere le diversità e abbattere in radice ogni forma di discriminazione – spiega Iai –. Insegnare significa anzitutto ascoltare e il regolamento “alias” è il risultato dell’ascolto attivo nel quale ogni componente della collettività accademica deve ritenersi ineluttabilmente coinvolto».

“Se il mondo accademico e studentesco ha accolto positivamente questa scelta, gli attacchi – prosegue il presidente – sono però arrivati dall’esterno, attraverso i mezzi di informazione. Alcuni hanno riportato la notizia in modo asettico, mentre in altri casi è stata veicolata sottintendendo il messaggio che si trattasse di propaganda politica. Quando si parla di questioni che riguardano la persona umana, però, il discorso non può essere limitato all’interno di schemi come quelli della propaganda politica. Il rispetto delle persone non ha parte politica, a me non interessa che ci sia un governo di centrodestra né di centrosinistra, quanto che l’istituzione pubblica non sia mai impreparata nella accoglienza dei suoi utenti che sono gli allievi e le allieve”.

Il Consiglio di amministrazione accademico ha votato il regolamento all’unanimità con delibera del 7 luglio, lo stesso giorno in cui Ivano Iai è stato eletto presidente della Conferenza nazionale dei presidenti dei Conservatori. Un atto di stima e fiducia per il suo operato, che riconosce nel Conservatorio sassarese i livelli di eccellenza nazionale raggiunti dal corpo docente e studentesco, con due dipartimenti che sono considerati tra i migliori d’Italia.

“Il regolamento alias – conclude Ivano Iai – è un segno di civiltà che consente alle istituzioni pubbliche di essere pronte a tutte le possibili situazioni in cui uno studente o una studentessa avviano un percorso di transizione. Siamo già in ritardo e avremmo dovuto farlo prima”. 

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