Alluminio anodizzato, saracinesche sbilenche, cemento armato a vista, verniciature di colori feroci e spugnati terribili. Recinzioni improvvisate o in edera di plastica, infissi mancanti, terrazzi che sembrano cantieri aperti. Vi giunge nuovo tutto questo? Il non finito sardo invade la nostra isola con il suo carico di solida bruttezza che pare incontrastabile. E invece combatterlo si può a volte attraverso scelte più sobrie e ponderate e piccoli accorgimenti, altre con l’aiuto di amministratori lungimiranti che danno impulso a campagne di risanamento estetico in cerca della bellezza.

Davide Corriga, sindaco del piccolo comune di Bauladu in provincia di Oristano, ha lanciato pochi giorni fa un’iniziativa che contribuirà a rendere più bello il comune contrastando la triste pratica del non finito in edilizia: contributi a fondo perduto fino a 15 mila a immobile (per un totale di 82 mila euro) per lavori di riqualificazione e adeguamento dei prospetti esterni. Le domande (a questo link il bando) possono essere presentate entro il 2 marzo 2021.
Anni di studi antropologici, sociologici e psicologici confermano che il luogo che abitiamo influisce enormemente sulle scelte personali e che una abitazione dignitosa sia fondamentale per accrescere la sicurezza, l’autostima e il buonumore. Sembrano banalità ma è una cosa che si può sperimentare continuamente nella vita di tutti i giorni: se il nostro vicino cura il suo giardino più difficilmente noi useremo il nostro, proprio accanto al suo, come un deposito di rifiuti.

Il decoro urbano rende il comune più piacevole, riqualifica ambienti che diventano più adatti ad attività commerciali, ricreative e turistiche.
“La bellezza rende possibile l’esistenza delle cose belle – ci ha detto Davide Corriga – in altre parole è la loro causa. E i luoghi che abitiamo determinano i nostri comportamenti sociali. Per questo motivo la bellezza è una questione politica. Per questo motivo incentivare la rigenerazione degli spazi urbani significa prendersi cura dei cittadini, migliorare la vitalità culturale ed economica, significa favorire l’emergere di un senso comune (e su larga scala, l’identità di un popolo)”. Ciò che traspare da queste parole è un forte senso di rispetto della comunità e la precisa volontà di svolgere azioni che coinvolgano la comunità stessa nella creazione del proprio futuro, di fatto responsabilizzando le persone e riconoscendo loro un ruolo fondamentale nel processo di miglioramento.
Arrendersi al brutto e allo squallore significa erodere l’identità dei luoghi e rinunciare anche alla propria identità che nei luoghi e negli spazi condivisi si forgia e si consolida.
Contrastare l’incuria invece è un segno di forte impegno civico che tutti, nel nostro piccolo, possiamo portare avanti optando per scelte ragionate, che non significa assolutamente più costose, anzi. Se pensiamo a quelle orrende pareti di edera finta e al loro costo di mercato non ci sono paragoni con un’edera vera, lo stesso vale per i balconi: il geranio o la pianta grassa necessitano di poche cure, pensiamoci prima di arrenderci ai ciclamini di plastica. A volte basta davvero poco.