Sono passati 101 anni dalla morte di Amedeo Modigliani, il più famoso, maledetto – di nome e di fatto – pagato e falsificato artista italiano del secolo breve. Eppure, dopo la sua intensa, burrascosa e battagliera esistenza, pare che Modì ancora oggi non riesca a trovare pace e c’è qualcuno che giura di aver notato dei movimenti tellurici nella sua tomba al cimitero Pére Lachaise a Parigi, dove la “morte lo colse quando giunse alla gloria”.
Fra la farsa delle teste di Livorno del 1984, la contemporanea e anomala morte della figlia Jeanne, la chiusura anticipata della mostra di Genova del 2017 e il sequestro in Svizzera dell’intero archivio ‘Amedeo Modigliani’ del luglio scorso, c’è una lunga e trafficata strada costellata di scandali, denunce, arresti, condanne, assoluzioni e prescrizioni. Parecchi misteri gravitano attorno a illustri falsari con parecchio talento e pochi scrupoli, ma anche galleristi, mostre, enti, case d’asta, ministeri, fondazioni e musei, in un affare di svariati miliardi di euro analizzato magistralmente nel libro inchiesta “ L’Affare Modigliani” scritto da Dania Mondini e Claudio Loiodice ( Chiarelettere, 2019) al quale vi rimando per farvi un’idea sull’intricatissima vicenda.
Uno dei maggiori protagonisti di questa querelle è Christian Parisot, contestato custode dell’archivio Modigliani, promotore e divulgatore dell’artista livornese in tutto il mondo e a detta dei suoi editori, “riferimento assoluto per gli studi e la catalogazione delle opere dell’artista”, già condannato in Francia per falso e truffa nel 2008. Autore di decine di pubblicazioni sul tema, fra le quali il catalogo della mostra “Modigliani a Venezia, tra Livorno e Parigi” del 2005 che dopo la città lagunare verrà ospitata a Cagliari nel Castello San Michele, sarà lui a indagare e a scoprire le presunte notizie sul passaggio dell’allora giovane pittore livornese in Sardegna.
I Modigliani, famiglia di ebrei di stretta osservanza, arrivano nel sud – ovest sardo a metà Ottocento con Emmanuele che nel 1865 acquista da Milio Casella 12 mila ettari di terre ex demaniali comprendenti boschi, campi e giacimenti minerari fra i comuni di Iglesias, Domusnovas e Fluminimaggiore, una delle tenute agroforestali più estese dell’isola. La società Modigliani che verrà gestita dai figli Attilio, Alberto e Flaminio, padre dell’artista, sarà protagonista dello sfruttamento delle risorse carbonifere e minerarie della zona e del devastante e indiscriminato taglio dei boschi secolari che inciderà profondamente sulle irreparabili modifiche al paesaggio circostante, uno scempio che nel 1869 colpirà anche Quintino Sella, venuto in Sardegna con la Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle condizioni economiche dell’isola.
Flaminio continua a frequentare la Sardegna anche negli anni successivi almeno fino al 1895, prima di dedicarsi all’importazione delle spezie dall’Oriente che poi rivende ai droghieri di Pisa e Livorno. Non ci sono notizie certe invece sulla presenza della sua famiglia, con la quale ha pessimi rapporti; la stessa moglie Eugènie sosterrà in una memoria che la sua presenza a Livorno era limitata a tre settimane all’anno distribuite fra Pasqua e l’estate. Secondo Parisot, invece, Flaminio sarebbe stato spesso ospite, talvolta assieme ai suoi figli, presso l’albergo ristorante Leon d’ Oro di Iglesias gestito dal fiorentino Tito Taci e dalla moglie Ersilia, dove Amedeo avrebbe conosciuto una delle sue figlie, Norma Medea. Sarebbe questa giovane donna, scomparsa precocemente nel 1898, la musa e il soggetto del quadro ‘Medea‘ dipinto da Modigliani nel 1900 a Livorno prendendo spunto da una sua fotografia. In quest’opera vengono riconosciuti, sempre secondo Parisot, alcuni caratteri distintivi del periodo di scuola macchiaiola ma anche data, monogrammi, segni, iniziali e la firma Modigliani scoperta sul retro dagli eredi dei Taci, quando curiosamente ne hanno fatto ripulire il retro della tela, che a suo dire sarebbero inequivocabilmente riconducibili al giovanissimo Modì dando implicitamente per certo il suo soggiorno isolano.
Tuttavia le perplessità sono molteplici a partire dallo stile. Diversi esperti sostengono che da subito Modigliani non fu attratto dai dettagli e per questo non diventò mai un pittore realista ma piuttosto attento ai lineamenti e alle forme a discapito del particolare.
Maryle Secrest, studiosa statunitense, fa notare che gli elementi a disposizione non dissipano affatto i molti dubbi sollevati già nel 2005, quando ‘Medea‘ viene esposto assieme ad altre opere giovanili a Venezia e a Cagliari affermando che “Le firme si possono falsificare e il catalogo della mostra (edito dalla Carlo Delfino) non cita nessuna prova, né lettere, né fotografie, che dimostrino la presenza di Dedo, (così lo chiamavano in famiglia, ndr) in Sardegna, aggiungendo che ‘il Ritratto dell’uomo coi baffi‘ che porta la stessa data di ‘Medea’ è di fattura talmente rozza che non si capisce come la stessa persona abbia potuto dipingere entrambe le tele”. Analoghi dubbi vengono sollevati dalla studiosa per gli altri lavori esposti.
Carlo Pepi, uno dei massimi esperti sull’arte di Modigliani che da decenni si espone contro il proliferare di falsi attribuiti all’artista livornese e acerrimo contestatore di Parisot, rincara la dose, sostenendo che diverse inesattezze storiche vengono propagate con l’obbiettivo di “Collocare Modigliani in Sardegna al fine di sfornare altri falsi, come ad esempio il ritratto di Medea Taci attribuito assurdamente al povero Modi”.
Al netto di questo e in assenza di un solo stralcio di documento storicamente provato o quanto meno affidabile che attesti scientificamente la venuta di Modì in Sardegna, ci sono decine di libri, riviste, blog, siti internet, brochure, cataloghi e altri documenti che la danno per certa, riportando sostanzialmente quanto affermato dal tanto contestato Parisot.
Molti sostengono che Modigliani abbia dipinto più da morto che da vivo, alludendo ironicamente al fatto che fra le opere a lui attribuite una su tre sia falsa, come molto spesso sono inesatte e di dubbia attendibilità le vicissitudini sulla sua vita accompagnata da una vasta aura di leggenda. Il rischio è che questa “fiction” non giovi affatto alla conservazione della memoria storica isolana e che un giorno potrebbe avere ripercussioni negative in termini di affidabilità e di immagine. Ricordate le teste di Livorno?
Per avere un quadro completo sulla storia di Amedeo Modigliani e sul ruolo di Christian Parisot nella burrascosa gestione della sua eredità artistica potete ascoltare l’audiolibro ‘L’Affare Modigliani’ che è disponibile gratuitamente su Spotify e Youtube.
Inoltre si trova in streaming il docufilm di Valeria Parisi “Maledetto Modigliani” uscito pochi mesi fa.
Interessantissimo l’articolo su Amedeo Modigliani.
Sapevo della presenza della sua famiglia in Sardegna. Non sapevo della devastazione…
Grazie per le nuove informazioni.
Giampaolo
Grazie per l’attenzione Giampaolo 🙂